Una vittoria da cui ripartire

È decisamente una splendida giornata, mentre arrivano i dati sui ballottaggi. La fine dell’estate ci ha consegnato un autunno dolce, pur con tanti elementi su cui avviare una riflessione importante.

Intanto Enrico Letta, con un bellissimo risultato, è il nuovo deputato del collegio uninominale di Siena e Arezzo, il collegio uninominale vicino al mio (Poggibonsi). Enrico ha condotto una campagna elettorale caratterizzata da una forte presenza territoriale, aperta, coinvolgente, attenta.

Ma assieme a quel risultato, dolce è stata la musica dei numeri che hanno consegnato al centrosinistra Bologna, Napoli, Milano al primo turno; che hanno visto un bellissimo risultato, per citare alcuni dei Comuni dove sono andata, a Chiusi, a Trequanda, così come a Santa Luce, a Scansano. Oggi l’onda della sinistra larga ha travolto il Paese, con la sola eccezione di Trieste dove però si è combattuto fino all’ultimo voto, quasi con un testa a testa.

A Roma, a Torino, a Savona, a Varese, a Caserta si fa festa. Ed è giusto festeggiare.

È giusto perché sono state anche settimane complicate, caratterizzate da tensione alimentata dalle piazze no Green Pass e dalla violenza fascista ed estremista.

Solo una settimana fa Forza Nuova faceva ingresso nella sede nazionale della CGIL devastandola, e sabato una folla incredibile e multicolore invadeva piazza San Giovanni a Roma rispondendo pacificamente, ma con forza e fermezza, a quella violenza.

Mercoledì alla Camera discuteremo la mozione del PD che chiede al Governo di procedere allo scioglimento di Forza Nuova, ai sensi dei principi e dei dettati costituzionali che vietano la ricostituzione di forme e di partiti fascisti.

Dopo quasi due anni di pandemia, di difficoltà, che solo in parte sono in via di risoluzione, io credo che raccogliamo i frutti di una scelta: quella di non aver mai accarezzato la pancia del malessere, ma di aver cercato le risposte a quel malessere e di aver tenuto innanzitutto una posizione caratterizzata dalla verità e dalla serietà. Lo abbiamo fatto sui vaccini, sul green pass, sull’economia e lo abbiamo fatto mettendo in campo una classe dirigente all’altezza dei compiti nelle città. Classe dirigente le cui caratteristiche sono state riconosciute dai cittadini, che nei confronti tra i candidati spiccavano per competenza.

Sì, viviamo belle giornate.

Un tempo nuovo? Forse.

Qualcuno da quel palco di San Giovanni ha parlato di nuova resistenza, di una moderna rete antifascista. Molti commentatori, anche alla luce dei festeggiamenti per Gualtieri in piazza Santi Apostoli, hanno parlato di “nuovo ulivo”.

Io non so ancora come tutto questo possa essere definito e se possa essere definito. So però che in questo Paese che prova a ricostruirsi, a ripensarsi, a riprogettassi, si sta scegliendo la Sinistra. Una Sinistra ampia, larga, e soprattutto unita.

Unità è parola preziosa di cui aver cura. Chi ha scelto di starne fuori ha pagato pegno. E forse è quella mancanza di unità che ha pagato il centrodestra, assieme alla scelta sovranista di Meloni e di un pezzo di Lega salviniana.

Quell’unità va costruita bene e consolidata.

Enrico Letta lo ha ripetuto tante volte, “dalla crisi si esce a sinistra”.

Cosa è oggi questo campo? Un campo necessariamente ampio ed aperto. Un campo da consolidare guardando al 2023, per dare un Governo al Paese legittimato dalle urne.

Tutto bene quindi?

No. A partire da un dato molto pesante: l’astensionismo. Poi analizzeremo, studieremo, cercheremo di capire la natura, la provenienza, chi è stato penalizzato di più. Ma una partecipazione al voto così bassa deve preoccuparci e vederci lavorare per recuperare una relazione tra le persone e la rappresentanza istituzionale ad ogni livello.

Soprattutto se questo accade mentre fuori si soffia sul fuoco della rivolta e della sfiducia.

C’è un altro aspetto, poi, che non possiamo rimuovere: la scomparsa delle donne. Non c’è una donna in nessuno dei grandi ballottaggi. E questo è un macigno che riguarda anche il PD. Ha fatto bene il Segretario a parlarne subito nella sua prima dichiarazione ad urne chiuse.

C’è molto da fare, nelle città e nel Paese. Ci sono crisi aziendali pesantissime, ci sono fasce sociali ulteriormente impoverite dal Covid, c’è da correre per un buon uso del PNRR ed il raggiungimento degli obiettivi europei su transizione ecologica e digitale.

Intanto abbiamo alcune certezze: questo Paese è ancora solidamente antifascista e respinge ogni tentativo di ritorno di quella violenza.

La Sinistra, quando si mette assieme convintamente, vince.

Abbiamo una classe dirigente di Governo locale di qualità che fa la differenza.

Abbiamo un leader che ci sta conducendo nella direzione giusta, e quel leader si chiama Enrico Letta.

A me non sembra pochissimo.

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