Il 25 Aprile, come il 1 Maggio sono date per me simboliche da una vita. Le ho celebrate sin dall’infanzia, quando venivo portata dai miei, soprattutto dal mio babbo alle manifestazioni, ai cortei. La festa, la musica, i compagni e le compagne, tutti con il vestito buono e un garofano rosso. Poi cresci, capisci, riconosci, studi e continui a celebrare con consapevolezza. Poi fai politica, e ti capita anche di essere un’oratrice ufficiale e ti emozioni per l’onore, per la responsabilità che senti.
E anno dopo anno quelle date stanno lì, intangibili. Si va. Si ascolta, si sta assieme, si ricorda. Si celebra per non dimenticare quanto prezioso sia ciò che abbiamo: la libertà, la democrazia, la nostra Storia.
E per tutto questo credo sia giusto ricordare il 25 aprile, e non solo le manifestazioni di Siena, quelle ufficiale, con i sindaci, le autorità, i comizi e il contributo della consulta degli Studenti, l’Anpi…ma Monticiano.
Monticiano.
Un sindaco eletto con la lista civica, per una manciata di voti, decide di celebrare a modo suo, escludendo l’Anpi. Ma il Pd, minoranza in consiglio comunale, Serena Bartalucci, gli altri compagni, la sinistra di Monticiano, l’Anpi non ci stanno e parte un passa parola…un invito alle altre istituzioni…e andiamo, si parte
Io, Simone Bezzini, la Presidente dell’Anpi…ci diamo appuntamento alle 9.30 in piazza.
Con rispetto seguiamo il programma: un sindaco che fa il giro delle lapidi, dei monumenti, lascia frettolosamente corone e consente qualche strofa dell’inno nazionale…e via, alla tappa successiva…solo che a Scalvaia, di fronte a quelle colonne spezzate che ricordano i cittadini di Monticiano e i partigiani fucilati succede qualcosa…e dopo la toccata e fuga del sindaco…il resto dei presenti si ferma…parte il canto spontaneo che non può mancare il 25 Aprile e lì, in quel luogo…”una mattina mi son svegliato…”.
E poi Vasco Fattorini, figlio di partigiano, comincia il racconto e arriva anche Serafino Pozzi, che si è salvato da quella strage e raccontano: il Paese, i partigiani, le staffette, la violenza fascista… Un canto, un racconto lento, preciso, non previsto ridà dignità al 25 aprile, non solo la corona di alloro…ma garofani rossi e soprattutto l’emozione di uomini e donne che si sono fermati.
Era giusto esserci.
Era giusto, con garbo e determinazione, fare la differenza.
La differenza tra chi siede in una istituzione e ha deciso di far vivere alla sua comunità il 25 Aprile come una formalità, e chi ritiene che a queste date vada riconosciuta sempre dignità, grande dignità. La differenza tra chi pensa che il 25 Aprile sia una data segnata in rosso sul calendario, e chi la ritiene una festa della democrazia e della libertà.
La differenza tra chi ha vinto per poche unità di voti e ritiene la “pratica” conclusa e chi pensa che una comunità va chiamata non solo alle urne, ma a non dimenticare i suoi cittadini caduti anche perché si potesse liberamente andare alle urne.
Caro signor Sindaco, il 25 Aprile merita rispetto.
ps: ah… dimenticavo, a chi continua a dire che tra destra e sinistra non ci sono più differenze, si prenda nota…questa è una differenza.