Approvata alla Camera la mozione che ho sottoscritto insieme a tante colleghe e colleghi per garantire e promuovere la parità di genere e per prevenire e contrastare la violenza contro le donne. Il testo impegna il Governo a rafforzare le iniziative per la parità tra i sessi e per i diritti delle donne, anche a prescindere dalle politiche per la famiglia e la maternità e ad adottare ogni iniziativa utile per favorire l’accesso e la permanenza delle donne nel mondo del lavoro, come elemento fondamentale per la crescita del Paese.
Nel testo impegniamo l’esecutivo a sostenere, in ogni sede, le iniziative volte a garantire la parità di genere nelle retribuzioni e nelle carriere, a rafforzare strategie volte a prevenire e perseguire ogni forma di violenza fisica, psicologica e sessuale. La mozione prevede di adottare ulteriori iniziative volte alla prevenzione e al contrasto della violenza economica e per introdurre strumenti di welfare utili a sostenere economicamente le donne nel loro percorso di fuoriuscita dalla violenza e a favorirne l‘inserimento nel mondo del lavoro e l’autonomia abitativa. Tra gli strumenti indicati ci sono anche la promozione di azioni di formazione sulla prevenzione della violenza di genere per le professionalità cime medici, infermieri, psicologi, avvocati, assistenti sociali e polizia municipale.
Nel testo si chiede al Governo di intervenire sul fronte dell’educazione scolastica, anche mediante l’aggiornamento dei materiali didattici, a partire dai nuovi libri di testo realizzati in modo da rimuovere gli stereotipi. Per questa ragione si chiede di destinare nuove risorse finanziarie per assicurare e aggiornare metodi di insegnamento e di studio, come l’educazione civica, il rispetto di genere e l’educazione al riconoscimento della violenza di genere, anche domestica. Si sollecita infine il Governo ad assumere iniziative per dare attuazione all’articolo 17 della Convenzione di Istanbul, anche attraverso l’adozione di misure per la promozione da parte dei media della soggettività femminile e l’introduzione di efficaci meccanismi di monitoraggio e di intervento sanzionatorio su comportamenti mediatici e comunicativi di ogni tipo, che esprimano sessismo e visione stereotipata dei ruoli tra uomo e donna. Si chiede, infine, di promuovere l’equilibrio di genere nelle candidature, così come nell’ambito delle cariche istituzionali e del management delle società pubbliche.
Si tratta di una serie di impegni che non consideriamo risolutivi, visto che i dati ci dicono ancora che il nostro Paese, sulla base dell’ultimo report sul gender gap del Wef, si colloca ancora al 76° posto su 153 Paesi della classifica mondiale. Sempre secondo il Global Gender Gap Report 2020 del World Economie Forum (WEF), la parità tra uomini e donne a livello globale, in assenza di radicali cambiamenti, non sarà raggiunta prima di un centinaio di anni. La strada è ancora lunga, restano nodi da sciogliere e ostacoli da superare, ma la si sta percorrendo nell’assoluta convinzione che solo quando la parità sarà pienamente raggiunta si potrà definire l’Italia un Paese civile e maturo a tutti gli effetti. Il riconoscimento della parità di genere non è solo una questione di diritti, ma anche un investimento per la crescita di tutto il sistema Paese.
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