Aiutiamo il vento francese… ma prendiamo il timone

Quanto accaduto in questo fine settimana può cambiare l’Europa e il nostro Paese. La vittoria socialista di Hollande in Francia apre nuovi scenari politici e offre la possibilità di disegnare un’Europa diversa da quella che parla solo il linguaggio del rigore, dello spread e del mercato finanziario, e che interviene sulla vita degli Stati con prescrizioni pesanti per i cittadini.

Non è un caso che il nuovo Presidente francese abbia concentrato la sua campagna elettorale sul futuro e sull’Europa. Un’Europa sociale in cui sia meno forte il ruolo della banca centrale nella vita dei cittadini, in cui disegnare una condivisione di orizzonti di evoluzione economica e sociale, con la revisione del fiscal compact, proseguendo con il risanamento ma non investendo solo sull’austerità.

Crescita ed evoluzione comune, diritti civili, donne, giovani sono state le parole chiave della sua battaglia e della sua vittoria, “Il cambiamento è adesso” è lo slogan che ha accompagnato la campagna elettorale di Hollande, che oggi sta dando vita in Francia a un governo paritario, con il 50 per cento di donne e il 50 per cento di uomini, che sostiene la tutela dei diritti civili e sociali dopo la destra di Sarkozy. Un leader diverso, che una volta tanto non pretende di vestirsi da Superman e di presentarsi come il Messia, ma che tenta di far intravedere una possibile via d’uscita alla crisi più grave dal dopoguerra che sta investendo tutta l’Europa. È l’uomo in cui i giovani francesi credono, in cui si sono riconosciuti e lo hanno dimostrato affollando con passione e partecipazione prima i quartieri, l’attività di porta a porta e poi, festeggiando nelle piazze più grandi della Francia.

E da noi? Segnali di cambiamento li abbiamo avuti con chiarezza con i risultati delle recenti elezioni amministrative. La tornata elettorale appena conclusa, a parte i comuni in cui si tornerà alle urne nei prossimi giorni per il ballottaggio, ha visto l’esplosione del Pdl, la sconfitta pesante della Lega, travolta dagli scandali, con la sola tenuta di Verona, più legata alla personalità del sindaco “eretico” Tosi che al Carroccio (qualche settimana fa la Lega ipotizzava la sua espulsione). Dai dati rilevati dall’Istituto Cattaneo di Bologna, che ha paragonato i risultati delle ultime elezioni con le regionali 2010, le europee 2009 e le politiche 2008, emerge un crollo dei voti della Lega del 67 per cento. Ben oltre i sondaggi  invece è andato il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, che ha ottenuto in tutta Italia quasi 200 mila voti per una percentuale del 8,74 per cento e con un dato abbastanza omogeneo nel Paese.

Risultati importanti, modificazioni di grandi dimensioni che non devono essere liquidati con sufficienza, soprattutto per quanto riguarda l’astensionismo che ha superato ampiamente il 30%. Tanti, troppi i cittadini che hanno disertato le urne, anche nella nostra Toscana, un segnale di sfiducia sul quale riflettere con attenzione nonostante l’importante tenuta e diffusa vittoria del Pd. Nel Paese la tensione è alta, la crisi morde, la fine del tunnel non si intravede e anche il grave episodio di Genova che ha visto, nelle ore in cui stava iniziando lo spoglio dei voti, l’aggressione e il ferimento dell’ingegnere dell’Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, deve vederci vigili ed attenti, responsabili anche nei toni e nei modi delle pur legittime proteste.

Ma torniamo al voto e all’attualità politica. Leggiamo e leggeremo ancora analisi dei flussi, conteggi, dichiarazioni di vincitori e vinti. Oggi il Movimento 5 Stelle è pero una realtà politica e in alcuni casi amministrativa, non più altro.

Non mi sono piaciuti i toni e la violenza verbale usata in alcune occasioni da Grillo, ho sentito molti slogan e poco programma, ma l’alto consenso ottenuto dai candidati del Movimento in molte città ci dice che molti di quei candidati hanno convinto e intercettato un malessere, inutile girarci attorno. Sarebbe pura cecità negare questa evidenza. In quel consenso c’è una protesta contro il sistema dei partiti, c’è una dose di sfiducia verso le istituzioni. C’è certo una porzione non indifferente di antipolitica e populismo tout court, ma c’è anche una  domanda di politica, la ricerca di innovazione nelle forme della rappresentanza, della capacità di risposta ai temi concreti, di avvicinamento tra rappresentante e rappresentato.

