Lo scenario delle tre carte, senza più tempo per scelte sbagliate
In questi mesi spesso si è parlato di giorni decisivi e di passaggi di svolta. E’ quindi con cautela che mi accodo a coloro che definiscono questa settimana come quella “decisiva”. Indubbiamente si decideranno i contenuti della legge elettorale, il cui voto slitterà. Si parte dal testo del cosiddetto italicum, frutto dell’accordo tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi (SCARICA IL TESTO), si discuteranno e si voteranno emendamenti, io spero per migliorarlo. Non sfugge a nessuno la necessità di chiudere presto sulla legge elettorale e con spirito di squadra, ma i punti critici esistono e non possiamo fingere di non vederli: si ripropongono liste bloccate, non ci sono norme antidiscriminatorie, c’è una soglia di ingresso molto alta con un’eccezione di fatto per la Lega, c’è un premio di maggioranza che scatta troppo in basso.Si può quindi partire dall’italicum, approvando alcuni emendamenti senza necessariamente stravolgere il punto di partenza. Personalmente ho sottoscritto alcuni emendamenti: in particolare le norme antidiscriminatorie, l’accesso al voto per gli studenti fuori sede, la scelta dei collegi uninominali, l’abbassamento della quota di ingresso. Vedremo dove riusciremo ad arrivare, tutti assieme, senza compromettere i passi in avanti compiuti per portare a casa un testo migliorato.In questi giorni la tensione attorno al Quirinale è stata alta. Certo non per la boutade del 5 stelle, già archiviata, quanto per il caso sollevato dal libro di Friedman, e ampiamente ripreso dal Corriere della Sera circa una “regia” del Presidente della Repubblica, sulle dimissioni di Berlusconi e la scelta di Mario Monti alla guida del Paese. Improvvisamente sembra rimossa la cronaca di quella drammatica estate del 2011, si parla di altro, e viene di cuore da chiedersi perché in questo momento.Sono ancora pesantissimi i dati sull’occupazione, anche dentro a qualche timido segnale di ripresa prevalentemente sull’export. C’è bisogno di produrre un’accelerazione netta nelle politiche economiche. Le critiche sono forti e qualche volta ingenerose, ma le conseguenze sulla vita concreta delle famiglie e delle imprese sono pesantissime. Gli scenari possibili non possono che essere tre.
Un nuovo Governo Letta con una nuova e forte compagine di governo, una veloce approvazione della legge letterale e abbinamento del voto alle politiche con le europee, (che però non consentirebbe il resto delle riforme e il superamento del Senato, così come le modifiche al titolo V), un altro governo del tutto nuovo, autorevole, con alla guida una nuova figura, e in molti sostengono che quella più autorevole sarebbe quella del nostro segretario nazionale Matteo Renzi. E presto le scelte avverranno perché giovedì di questo discuterà la direzione nazionale.
Sono tra coloro che hanno molto sofferto della nascita di questo Governo, ma che dal giorno successivo alla sua nascita lo ha sostenuto con lealtà. Oggi i punti di debolezza rischiano di appannare anche le buone cose. Vedo spazi magri per rimpasti e per metterci qualche toppa e penso molto sinceramente che o si vota o si dà vita ad un governo diverso, nuovo e autorevole. Aggiungo un ultimo tema, quello della frattura forse insanabile tra i cittadini e la difesa delle istituzioni repubblicane.
Quanto accaduto alla Camera dieci giorni fa, con l’assalto alla Presidenza della Camera, lo schiaffo alla collega Lupo, l’aggressione verbale a noi deputate Pd con epiteti sessisti, il blocco del lavoro delle Commissioni, sono di una gravità inaudita. Chi, come me era li, ha vissuto con dolore e sconforto, i fatti, ma anche la tiepida reazione complessiva. Certo per la prima volta tutti i giornali hanno reagito con forza…ma il Paese? Le donne e i loro movimenti? Chi ha sempre difeso la Costituzione?Io credo sia stato un segnale preoccupante. Se non si considerano più utili, più vicine alla vita delle persone.. forse non si sente più il bisogno di difenderle quelle istituzioni, e se non si difendono quelle istituzioni, i processi democratici della rappresentanza. Temo che la strada per i movimenti populisti, e forse anche per altro, sia una strada che si può aprire con il rischio di non poterla più chiudere. Per nessuno. Anche per questo non possiamo perdere altro tempo.