5 giugno giornata mondiale per l’Ambiente.

Scrivo di seguito il testo del mio articolo che e’ uscito oggi su l’unita. “Non si piange sulla propria storia. Si cambia rotta”. Lo ha detto il noto filosofo Baruch Spinoza nel XVII secolo e il suo pensiero, purtroppo, è ancora molto attuale. Abbiamo alle spalle decenni di sfruttamento dell’ambiente e del paesaggio che ci circonda, che ci dà sostentamento e che ci ospita. Anni di consumo di suolo, energia, aria, acqua, tutte risorse non riproducibili. La Giornata mondiale dell’ambiente, che ricorda la Conferenza di Stoccolma del 5 giugno 1972, nel corso della quale prese forma il Programma ambiente delle Nazioni Unite, e’ ancora una volta un’occasione per fermarci a riflettere, e magari per fare.
Mai come adesso e’ stato necessario legare questa riflessione ad un mutamento di paradigma. Mai come oggi lavoro, sviluppo, futuro sono stati legati in modo così concreto ad un diverso atteggiamento nei confronti di terra, aria, acqua, alle nostre scelte sui consumi, sui trasporti, sui materiali delle nostre case, sulle nostre tavole.
Si, le nostre tavole. “Mangiare e’ un atto agricolo” sosteneva Wendell Berry, contadino ed intellettuale americano, a proposito del peso che un atto semplice, quotidiano, come la scelta del cibo può rappresentare per la ricaduta sui contadini locali. Oggi potremmo aggiungere che ridare valore al cibo può contribuire a cambiare il modello di sviluppo che con le sue distorsioni ci ha condotto dentro una crisi senza precedenti dal dopoguerra. Distorsioni che anche negli anni in cui il Pil e’ cresciuto hanno prodotto diseguaglianze, povertà, distruzione e consumo dissennato di risorse fondamentali. Non è’ quindi un caso che il tema di quest’anno sia lo spreco alimentare. Esattamente quella valanga di cibo che ogni giorno viene gettato perché riempiamo troppo i carrelli della nostra spesa, perche conserviamo male, perché facciamo compiere troppi chilometri alle derrate alimentari, perché forziamo produzioni, stagioni, perché’ ” il mercato” vuole frutti lucidi e bellissimi anche a vedersi…magari dal sapore improbabile.
Se recuperassimo almeno un quinto di tutto il cibo perso ogni giorno in Italia, potremmo sfamare gli 8 milioni di persone in difficoltà presenti nel nostro Paese. Ogni anno in Italia secondo Istat si sprecano 108 kg di cibo a persona. Sprecare cibo significa anche contribuire inutilmente al consumo di acqua, al l’emissione di Co2 in atmosfera, a creare problemi per lo smaltimento dei rifiuti. Sono molte le cose da fare come ci ricorda l’ottimo lavoro di “last minute Market” grazie al prof Andrea Segre”, come si sono impegnati a fare circa 1000 sindaci con l’adozione della Carta Spreco Zero, come ha puntualizzato il 19 gennaio 2012, il Parlamento Europeo approvando in seduta plenaria una Risoluzione su come evitare lo spreco di alimenti: strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’UE ponendosi l’obiettivo di ridurre del 50% gli sprechi alimentari entro il 2025, come il Pd prova a fare con la Mozione che ha depositato alla Camera qualche giorno fa e che chiede impegni ad un Governo che sosteniamo e che, dalla sua dichiarazione di intenti, ha teso a mettere al primo posto uno sviluppo che investa su sostenibilità dei processi economici.
Si può consumare meglio. Si può mangiare meglio, contribuendo alla qualità della nostra salute, del nostro pianeta, al sostegno della nostra agricoltura. Si può sprecare di meno compiendo scelte economicamente, ambientalmente ed eticamente più giuste.

A lungo questi ragionamenti sono stati considerati “marginali”, oggi penso sia chiaro quando invece siano “essenziali” per consentire all’Italia, ma direi a buona parte del mondo occidentale di ripartire. Giulia Maria Crespi, presidente onorario del Fai, ha detto in questi giorni che “la tutela del paesaggio e del territorio e il sostegno all’agricoltura possono produrre nuova occupazione, evitando altri disastri ecologici. Un investimento per le nuove generazioni, che si troverebbero con un ambiente migliore e meno avvelenato”. Chi, come me vive in terra di Siena, lo pensa da tempo, perché senza la mano contadina che ha plasmato il paesaggio, la Val d’Orcia non avrebbe ottenuto il riconoscimento UNESCO, il Brunello non sarebbe protagonista indiscusso delle grandi riviste enologiche, l’olio di oliva, quello vero, non sarebbe tra i più apprezzati.
Sprecare di meno, consumare con consapevolezza, difendere il suolo agricolo e la biodiversità. KmO, biodiversità, impegni contro gli sprechi, sono temi sui quali il Pd ha presentato proposte di legge, iniziative varie, e mi sento di dire con convinzione che sono iniziative utili per l’agricoltura, per l’ambiente, per l’economia del nostro Paese.

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