Sono state e saranno settimane impegnative per il gruppo Pd in Commissione agricoltura: in questa news cercherò di fare il punto su quanto successo nelle ultime settimane e su quanto ci attende.
QUOTE LATTE: La battaglia del Partito democratico, e di tutte le opposizioni, in Commissione e in Aula, è stata dura, tanto da costringere il ministro Luca Zaia al ritiro del decreto legge 4/09, (meglio conosciuto come decreto “quote latte”). Un ritiro purtroppo seguito dall’impacchettamento del medesimo dentro al provvedimento sulle rottamazioni, sul quale è stata posta l’ennesima fiducia. Il decreto sulle quote latte è, quindi, oggi diventato legge ed ha perso per strada gli unici punti che interessavano l’agricoltura italiana: il rifinanziamento del Fondo di solidarietà per le calamità naturali destinato all’agricoltura, la risoluzione del contenzioso tra cooperative forestali e Inps e la regolarizzazione dei forestali.
Bella vittoria davvero, quella del Ministro per le Politiche agricole e forestali Luca Zaia, una vittoria per pochi, ed in particolare per quei 667 allevatori (su 40 mila) sparsi tra Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, che in questi anni hanno scelto di non mettersi in regola e di non rispettare le norme comunitarie “splafonando”, come si dice in gergo, e provocando ai cittadini italiani ingentissime multe (visto che le paghiamo noi attraverso l’erario). Il testo, su cui il governo ha posto la fiducia, prevede norme per l’assegnazione delle quote aggiuntive accordate dall’Unione europea, che verranno in parte attribuite anche agli allevatori che in passato hanno splafonato. L’ennesimo provvedimento di “condono” che non parla certo ai grandi problemi del mondo agricolo italiano, che ha visto la mobilitazione e la protesta di molte associazioni e di tanti agricoltori onesti.
LA LEGGE COMUNITARIA 2008: Dai primi giorni di aprile è approdata alla Camera la discussione sull’annuale Legge Comunitaria 2008, una legge, voglio ricordarlo, che viene periodicamente approvata per rendere omogenea la normativa nazionale con le direttive e le novità dell’Unione europea. Molti dei punti in discussione riguardano l’agricoltura e richiederanno il nostro intervento per sanare alcuni “pasticci” nati durante l’iter del Senato.
“L’aranciata senza arance”: Nel recepire il testo, la maggioranza ha approvato un articolo che prevede la possibilità di commercializzare bibite con colore e aroma d’arancia, pur essendo prive del vero succo d’agrume, il cui limite minimo oggi è al 12%. Uno schiaffo alla difesa del made in Italy, tanto sbandierato dal Ministro Luca Zaia, che danneggia di centinaia di milioni di euro i produttori di arance, ma anche i consumatori. Il Pd darà battaglia presentando propri emendamenti.
Chianti e Chianti Classico, due mondi autonomi: Tra i punti oggetti di discussione, anche una questione che guarda da vicino la Toscana e la provincia di Siena, ovvero la modifica della legge 164, per una definitiva divisione, (nei fatti è già così, ma la legge consentirebbe eccezioni), tra la zona di produzione dei vini a Docg “Chianti” e la zona di produzione del vino a Docg “Chianti Classico”, superando l’attuale fase di “specificazione” disposta dall’articolo 5 della Legge 10 febbraio 1992 n.164 “nuova disciplina delle denominazioni di origine”. La proposta di modifica dell’articolo 5 punto 1 della legge risale a fine 2007 quando, come assessore all’agricoltura della Regione Toscana, avevo sottoposto la questione, insieme ai presidenti del Consorzio Vini Chianti e del Consorzio Vini Chianti Classico, all’allora Ministro Paolo De Castro. Attraverso l’accoglimento della proposta di modifica dell’articolo 5, si aggiungerebbe all’attuale effettiva separazione tra le due denominazioni, peraltro dotate di autonomo disciplinare di produzione, anche una corrispettiva chiarezza giuridica.
