“Cambiare davvero, senza ipocrisia”

Mentre sto scrivendo questa mia riflessione scorrono in streaming gli interventi dei componenti della Direzione nazionale del Pd. Mi aspetto molto da tutti loro, non so se alla fine sarò contenta, ma non mi aspetto niente di meno di una reazione molto seria, approfondita, segnata da una svolta consistente nei modi, nei comportamenti, nelle pratiche e forse un po’ anche nei linguaggi.  Non ho potuto sentire tutti gli interventi, ma ho udito alcune parole importanti che condivido, altre che invece non mi sembrano per niente all’altezza della gravità di questo momento, lo dico con franchezza.

Il Paese ci ha dato un segnale fortissimo, sonoro. L’ha dato a tutta la politica, noi compresi.  Chi ha fatto la campagna elettorale percorrendo strade non protette e frequentando luoghi non soliti, sapeva bene che il cambiamento ci sarebbe stato, che l’insoddisfazione, la paura, la sfiducia e la critica riguardavano tutta la politica. E ha contato ben poco che non avessimo avuto i voti per determinare o meno alcune scelte, che fossimo stati nella XVI legislatura forza di minoranza e di opposizione.  Il punto è che il Paese sta male, e oggi anche Bankitalia certifica con le sue statistiche che 2 famiglie su 3 non ritengono di potercela fare con il proprio reddito. Lo ripeto due famiglie su tre, un’enormità. Quel Paese, fatto di famiglie, imprese, giovani e donne non ha più riconosciuto nella politica, non ha più riconosciuto in noi quella strada, quel mezzo  praticabile per affrontare la loro difficoltà, quel progetto collettivo di cambiamento del Paese e contemporaneamente di emancipazione dalla propria situazione personale.

E’ saltato un meccanismo di riconoscibilità nella rappresentanza politica e istituzionale, e noi indubbiamente non abbiamo fatto abbastanza per evitare che ciò avvenisse. Lo abbiamo percepito, abbiamo fatto passi importanti, come le primarie, ma poi ci siamo fermati. Qualcuno in questi giorni mi ha detto che da un raffronto tra le primarie del 2009 e quelle del 2012 c’è uno scarto consistente di persone che abbiamo perduto per strada…2007, 2009, 2012 tante persone alle primarie, ma poi…qualcuno di noi le ha cercate, coinvolte abbastanza?

Possiamo avventurarci nei numeri, e lo stiamo facendo, lo faremo ancora,  spero che non ci sia alcun tentativo di edulcorare il risultato di questo voto: abbiamo perso più di 3 milioni e mezzo di voti. Una sconfitta sonora. Una parte grande di quei voti è stata intercettata dal Movimento 5 Stelle. Il Pdl, protagonista principe del disastro nazionale, perde quasi 6 milioni di voti, ma riconquista nonostante i pesantissimi casi di corruzione, la Lombardia, vince in Puglia e in Campania. Il Movimento 5 Stelle di botto conquista 8.689.000 voti e diventa alla Camera il primo partito del Paese. Monti fa un sonoro flop, e a Siena il flop è particolarmente motivato. Questa si chiama sconfitta e questa cifra è stata ancora più pesante in Toscana e a Siena. Possiamo provare a prendere il meglio isolando gli aspetti di mero populismo e critica inconcludente di questa ondata? Io credo sia giusto provare a farlo e indubbiamente la scelta di cercare in Parlamento un consenso sulla nostra proposta è l’unica strada percorribile: provare a lavorare su alcune priorità irrinunciabili, dall’impresa al lavoro, dalla legge elettorale ai costi della democrazia, per poi tornare al voto in tempi non lontani, ma senza lasciare il Paese nell’immobilismo e dentro una crisi sempre più pesante.

Certo. Noi avevamo un progetto per il Paese, ma se quel progetto non è stato compreso e sostenuto non è colpa del Paese, è nostra responsabilità non aver convinto.  Ci sono alcuni punti su cui fare seria autocritica, punti sui quali anche io, nei miei spazi e nel mio ruolo, mi sento di dover lavorare con determinazione.

