Assieme ai bollettini dei tagli e dello spread purtroppo in questi mesi abbiamo assistito ancora a tanti episodi di donne che hanno perso la vita per mano di familiari, conviventi e coniugi. La violenza sulle donne non si arresta e in questo nostro Paese stiamo ancora attendendo la firma della Convenzione Europea contro la Violenza. L’Italia deve reagire, invertendo la spaventosa parabola ascendente di violenza che ogni giorno, in Europa, vede uccise sette donne per mano dei loro partner. Nel nostro Paese i dati sono ancora più preoccupanti: nei primi sei mesi del 2012 sono state 63 le donne vittime di violenza. Un vero e proprio dramma sociale che è stato denunciato, nuovamente anche pochi giorni fa, dall’onorevole Federica Mogherini che ha presentato un’interpellanza, che ho firmato insieme a molti colleghi anche appartenenti a diversi schieramenti politici, per riaffermare la volontà forte, unanime e coesa del Parlamento per la ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne e alla violenza domestica. Nonostante la volontà dichiarata più volte dal Governo Monti, infatti, l’Italia resta uno dei pochi paesi europei che non ha ancora firmato un documento così importante, che permetterebbe di adottare delle politiche serie e concrete per prevenire efficacemente i fenomeni di violenza contro le donne. Un impegno che, come confermato dalle parole del sottosegretario, il nostro Governo intende mantenere. Non possiamo pero più aspettare, e le “ragioni burocratiche” che il sottosegretario ha motivato, impallidiscono davanti alle morti e alle donne picchiate o stuprate. La Convenzione è uno strumento giuridicamente vincolante e innovativo, perché per la prima volta, lega il tema della violenza sulle donne al tema della violazione dei diritti umani fondamentali. Non possiamo permettere che in epoca di tagli si indebolisca il lavoro dei centri antiviolenza. In tema di prevenzione e tutela, solo qualche giorno fa, a Roma la Fondazione Vodafone Italia, con la collaborazione della Fondazione Belisario e l’Associazione Pangea, hanno presentato un nuovo servizio di emergenza e soccorso a tutela delle donne ad alto rischio di violenza. Si tratta di un dispositivo cellulare, che è stato sperimentato per nove mesi in collaborazione con la Questura di Roma e che consente di richiedere un intervento immediato delle forze dell’ordine premendo un qualsiasi pulsante del telefono. Un progetto che dà forza e coraggio alle tante donne vittime dei loro stalker. Donne che sono costrette all’anonimato per questioni di sicurezza e che finalmente hanno avuto l’occasione di essere ascoltate: per questo ho deciso di prestare la mia voce, leggendo, insieme ad altre, le testimonianze dirette di chi si è sottoposto alla sperimentazione e oggi è finalmente libera da ricatti e paure.