
E’ in questa cornice che dovremo lavorare da subito guardando alla scadenza del 2020. In queste settimane nello spazio che La Repubblica ha concesso al dibattito sul Pd e sulle elezioni Regionali abbiamo letto di temi rilevanti che interessano ai Toscani ed alle Toscane: infrastrutture, fabbriche, aree interne, salute…e potremmo continuare. Qui credo che abbiamo una prima esigenza: la distanza tra programmi, decisori e cittadini è infatti ancora molto grande. L’astensione ancora pesante.
Come pensiamo di accorciarla? Io credo convintamente che l’immediata apertura di una stagione di profonda reimmersione e di ascolto nella e con la società toscana sia indispensabile, urgente e che ci chieda originalità, coraggio e capacità di alzare lo sguardo. Guai a noi se pensassimo di esaurire una discussione solo nella cornice dei gruppi dirigenti di un partito, che ha pur ripreso un cammino. Ci serve invece umiltà, archiviando autosufficienza e qualche spocchia che non è mancata in questi anni. Questa stagione, questa urgenza, deve essere affrontata con una larga condivisione, certo anche tra le anime del Pd, ma soprattutto con una larghissima apertura all’esterno. A me non appassiona affatto un dibattito sulla natura e sulla chimica delle coalizioni, o sui trattini. Penso che il Pd dovrà essere il perno dell’alleanza che candidiamo al Governo della Toscana del futuro, ma che, come abbiamo fatto” nei Comuni che abbiamo riconquistato, si debba costruire un campo vasto di sigle e di persone, si di persone, che crede in un progetto e che poggiando su questa condivisione, sceglie un candidato o una candidata a cui affidare la guida della Regione nei prossimi anni, compila liste aperte.
Dobbiamo valorizzare le buone cose fatte in questi anni nel Governo Regionale, che per fortuna sono molte,( In questi giorni la notizia di ulteriori fondi Feasr quale “premio” per la nostra capacità di spesa)
Dobbiamo però anche ragionare su temi che ci chiedono un salto di qualità. Penso ad esempio che occuparci di infrastrutture significhi non limitarci alla discussione sulle grandi arterie della Toscana centrale o dell’area Fiorentina, ma anche del disagio che aree interne e rurali stanno oramai vivendo da anni. Disagio che è la conseguenza di una modifica istituzionale pasticciata e non conclusa che ha svuotato le Province, ma ha riorganizzato il sistema e anzi ha portato alla progressiva chiusura di servizi in atto da anni.
L’esperienza delle cooperative di comunità è un passo importante, ma dobbiamo lavorare ancora su questo versante. Servizi, reti, identità locali, se svuotate, rischiano di tradursi in senso di abbandono. E come sappiamo i vuoti vengono riempiti, magari dai “ministri della paura” e dell’odio sociale.
E ancora penso alla sfida ambientale. L’atto con il quale la Regione si è impegnata a dichiarare l’emergenza climatica (purtroppo non lo ha fatto il nostro Paese), è stato importante. Ma, anche in questo caso, gli anni che verranno ci chiedono di alzare lo sguardo e di far diventare questa sfida, non un capitolo a sé, ma i nuovi occhiali con cui leggere tutte le politiche pubbliche e i comportamenti privati di cittadini, imprese, trasporti, qualità delle acque, della terra, dell’aria. Lo si fa indubbiamente con le scelte pubbliche, ma anche sostenendo importanti esperienze che nascono dal basso. E ce ne sono di queste esperienze “rivoluzionarie”. Voglio citare un piccolo comune come Carmignano e un giovane bravo sindaco come Edoardo Prestanti, che di fronte ai dati ambientali che riguardano la Piana, (acque, polveri sottili..), ha iniziato un importante lavoro dal basso, dalla sua comunità, con imprese, ricercatori, cittadini. Ha prodotto un protocollo e condiviso obiettivi per superare l’uso di fitofarmaci e glifosate. “Democrazia dei beni comuni” l’ha definita lui, oppure potremmo parlare di Economia Circolare. Un tema questo, come quello dei Biodistretti, di tanti sindaci (sono molti in Italia e prevalentemente del Pd) che prendono in mano la loro quota di Green new Deal, impegnati sulla qualità anche ambientale delle proprie produzioni agricole, vitivinicole, olivicole, che assieme al mondo della ricerca sta sostenendo nuove soluzioni per i trattamenti in agricoltura, e che guarda caso proprio in questo tempo, ha visto arrivare anche qualche multinazionale ad avviare la ricerca e la sperimentazione di “Biodiserbi”. Democrazia dei beni Comuni, Economia Civile e Sociale, Sostenibilità, Democrazia Paritaria…c’e una straordinaria ricchezza in gran parte civica in movimento. Vogliamo ascoltarla e darle valore? Per me è un pezzo fondamentale della “sinistra” anche tutto questo. E non basta a noi tutti solidarizzare con Greta per sentirci a posto con la sfida ambientale e climatica. Mi piacerebbe fosse la nostra Regione a condurre questa sfida senza tentennamenti, a farla diventare una quota di valore aggiunto della sua competitività.
Ed infine mi sento di toccare un ultimo tema che non possiamo sottovalutare. C’e’ una mobilitazione di donne sui temi dei consultori, della prevenzione, della piena applicazione della legge 194 anche nella nostra Regione. Io non so se il tema della presenza di associazioni Provita nei consultori sia stata definitivamente chiarita, me lo auguro di cuore. La Toscana è stata sempre capofila ed amica delle donne e della loro liberta’, della loro autodeterminazione . Questa sfida non possiamo abbassarla, anche in nome di quella cartina geografica, tanto più in un tempo come questo, quello di un Governo che ha lo sguardo volto indietro, e di Comuni guidati dalla destra che cancellano delibere su linguaggio di genere e rimettono in discussione servizi per l’infanzia, che fanno fatica a tenere un profilo istituzionale degno di queste date il 25 Aprile o il 2 giugno, o che scelgono assessori che minacciano le associazioni di donne, una destra che ha innestato la retromarcia su diritti civili e libertà femminile.
Io credo sia urgente aprire i “Cantieri per una Toscana del 2030”, tutti assieme, per una Terra capace di competere sul piano dell’innovazione, della produzione industriale, del terziario, dell’agricoltura, del Made in Tuscany, della Moda, del sapere, della ricerca, del lavoro buono e dignitoso, ma anche di rilanciare un po’ di pensiero, di visione e di ingredienti per una rinnovata coesione sociale. Una Toscana moderna, forte, pulita, in cui la qualità della vita sia alta, dignitosa per tutte e per tutti.
Le paure, la rincorsa delle figure forti, delle “certezze” che confezionano odio degli ultimi per i penultimi, si cancellano prima di tutto, costruendo solidarietà e visioni altre.
Cara Segretaria, per meno di questo, rischiamo grosso.
Susanna Cenni