Avere a cuore Siena

Da mesi ormai Siena è sbattuta sulle prime pagine dei giornali, nei Tg, invasa dai media, che assediano il tribunale e le vie del centro storico. Il tutto in una città commissariata, in attesa del voto, scossa da episodi che ricordano la Milano di Tangentopoli. Così Siena sofferente, attonita, impaurita e attraversata da veleni, si è riscoperta fragile e vulnerabile. Impossibile non soffrire davanti a una città ferita, che si è trovata di fronte a una drammatica e dolorosa morte. Un quadro difficile che rende ancora più complicato reagire alla crisi, ma che impone a noi tutti uno scatto. Siena e la sua Banca: una relazione che ha saputo, nei decenni, investire positivamente risorse, produrre benessere e qualità della vita, ma che ha visto anche errori grandi, e crescere un senso di autosufficienza qualche volta altezzoso, e diminuire così l’attitudine ad alzare lo sguardo oltre le mura, per costruire “visioni” e alimentare con l’esterno relazioni innovative e solidali. Siena però è anche una città importante, con la quale è impossibile non confrontarsi e verso la quale è stato a lungo utile e doveroso riservare attenzione e ruoli istituzionali. Una terra oggi al centro di un ciclone che sembra non finire mai, per tante ragioni: per somme di responsabilità innegabili, ma anche per una crisi economica e finanziaria, che sta colpendo ogni luogo e che non si è certo fermata ai distretti industriali. Le responsabilità penali, civili, amministrative sono nelle mani della magistratura che sta alacremente lavorando, le altre, in modo particolare quelle politiche, hanno già visto i primi importanti passi da cui non si deve tornare indietro, e dovranno ancora vedere gesti forti di cambiamento certo e netto.

Io però voglio concentrarmi sul futuro, perché davvero niente potrà più essere come prima. Il voto del 25 febbraio à stato chiaro e, per chi voleva leggerlo, anche il risultato delle primarie del novembre scorso. Le consultazioni hanno dimostrato che non ci sono più rendite di posizione per nessuno, nemmeno nelle storiche regioni di sinistra, perché oggi o si svolta con chiarezza, o si muore. La svolta non si concretizza  solo con una cifra di volti nuovi, si realizza attraverso un cambio radicale di prassi, metodi, relazioni. Ci siamo tutti molto arrabbiati per la decisione del Presidente Enrico Rossi di sostituire Luca Ceccobao. Una  scelta che, nel pieno rispetto della sua autorevolezza e della sua autonomia (che certo non vengono meno), ci ha colpito non solo per un’umana e politica solidarietà nei confronti del “nostro assessore” e del suo lavoro, ma ci ha fatto ancora più male perché è arrivata in un momento di particolare vulnerabilità del nostro territorio. Adesso pero non c’è tempo per “guerriglia”, ma solo per ripartire. Si riparte solo mettendo in campo autorevolezza ed affidabilità. Il primo appuntamento sarà dentro la città con il voto di maggio. Sono in atto importanti consultazioni e una discussione molto diffusi nel Pd. Un punto di partenza, a cui dovranno pero seguire apertura vera e rinnovato ascolto, per la ricerca di un uomo o di una donna in grado di rigenerare dialogo, ricostruzione, innovazione…e buon senso. Non serve un “nome speciale” dotato di super poteri. Nelle professioni, nel sapere, nel mondo associativo, nel lavoro ci sono energie e talenti, ci sono persone capaci che hanno a cuore la città. Si tratta di superare le rigidità, abbassare toni e steccati, indubbiamente senza tornare indietro su un percorso di rinnovamento che ha prodotto la prima necessaria rottura.

La seconda considerazione la rivolgo fuori dalla città. La Toscana, e anche la giunta regionale, hanno tutto l’interesse a lavorare affinché Siena riparta, tornando a crescere e a esprimere qualità, competenza e autorevolezza. Occorrerà ripartire dalle sinergie con il sud della regione, con l’area metropolitana e la Valdelsa fiorentina, in modo da favorire il dialogo tra le tre Università toscane, i poli della ricerca, per sostenere il biomedicale, la ripresa di Mps, riuscire a vincere la scommessa di Siena Capitale della Cultura. Isolare Siena sarebbe un grande e imperdonabile errore. E allora cominciamo davvero a lavorare attenuando qualche tono. Io, e sono certa, Luigi Dallai, ce la metteremo tutta in questa legislatura (breve o lunga che sia) per rafforzare ogni spazio di sostegno possibile alla nostra comunità. Ma a ognuno spetta una parte. Mettiamo in campo energie e idee, perché i grandi cambiamenti sono sempre complessi e dolorosi, ma rappresentano comunque un nuovo inizio.

Susanna Cenni, parlamentare del Pd alla Camera

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