18 miliardi di euro. È questo il giro d’affari della contraffazione di prodotti ‘made in Italy’ nel settore agroalimentare: dai pomodorini tunisini venduti per siciliani al pecorino sardo fatto in Romania, e la lista sarebbe lunghissima. Le proteste di questi giorni sono legate anche a questo: i produttori lamentano danni ingentissimi dovuti alla pirateria agroalimentare, mentre nel complesso cala ulteriormente il reddito degli agricoltori italiani (la Cia parla di un meno 35%). Intanto il Ministro Galan continua a litigare con il suo predecessore e a dare la colpa a Tremonti se non ci sono soldi per l’agricoltura.
Un provvedimento sulla etichettatura a tutela dei prodotti agroalimentari non è più rimandabile. Secondo la stessa indagine, un italiano su due attribuisce il 30% in più di valore a un alimento realizzato con prodotti coltivati o allevati interamente in Italia, e ben il 97% degli italiani ritiene che dovrebbe essere sempre indicato il luogo di allevamento o coltivazione dei prodotti contenuti negli alimenti.
Era febbraio quando il disegno di legge contenente le norme sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari, votato all’unanimità al Senato, veniva bocciato alla Camera dove l’allora ministro Zaia, anziché limitarsi al testo che anche il Pd aveva condiviso e votato al Senato, lo aveva completamente stravolto, modificando le norme sull’etichettatura e inserendo il cosiddetto ‘pacchetto sulla produttività’, senza però stanziare le necessarie risorse.Il testo, molto atteso per la sicurezza alimentare, la promozione dei prodotti locali, la rintracciabilità e l’etichettatura, era già stato pesantemente “asciugato” dalla Commissione bilancio e solo grazie agli emendamenti dell’opposizione aveva riacquistato qualche elemento di concretezza. In commissione era stato approvato tra gli altri un mio emendamento che obbliga all’indicazione in etichetta se ci sono ogm nel prodotto o nella filiera.
Ora il testo torna in commissione agricoltura. Cosa succederà? L’unica cosa certa è che il Governo non ha stanziato alcuna risorsa, dunque il provvedimento, almeno nella parte dedicata alla competitività, è da considerarsi morto. Una soluzione potrebbe essere quella di stralciare la parte sull’etichettatura e lavorare su quella. Martedì, su richiesta del Partito democratico, il ministro Galan sarà in commissione alla Camera: vedremo se ci sarà la volontà di confrontarsi con l’opposizione per giungere a una soluzione condivisa. La maggioranza, che in questi mesi si è totalmente disinteressata dell’agricoltura e dei suoi molti problemi, farebbe bene ad apprezzare il nostro contributo. Il Partito democratico, anche durante la stagione delle Feste, ha discusso e lavorato molto sul tema, confrontandosi con i soggetti coinvolti e le associazioni di categoria. Anche l’assemblea nazionale del Pd, i prossimi 8 e 9 ottobre a Milano, si occuperà del tema. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo. L’agricoltura italiana non può più aspettare.