…Che cos’è la destra?…cos’è la sinistra…?

 

Si chiedeva Giorgio Gaber giocando con quelle caratteristiche che avrebbero potuto consentirti di riconoscere, dall’abito, dalle abitudini, dal linguaggio l’orientamento politico di una persona. Ammesso che ciò sia stato possibile 30 anni fa, oggi le cose sono molto cambiate.

Avrei tanto voluto iniziare il mio editoriale con la prima donna Presidente degli Stati Uniti d’America, e invece sono costretta a scrivere di una giovane donna uccisa a qualche chilometro da casa mia da un uomo residente in provincia di Siena. Perché questo è accaduto nella notte tra l’11 e il 12 novembre nella campagna di Poggibonsi.

Ha vinto Trump, e il risveglio dopo la nottata dei sondaggi e degli exit poll sbagliati ci ha costretti a prendere atto di uno tsunami.

Hillary ha perso. Per il voto degli operai che hanno abbandonato i democratici, in molti hanno detto. Perché queste sono state le elezioni con i candidati meno amati di sempre, hanno sostenuto altri. Perché non è stato candidato Sanders…e così via.

Fiumi di esperti e di editoriali, sin dalle ore immediatamente conseguenti il disastro, hanno riempito carte e video.

È comunque certo che una delle ragioni più profonde di questa debacle, nonostante la tenuta di giovani e donne, nonostante l’impegno in prima persona di Obama, di Michelle, del gotha di Hollywood e della musica americana e dei media, è legata alla crisi economica, alle difficoltà materiali e forse anche valoriali che in questi anni hanno aperto un varco enorme tra il ceto popolare più in difficoltà e la politica, in modo particolare con la sinistra.

Ne parla molto bene Gianni Cuperlo con un articolo su l’Unità di domenica.

E adesso il quadro diventa dannatamente complicato. Non solo negli Stati Uniti, dove il Ku Klux klan festeggia, dove, forse nell’anniversario del crollo di quello di Berlino, vince chi vuol costruire un muro al confine con il Messico, dove quasi certamente si smonterà quel poco di sanità pubblica ma, anche nel resto del mondo, a partire dagli interrogativi che si porranno immediatamente per l’applicazione degli impegni assunti alla Conferenza Mondiale sul clima.

Alla Camera è partito il percorso della legge di bilancio, con le nuove regole, e la conferma di qualche migliaio di emendamenti.

Nella legge, su cui tornerò prossimamente con maggior dettaglio, molte misure attese come la flessibilità in uscita, le risorse per la ricostruzione, la conferma degli ecobonus per la messa a norma energetica e sismica degli edifici, misure per Industria 4.0,per la crescita e per la famiglia. Su alcune c’è tutta la mia condivisione, su altre (come i bonus bebè) continuo ad avere enormi riserve. Ho depositato anche io alcuni emendamenti, in modo particolare sui temi della conciliazione, sulle imprese agricole che si orientano alla sostenibilità, su Italia 2019 (città capitali della cultura), sul camper, sulla tassazione delle transazioni finanziarie, sui giganti del web… Da giovedì la maratona di bilancio entrerà nel vivo per giungere in Aula il 24 Novembre.

La scorsa settimana la commissione designata dalla direzione del Partito è giunta alla sua conclusione licenziando un documento che impegna alla modifica dell’Italicum, scrivendo un testo che supera il ballottaggio, le liste bloccate e le preferenze. Era uno dei limiti che in molti segnalavano per giungere a un Sì al Referendum del prossimo 4 dicembre. Io credo che questo passaggio sia stato positivo e utile a recuperare alcune divisioni al nostro interno. Certo non tutti hanno ritenuto tale sforzo sufficiente. Lo dico con grande rispetto nei confronti delle posizioni di chiunque dentro al Pd.

Io, come già noto, sosterrò il Sì, e andrò dove posso, a spiegarne le ragioni pur mantenendo riserve su parti della riforma che non ho condiviso.

Credo però che anche nelle ultime settimane di questo confronto, che troppo spesso è sfuggito al merito della riforma stessa, sarà importante non dimenticare mai che dovrà arrivare il 5 dicembre, e che drammatizzare un esito o il suo opposto, non porterà nulla di buono né al Paese, né alla Sinistra.

A un anno dalle morti di Parigi riapre il Bataclan. Sting, inaugurando con la sua musica la riapertura, ha detto che le sue note sarebbero state un omaggio alla morte che lì era avvenuta, e alla vita che riprende. Un inno alla vita.

É cosi. É la normalità la più grande risposta alla strategia della paura.

Concludo con Ionela Raluca, 21 anni, rumena, arrivata in Terra di Siena, a Poggibonsi in cerca di una nuova strada. Ho visto le sue foto su qualche quotidiano. Un bel volto da ragazzina. Un corpo che non ha più vita perché un uomo di 41 anni, residente anch’esso in provincia di Siena, gliel’ha tolta con il suo furgone. L’elenco si allunga. Con alcune amiche ci siamo sentite e abbiamo promosso una veglia. Una veglia per Ionela, perché non svanisca nel nulla quella vita rubata con violenza. Una veglia per tendere le nostre mani verso quelle delle sue amiche, colleghe, che non meritano i titoli che alcuni quotidiani locali hanno fatto domenica mattina.

Un abbraccio delle donne di Poggibonsi, di una comunità che non può essere spettatrice silenziosa.

Per lei e per tutte le altre, per le nostre bambine, per la nostra civiltà sarò con tante altre a Roma il 26 Novembre. “Non Una di Meno”

Basta violenza sulle donne.

Susanna

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