Agricoltura, il Governo dimentica le donne e non fa nulla per sostenere il comparto

Tante e qualificate sono le donne che si occupano di agricoltura, ma ai vertici degli enti agricoli di nomina governativa e ministeriale c’è una sola donna, fra decine e decine di colleghi maschi: presidenti, commissari straordinari e componenti dei consigli di amministrazione. Una percentuale minima, in evidente contrasto sia con il dettato della Costituzione repubblicana, sia con un consolidato orientamento comunitario, peraltro recepito dal nostro Paese proprio nel corso di questa legislatura. Sulla quasi totale assenza di donne nei livelli dirigenziali e nei vertici amministrativi delle istituzioni agricole di nomina governativa ho presentato nei giorni scorsi un’interrogazione parlamentare, sottoscritta dalle deputate Servodio (Pd) e Di Giuseppe (Idv) e rivolta ai ministri dell’Agricoltura, Giancarlo Galan, e delle Pari opportunità, Mara Carfagna. Ai ministri, chiediamo se siano a conoscenza di questo quadro di nomine così sbilanciato, che priva la nostra agricoltura di valide competenze e risorse femminili , e quali provvedimenti intendano prendere per garantire la necessaria rappresentanza di genere nella governance di enti e istituzioni del comparto agricolo.

Ma non è questa, purtroppo, l’unica mancanza del Governo in materia di agricoltura. Sul costo del gasolio agricolo l’esecutivo ha bocciato tutti gli emendamenti presentati sia della maggioranza che dell’opposizione, abbandonando migliaia di floricoltori ad una situazione ormai drammatica. Parliamo di 15mila ettari di fiori e piante in vaso, ben più dell’Olanda per capirsi, e di imprese che esportano in tutto il mondo e che in molti casi hanno investito in ricerca e innovazione. Imprese che non possono più fronteggiare il caro-gasolio e che cercano di riconvertire i propri impianti di riscaldamento. Per farlo hanno bisogno di sgravi e incentivi. I tagli lineari agli allevatori per la tenuta degli alberi genealogici avranno invece ripercussioni sulla selezione delle razze, sui controlli effettuati su milioni di capi e quindi sulla sicurezza alimentare di tutti noi.

Tante le promesse non mantenute, mentre vengono nuovamente prorogate le scadenze per il pagamento delle multe sulle quote latte. Ancora una volta il Governo sceglie di premiare chi non ha rispettato le regole, favorendo così una minoranza molto ben individuabile geograficamente ed elettoralmente e colpendo invece in modo indiscriminato il mondo agricolo serio, rispettoso delle regole. Un comparto che lavora moltissimo, che rischia di veder compromesso il proprio lavoro da un evento metereologico, dalla speculazione globale sul costo delle materie prime e oggi anche dall’incapacità del Governo di sostenere il settore ed affrontarne le difficoltà. Ci sarebbe molto da fare per rilanciare l’agricoltura italiana: strumenti a sostegno della modernizzazione, della ricerca, della qualità; sostegno all’ingresso nel settore di giovani e donne, all’export, alla commercializzazione; semplificazione; autocertificazione. Proposte concrete, che il Partito democratico ha presentato diversi mesi fa e che il Governo ha respinto il blocco. Il copione ormai è ben noto: la Lega decide il prezzo per garantire la sopravvivenza al premier, che ovviamente pensa solo ai suoi processi e non ai comuni mortali, all’economia, al futuro del Paese.

Cenni (Pd): “Nomine in agricoltura, il Governo dimentica le donne”

“Tante e qualificate sono le donne che si occupano di agricoltura, ma ai vertici degli enti agricoli di nomina governativa e ministeriale c’è una sola donna , fra decine e decine di colleghi maschi: presidenti, commissari straordinari e componenti dei consigli di amministrazione. Una percentuale minima, in evidente contrasto sia con il dettato della Costituzione repubblicana, sia con un consolidato orientamento comunitario, peraltro recepito dal nostro Paese proprio nel corso di questa legislatura”. Susanna Cenni, deputata Pd in commissione Agricoltura alla Camera, chiede perché e denuncia la quasi totale assenza di donne nei livelli dirigenziali e nei vertici amministrativi delle istituzioni agricole di nomina governativa . Lo fa presentando un’interrogazione parlamentare, sottoscritta dalle deputate Servodio (Pd) e Di Giuseppe (Idv) e rivolta ai ministri dell’Agricoltura, Giancarlo Galan, e delle Pari opportunità, Mara Carfagna. Ai ministri, Cenni chiede se siano a conoscenza di questo quadro di nomine così sbilanciato, che priva la nostra agricoltura di valide competenze e risorse femminili , e quali provvedimenti intendano prendere per garantire la necessaria rappresentanza di genere nella governance di enti e istituzioni del comparto agricolo.

“Se si esclude l’unica componente donna nel Cda dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura – continua Cenni – le donne sono state assolutamente dimenticate dal Governo nelle nomine del settore agricolo. Una dimenticanza grave e ingiustificata, se si considerano le molte donne competenti e professionalmente preparate che lavorano in agricoltura nel nostro Paese, sia come imprenditrici ed operatrici, sia in campo scientifico, in università e centri di ricerca e formazione. Lo confermano tutti gli i ndicatori relativi alla creazione di nuova impresa, occupazione e innovazione in agricoltura, fortemente legati alle esperienze di imprenditoria femminile e giovanile ; nonché la crescente presenza femminile nella nostra agricoltura in questi ultimi ultimi anni, spesso in aziende con produzioni di grande qualità e in realtà innovative. È quanto emerge, fra l’altro, da recenti indagini di Coldiretti, Unioncamere, Cia, Rete rurale nazionale e dello stesso dipartimento per le Pari opportunità. E’ quindi improbabile – conclude Cenni – che questo quadro di nomine, quasi tutto al maschile, possa dipendere dall’assenza di adeguate competenze femminili nel settore agricolo”.

“In Italia la presenza di donne nei posti decisionali – sottolinea la deputata democratica, che nel 2007, da assessore all’agricoltura della Regione Toscana, ha promosso un’esperienza assolutamente innovativa di legge sulla rappresentanza di genere e sulla pari opportunità negli organismi di rappresentanza – rimane ad oggi nettamente inferiore rispetto alla componente maschile. Se ci confrontiamo con altri Paesi, vedremo che siamo agli ultimi posti in Europa. È ‘al femminile’ solo il 23 per cento del management delle aziende pubbliche e private, appena il 6 per cento dei componenti dei Cda delle società quotate . Questo a fronte di dati che vedono le donne crescere enormemente, nel nostro Paese, sia per livelli di scolarizzazione che di preparazione e specializzazione professionale. Ciò nonostante la percentuale di donne laureate che non lavorano resta più del doppio di quella maschile e anche le retribuzioni vedono in media le donne svantaggiate rispetto ai colleghi maschi . Il premier, anche in risposta alle mobilitazioni di questi giorni in tutto il Paese, ha più volte detto quanto stimi le donne italiane – conclude Cenni – ma se si vanno a vedere i provvedimenti e le decisioni che il governo assume, non si direbbe proprio”

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