Il congresso Pd, la Toscana, Siena: vietato sbagliare

Sono passati cinque mesi dalle elezioni politiche e dal loro risultato. Il Governo Meloni ha superato i primi 100 giorni con un record straordinario di annunci e puntuali retromarcia sui provvedimenti e con una Legge di bilancio che penalizza il lavoro e le donne e favorisce
ancora una volta gli evasori. Il Partito Democratico sta, con fatica e dopo una serie consistente di errori, provando a ricostruire la sua casa.

La destra è forte. È forte la destra più sovranista e non preoccupano solo i provvedimenti economici e sociali, ma anche il profilo che l’assetto costituzionale rischia di assumere. Così come preoccupa l’ipotizzata riforma dell’autonomia regionale che produrrà maggiori differenze e aumenterà le distanze tra cittadini. Tutti hanno avuto modo di ascoltare l’intervento del deputato Donzelli nei giorni scorsi e tutti avrete piena contezza del dibattito che ne è scaturito. Un dibattito che purtroppo esula anche dal grave merito (l’utilizzo di informazioni sensibili a mero uso strumentale di propaganda politica), dimostrando l’assoluta mancanza di una benché minima dimensione istituzionale. Negli anni in cui ho occupato uno di quegli scranni, a Montecitorio, mi è capitato più volte di sentire gli urlacci di Donzelli, il suo stile caciarone, da squadrista della dialettica. Una volta, ricordo, anche interrompendo un mio intervento sulle vicende di Vicofaro. Ma ciò a cui abbiamo assistito e stiamo assistendo adesso è qualcosa di più profondo, di più grave: è l’idea che, poiché hai vinto le elezioni, puoi dire, fare quello che vuoi. Anche utilizzare informazioni riservate. Che le regole, quelle scritte e quelle non scritte che fanno comunque parte della prassi politico istituzionale, non contano più nulla, proprio perché “hanno vinto loro”.

In democrazia si vince e si perde, ma non può funzionare così ed è grave che la Presidente del Consiglio abbia deciso di coprire sia Donzelli (non solo uomo vicinissimo a Meloni ma vicepresidente del Copasir), che un sottosegretario (Delmastro). Vedo una gran confusione e il grande rischio di una assuefazione alla “Repubblica della confusione”, se la politica non torna ad occupare il posto che deve, con il rispetto nella dialettica, con competenza, e praticando sempre e comunque quello che, forse con parole un po’ desuete, si chiama senso dello Stato.

Non sarà semplice per noi, per la sinistra, ripartire, risalire quella china segnata dal 25 settembre per tante, tantissime ragioni. Purtroppo, è stato deciso un percorso congressuale, a mio parere, sbagliato e farraginoso. Ma almeno da questa parte si sta tentando di svolgere un dibattito, si stanno riaprendo i circoli, si sta dando la possibilità a iscritti ed iscritte di esprimersi, chiedere, pronunciarsi su piattaforme. Con tutti i limiti che vedo, e che ho cercato di rappresentare nell’opportunità che ho avuto a suo tempo nella Direzione nazionale, ci si prova.

Ritengo, infatti, che una mera operazione di maquillage sarebbe fatale per il Partito Democratico. Significherebbe ancora una volta non andare a fondo nelle ragioni delle nostre sconfitte, nella cesura avvenuta con il nostro elettorato e con le persone protagoniste delle più grandi diseguaglianze di questo Paese (nei salari, nei lavori, nei territori, nei diritti). E potrebbe significare semplicemente la riproposizione di un percorso che cambia segretari e gruppi dirigenti per poi divorarli, puntualmente, come è già avvenuto
tante, e decisamente troppe, volte.

Stavolta serve una scelta capace di rivoluzionare e smontare metodi e linguaggi, capace di ricostruire una connessione politica e sentimentale con un popolo intero, quello della sinistra che serve. Che serve a ricostruire una opposizione nel Paese oltre che nelle aule parlamentari. A ridare fiducia nella funzione della politica e della partecipazione.

Io credo che ognun* dei 4 candidat* alla Segreteria (QUI LE LORO MOZIONI) abbia numeri e caratteristiche di rilievo e spero che, indipendentemente dall’esito, ci sarà una collaborazione seria di tutti, accanto al vincitore o, come io spero, alla vincitrice.

La mia scelta andrà con convinzione a sostegno di Elly Schlein, per molte ragioni. Credo nella necessità di un cambiamento profondo e di un salto che consegni al passato la prassi della mediazione tra i capi corrente di ogni decisione, candidatura e strapuntino istituzionale. Una prassi che ha distrutto merito, passione, innovazione, gruppi dirigenti e che puntualmente si è riproposta, purtroppo, dopo ogni congresso e con ogni segretario.

Credo che sia il tempo di una donna, di una giovane donna che non viene dai gruppi dirigenti uscenti e non più di strapuntini dietro agli uomini protagonisti (i ticket, le vicesegreterie, le vice qualsiasi cosa). Il tempo di una donna capace, che compete alla pari.

Credo che sia il tempo di un linguaggio nuovo, fresco, capace di parlare con chi non si è fidato di noi a sufficienza sino ad oggi.

Credo sia il tempo di dire con forza che il femminismo, l’ecologismo, la battaglia contro le diseguaglianze tutte, non sono temi da collocare in un paragrafo, ma un modo di fare politica, di leggere i processi economici, sociali, politici, una lente per modificare modelli di sviluppo che hanno generato il peggio. Elly Schlein, già deputata europea, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, oggi deputata Pd, è per me la chance che il Pd ha di provare a scrivere davvero una storia nuova. Per questo la sosterrò come posso. Trovo in lei una freschezza di cui abbiamo un formidabile bisogno e che nessun altro dei candidati ha.

Ognuno ed ognuna di noi farà le proprie scelte, ci confronteremo, ci ascolteremo. Ma c’è una cosa che non possiamo assolutamente permetterci di fare: non possiamo sbagliare. Perché stavolta potrebbe essere davvero devastante; perché l’Italia e la difesa della Costituzione hanno bisogno di un Pd e di una sinistra in piedi, forte, prima di tutto nel Paese, popolare.

Quindi, pronti? Via! Ognuno con la sua corsa, ma consapevoli di
correre nella stessa squadra.
Buon congresso e buone primarie a tutte e a tutti.

 

[in copertina: Runner Crouching at Starting Line — Image by © Randy Faris/CORBIS]

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