I danni causati dalla pandemia al settore turistico in generale e a quello aeroportuale, nello specifico, sono evidenti e conclamati: i dati di settembre 2020 parlano di una riduzione di circa il 70 per cento dei passeggeri (corrispondente a circa 13 milioni di persone) rispetto all’anno precedente e di circa 10.000 lavoratori aeroportuali in cassa integrazione in tutta Italia. La Toscana, purtroppo, non fa eccezione: secondo quanto recentemente comunicato dall’amministratore delegato di Toscana Aeroporti, Roberto Naldi, infatti, la società ha registrato nel primo semestre dell’anno un calo di 9 milioni di fatturato e del 70 per cento di passeggeri, mentre i circa 900 dipendenti sono attualmente in cassa integrazione, senza considerare i lavoratori dell’indotto, dalle compagnie aeree ai bar, dagli autonoleggi ai servizi.
Proprio per questo motivo, raccogliendo un appello dei lavoratori impiegati nei due scali toscani di Firenze e Pisa, insieme alle colleghe Rosa Maria Di Giorgi e Lucia Ciampi e al collega Stefano Ceccanti ho presentato un’interrogazione al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, chiedendo quali iniziative il Governo intenda assumere a tutela di questi lavoratori.
Nei giorni scorsi, nell’ambito del cosiddetto “Decreto liquidità”, Sace ha concesso a Toscana Aeroporti un finanziamento pari a 85 milioni di euro che ha una durata di 6 anni e consentirà alla società di rafforzare i livelli di liquidità e a sostenere gli investimenti previsti sugli scali di Firenze e Pisa. Si tratta di risorse significative, ma sicuramente non sufficienti per sostenere la piena operatività dei due aeroporti e, soprattutto, per sostenere gli attuali livelli occupazionali. Per questo, con i deputati toscani, abbiamo chiesto alla ministra De Micheli un ulteriore impegno a garanzia dei lavoratori e delle lavoratrici.