Caccia: Dove Orsi (nel senso del senatore noto alle cronache per i suoi tentativi di affermare una caccia senza limiti) non arriva, ci si prova con vari “orsacchiotti”, verrebbe voglia di dire. Ebbene ci hanno provato anche con la Comunitaria, facendo passare nel silenzio assoluto un emendamento che di fatto annulla i limiti temporali al calendario venatorio previsti all’art. 18 della legge 157/92. Se non riusciremo a far passare quello che sarà il nostro emendamento, teso a ripristinare la 157, di fatto non ci saranno più i limiti entro i quali le regioni oggi fanno i propri calendari. E sarà il caos. Una vergogna e, soprattutto, l’abbattimento di uno dei grandi compromessi del 1992 tra mondo venatorio ed ambientalista.
IL FONDO DI SOLIDARIETA’: La Commissione agricoltura ha fatto proprio un Disegno di legge presentato a firma di tutti i componenti della Commissione con il rifinanziamento (parziale) del Fondo. E’ una iniziativa assolutamente bipartisan per far fronte alle emergenze del settore, con la consapevolezza che ad un anno dalla nascita di questo governo, alle chiacchiere ed alle apparizioni mediatiche del Ministro di concreto ha fatto seguito ben poco.
LE INIZITIVE PARLAMENTARI: Sono di queste settimane due mie iniziative parlamentari, oltre alla Pdl sui danni causati dagli ungulati, che ho presentato come prima firmataria.
In difesa delle piccole aziende agricole: La prima è un’interrogazione che ho presentato in difesa delle piccole aziende agricole di trasformazione (ad esempio piccoli allevamenti di bestiame, aziende di produzione di miele, di prodotti gastronomici, di marmellate, le cantine con la vendita diretta di olio, le fattorie con la vendita diretta di latte crudo), che rischiano di essere pesantemente danneggiate dall’applicazione del Decreto legislativo numero 194 del 2008, che introduce la “Disciplina delle modalità di rifinanziamento dei controlli sanitari ufficiali in attuazione del regolamento (CE) n. 882/2004”.
In pratica, il regolamento comunitario prevede che siano gli Stati, anche attraverso l’imposizione fiscale, a rendere disponibili adeguate risorse per attuare i controlli sanitari indirizzati a verificare la conformità alle normative in materia di mangimi e di alimenti e su salute e benessere degli animali. La normativa comunitaria, però, impone di tener conto di alcuni parametri per definire le imposte a carico delle imprese: processi di produzione, tipologia di aziende, dislocazione delle piccole imprese e differenti gradi di rischio. Il decreto italiano, al contrario, stabilisce un aggravio tariffario che mette sullo stesso piano sia la piccola azienda agricola che la grande industria di trasformazione, senza prevedere tariffe calibrate rispetto alla specificità degli stabilimenti produttivi.
Da qui il motivo della mia interrogazione, che chiede al governo se è a conoscenza degli aumenti esponenziali delle tariffe per i controlli alimentari introdotti dal Decreto e quali iniziative urgenti intenda intraprendere affinché ne sia sospesa l’applicazione. C’è bisogno di procedere ad una rimodulazione dei parametri tariffari così come segnalato anche dalla Conferenza Stato Regioni, oltre che dalla normativa comunitaria, per evitare di inferire ulteriormente sulle piccole aziende agricole di trasformazione, già duramente colpite dalla politiche di questo governo. Su questo tema, lunedì scorso il governo ha accolto un ordine del giorno come raccomandazione.
Gli organismi pagatori in agricoltura. Che fine ha fatto il disegno federale?: La seconda interrogazione, che ho presentato, insieme ad altri deputati del gruppo Pd, in Commissione agricoltura riguarda la costituzione, avvenuta in molte Regioni d’Italia, degli organismi pagatori.