Il Movimento ha intercettato secondo molti analisti voti che provengono dalla lega, dall’Idv ma anche dal Pd e addirittura dal Pdl. Vedremo cifre e quant’altro, ma alcuni degli eletti nelle città al voto (c’è anche un sindaco) sono professionisti, persone giovani, che si sono costruiti consenso e fiducia scarpinando nelle città e non solo raccogliendo i comizi di Grillo.

Il Partito democratico è l’unico partito che non è stato spazzato via dallo tsunami ma le questioni che sono emerse in questi giorni ci riguardano lo stesso, anzi ci chiedono di prendere in mano con determinazione la guida di una fase di riforme e cambiamento dell’immagine che i cittadini hanno dell’azione svolta dai partiti.

Negli ultimi anni abbiamo dato vita a una nuova forza politica che ha consentito l’incontro di sensibilità e storie differenti che insieme hanno iniziato a scrivere una storia diversa dell’Italia e, indubbiamente, se abbiamo tenuto e vinto in molti comuni in questa tornata elettorale, la riconoscibilità e l’apprezzamento verso candidati e amministratori si manifesta in modo reale, ma guai a sedersi, a pensare che la fase di scomposizione e di cambiamento non riguardi noi e il nostro elettorato.

È necessario che il lavoro di costruzione del Pd prosegua, che ci interroghiamo su cosa siamo oggi, su quanto il nostro essere partito si traduca in una relazione reale con cittadini ed elettori, su quanto tempo dedichiamo a un’interlocuzione vera con l’elettorato e all’ascolto del malessere quotidiano, e occorre chiederci, anche, come e se produciamo nuova cultura politica o se la nostra parola è ascoltata con insofferenza e percepita come una banale ripetizione di slogan e luoghi comuni.

Quanto viene percepita realmente la forza progettuale che stiamo cercando di esprimere e quell’idea di futuro e di utilità nell’esercizio del ruolo che abbiamo? E quanto la nostra azione e quella dei nostri rappresentanti viene codificata come mero esercizio ed occupazione del potere? Temo che una vicenda come quella che ha visto il voto contrario di 7 consiglieri del Pd contro il bilancio consuntivo del Comune di Siena, contribuisca con nettezza alla seconda ipotesi.

Io credo che ci sia ancora una possibilità importante per il Pd, non molto tempo, e che quella possibilità vada presa: riforma della legge elettorale, diminuzione forte dei rimborsi elettorali, regole serie per la trasparenza del finanziamento alla politica e del funzionamento dei partiti, e uno stimolo forte a un’azione concreta e veloce del governo Monti verso equità, crescita e coesione sociale.

Il 2013 è vicino, ma un anno dentro ad una crisi ancora grande e connotata da continue oscillazioni, dalla paura, dalla sfiducia è lunghissimo.

Gli elettori del Pd hanno rinnovato la loro fiducia al percorso di cambiamento che ha intrapreso il partito, hanno sostenuto la scelta di appoggiare il Governo Monti e hanno apprezzato il buon governo delle amministrazioni guidate dal Pd, premiando i nostri bravi candidati di Sarteano, Monticiano e Montalcino, che sono stati vicini ai cittadini, aprendosi al confronto e al dialogo per andare a soddisfare le esigenze della comunità.

Ma Hollande lo ha detto: “Il cambiamento è adesso”, e io credo che sia cosi anche per noi, qui . Noi possiamo esserne i protagonisti se vogliamo, assieme alla parte migliore di questo Paese, assieme a coloro che vogliono vedere l’uscita dal tunnel, assieme ai tanti che magari aspettano un nostro segnale forte per tornare e credere che la politica è lo strumento per cambiare un Paese e la propria vita.

Io avrei una grande voglia di provarci, e spero che possiamo essere in tanti …che ne pensate?

2 thoughts on “Aiutiamo il vento francese… ma prendiamo il timone

  1. Cara Susanna il tuo artico mi piace molto e lo condivido, credo che anche io, che il momento del cambiamento può essere adesso, con tutta la sincerità penso sia già iniziato ma adesso è il momento in cui si può rivelare. Se rispecchio le tue parole a Poggibonsi come a Siena, è come vedere un’immagine riflessa in specchi deformanti. Immagino difficile discutere di rappresentazione quando non funzionano gli “strumenti” della rappresentatività. I luoghi ed organi di decisione se non si riuniscono quale espressione di democrazia hanno e danno al di fuori?
    Un anno è breve se in 4 anni, qui, siamo sempre in mezzo al guado……….. Quale immagine esce e chi può convincere?
    Dai, vedi se puoi dare alcune indicazioni pratiche, in questo momento, io posso solo fare un po’ di manovalanza, ma per la direzione che tu indichi, io ci sono.
    Ti abbraccio, Catia

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