Un partito che sappia restituire alla politica umiltà, austerità e concretezza di contenuti.
Un’occasione per riaffermare un corretto rapporto di rappresentanza politica, dove la decisione finale sia il risultato di un processo che, partendo dalle istanze di base, le sintetizza e le traduce in interesse comune.
Quando la politica cessa di essere processo partecipativo e diviene mero governo delle scelte, i cittadini avvertono la distanza e si allontanano sempre più: allora il potere, indisturbato, alimenta se stesso.
Per questo occorre che la dirigenza non ostacoli la costruzione di un partito nuovo; aperto ai giovani, alle donne, alle associazioni, al mondo del volontariato; attento alle idee, alla passione, alla generosità di quanti vogliano aprire un dialogo, un confronto sulle prospettive del paese e del governo locale.
Un partito che assuma, quale linea guida di ogni proposta o scelta politica, i valori della solidarietà sociale e della testimonianza; principi che da sempre sono patrimonio del pensiero e dell’azione sia dei cattolici democratici sia della sinistra riformista.
Il Partito Democratico deve riaffermare l’idea che una nazione o una comunità locale non si amministrano con la logica “fredda” e dirigistica dell’economia aziendale.
Per questo un partito che non riesce a “generare” amministratori in grado di soddisfare i bisogni della collettività, garantendo i servizi essenziali, perde rappresentatività: viene meno il sentimento di appartenenza, il senso dello “stare insieme” per perseguire obiettivi comuni.
Occorre innovare, affermare l’idea di un partito moderno che sappia costruire la propria offerta politica non su interessi settoriali o di classe, ma sui bisogni e sulle richieste di una società globale e multiculturale.
Un partito che, con senso di responsabilità e rifuggendo da ogni demagogia, interpreti e dia soluzione al disagio dei cittadini, sempre più drammaticamente alle prese con i problemi della quotidianità: il lavoro giovanile e l’incertezza del futuro, l’istruzione dei figli, la casa, il sostentamento economico delle famiglie, la salvaguardia della salute.
Non si può tornare indietro: ormai “il popolo delle primarie” (la base del partito) ha scelto di rifiutare la logica “accattivante” di limitarsi a fare l’osservatore, di continuare a “delegare” solo ad altri le decisioni sul futuro di un patrimonio politico che non vuole disperdere. Chi ha deciso di mettere in gioco le proprie idee, scegliendo di vivere in modo attivo e propositivo questa fase, non è disposto ad accettare “ritorni al passato”. Se è vero che “il presente affonda le proprie radici nella storia”, il PD sa di avere alle spalle tradizioni culturali di cui andare orgoglioso e su cui costruire un percorso politico di innovazione e di riformismo.
Enrico Coppi