Facciamo un passo indietro: uno degli aspetti più rilevanti nei rapporti tra Stato e Regioni, nel settore agricolo, riguarda l’utilizzo ed il controllo dei finanziamenti comunitari che, per disciplina nazionale e comunitaria, vede partecipi le Regioni e gli organismi pagatori. In Italia, dal 1999, spettano ad Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, le funzioni di organismo di coordinamento, ma anche di organismo pagatore; a loro volta, anche le Regioni e le Province, da allora, hanno dovuto istituire servizi di organismi pagatori. A distanza di dieci anni, soltanto sei Regioni (Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Basilicata e Toscana) e le due Province autonome di Trento e Bolzano, hanno assunto con propri organismi pagatori la piena responsabilità della gestione e del controllo dei finanziamenti comunitari destinati al mantenimento e allo sviluppo delle attività agricole.
Non solo, Agea, che per svolgere i compiti ad essa affidati dal legislatore nazionale e comunitario deve ricorrere quasi interamente ai trasferimenti da parte dello Stato, per il 2009 avrà 100 milioni di euro in meno, come previsto dalla Legge Finanziaria 2008. Questo significa che verranno del tutto a mancare i finanziamenti precedentemente destinati agli assessorati regionali all’Agricoltura e agli Organismi pagatori regionali per le attività di controllo di loro competenza, ma anche ai Centri di assistenza agricola (Caa) e ad altri organismi pubblici e privati in passato incaricati dall’Agea per l’effettuazione dei controlli richiesti dalla Commissione europea. In questa situazione si delinea il rischio che, non potendo adempiere a quanto atteso dalle autorità comunitarie in merito alla quantità e qualità dei controlli, si possano determinare nei prossimi anni pesanti rettifiche finanziarie ed altrettante pesanti perdite per effetto del disimpegno automatico sui fondi dello sviluppo rurale. Cifre assai più grandi dei fondi oggi negati agli organismi pagatori ed ai Caa per assicurare una corretta azione amministrativa di supporto alle autorità nazionali e regionali.
PER APPROFONDIRE:
DOCFELI POULTRY FARM GHANA
INTRIBUOHO KUMAS
P.O. BOX KS832 KUMASI W.A
TEL 00233/277332840.
EMAIL/docfelifarms@yahoo.com
ITALY CONTACT
PASTOR AMOAH DA COSTA
VIA. C. BENTIVOGLIA N.I
42100 REGGIO EMILIA
ITALY.
Soggetto: domanda di finanziamento o partnership
Possiedo un allevamento di Galline in Ghana (DOCFELI POULTRY FARM GHANA LTD). Nel 2005 ho iniziato la costruzione di strutture che potessero accogliere 10.000 galline. Tuttavia mi sono fermato a tremila galline, con 5 operai che lavorano nella mia ditta. In questa situazione di crisi ( notevole anche in Ghana) non è conveniente tenere un così basso numero di galline e quindi attualmente nell’allevamento ci sono solo polli.
Ora. Senza ulteriori finanziamenti, di cui non dispongo non riesco ad andare avanti nel mio progetto
La struttura c’è ma mancano attrezzature e in questo momento non ci sono galline. In Ghana ci sono possibilità da un punto di vista economico basta davvero poco, bisogna avviare la macchina, come ha detto il presidente americano Barack Obama.
Attrezzature mancanti:
Trattore usato
Camion usato
mulino per macinare mangime
incubatrice
un generatore di energia elettrica anche usato
Questa azienda ha anche molta terra. C’è già una persona italiana in loco, con l’incarico di direttore esecutivo. ???
Basterebbero circa 30.000€ per fare ripartire l’attività di questo allevamento
Vi ringrazio molto per la considerazione che darete al mio progetto e alle mie richieste per lo sviluppo del popolo africano. Io sono a disposizione per investire il mio tempo e la mie disponibilità.
In attesa della vostra cordiale risposta
Cordialmente
L’amministratore delegato