Ascoltiamo la voce delle imprese, perché senza di loro non c’è futuro

“Senza Impresa non c’è Italia. Riprendiamoci il futuro”: lo hanno scritto sugli striscioni, sui cartelli e lo hanno ripetuto ai microfoni dei Tg i commercianti, gli artigiani e i piccoli imprenditori che hanno risposto all’appello di Rete imprese Italia. Sotto questo slogan si sono trovati in piazza del Popolo a Roma circa 60 mila persone da ogni parte d’Italia. Chiaro il messaggio al nuovo governo, che si sarebbe formato di li a pochi giorni: meno tasse e meno burocrazia. I numeri sconfortanti prodotti dalla crisi li conosciamo: ogni giorno, in Italia, chiudono 1000 aziende; la disoccupazione è al 12,6%; la pressione fiscale ha raggiunto il 44,3% del Pil; la burocrazia costa alle Pmi 30 miliardi di euro l’anno. Non va meglio in provincia di Siena: i dati 2013 diffusi in questi giorni dalla Provincia non sono incoraggianti: oltre 9000 i disoccupati che si sono rivolti ai Centri impiego nel 2013; 2204 i lavoratori interessati dai Contratti di solidarietà, in netto aumento rispetto al 2012; 1.247 dipendenti per cui è stata attivata la Cig (nel 2012 erano stati 1.129); 1.683 persone interessate da Cig in deroga. A soffrire di più sono ancora i settori della camperistica e dell’edilizia, mentre la nostra agricoltura ha registrato un aumento di assunzioni, anche se a carattere stagionale. L’agricoltura regionale resiste e cresce, ce lo ha detto la Cia pochi giorni fa. Ma anche in questo settore le richieste sono le stesse: semplificazione burocratica e più efficienza della pubblica amministrazione, sostegno alla competitività delle imprese. Ascoltiamo la loro voce, perché la ripresa passa da qui.

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