Il tema della moralità, della corruzione e poi dei costi delle istituzioni. Su questo tema abbiamo continuato a sentirci “diversi” ma il Paese non ha avuto questa percezione di noi. E’ vero che Penati è fuori dal Pd. E’ vero che abbiamo dimezzato il rimborso elettorale, diminuito le indennità, cancellato i vitalizi, fatto la legge sui collaboratori, presentato una proposta di legge per equiparare l’indennità dei parlamentari ai sindaci dei comuni capoluogo, che i parlamentari del Pd non prendono le cifre degli altri perché devolvono al partito importanti risorse, ma evidentemente non basta. E proprio perché ci sentiamo “diversi” lo scontrino di un barattolo di nutella può diventare esplosivo tanto quanto una tangente.

Il sostegno al Governo Monti. Siamo stati gli unici a sostenerlo con lealtà e a mantenere quella lealtà fino in fondo, mentre il Pdl ne è uscito quasi come forza di opposizione e Monti ha velocemente rimosso la nostra lealtà divenendo avversario elettorale. Abbiamo pagato pesantissimamente il voto a provvedimenti che non abbiamo condiviso e che non siamo riusciti a modificare.  Mai più un’esperienza del genere. Niente può condurci a sostenere coalizioni che non pongano al primo posto l’equità, il lavoro e lo sviluppo.

Siena, la Toscana, il Monte dei Paschi. Qui c’è un capitolo importante da aprire. Abbiamo pagato la vicenda Mps, certo con tutta la strumentalità che è stata attivata, ma anche per la fragilità di un sistema intero troppo appoggiato sulla Banca che adesso rischia di andare in frantumi. Spero che le indagini si concludano presto e in modo esauriente. Il passo indietro di Franco Ceccuzzi, al quale esprimo la mia vicinanza sul piano personale, azzera un percorso, e può anche azzerare le rigidità e i fossati. Siena deve ripartire e farlo presto, superando inquietudine e smarrimento, investendo sui suoi straordinari punti di forza, dai beni culturali alla ricerca; dal turismo al biomedicale fino all’agroalimentare ecc.. Deve farlo aprendosi e superando ogni tentazione di chiusura a riccio. Deve farlo senza sconti per chi in questi anni ha usato il “surf” sul sistema approfittando delle onde in modo spregiudicato, mettendo in campo invece energie nuove capaci di scuotere, di sparigliare  posizioni irrigidite, di parlare a una comunità che ha bisogno di nuovi punti di riferimento e di reagire, anche in queste ore toccate da tragedie inimmaginabili. Reagire. Ridare fiducia e figure di riferimento. Ci sono uomini e donne su cui poter investire, con coraggio e apertura, facciamolo.

Siena e l’Italia hanno bisogno di reagire. Lo stesso una Toscana appannata dalla crisi.  Spero che la proposta di Bersani possa mettere gli eletti del M5S di fronte al loro nuovo ruolo, la rappresentanza, l’attività legislativa, mentre davvero non c’è nessuna strada percorribile assieme a chi ha fatto precipitare il Paese. Il 15 di marzo si insedieranno le Camere, vedremo le prime mosse di tutti e poi la parola passerà al Presidente della Repubblica.

Niente sarà come prima, e dopo ” l’ondata”, a ognuno di noi il compito di lavorare per cambiare e per innovare sul serio. Sarà un Parlamento fortemente rinnovato e non solo per il M5S, il Pd porta tanti giovani e tantissime donne. Purtroppo troveremo nuovamente Scilipoti e Razzi (e non la mia amica Paola Concia ), troveremo ancora indagati e figure discutibili, ma per la prima volta, se lo vorremo e se Grillo e suoi capiranno, potremmo varare provvedimenti sul conflitto di interessi, contro la corruzione, sui diritti civili, senza che veti e ingerenze inopportune possano impedirlo.

Trasparenza, responsabilità, coerenza, affidabilità, dovranno ancor più di prima essere metodo quotidiano e stile Io lavorerò da subito per gli impegni che stanno a cuore a Siena, ma farò camminare anche le due proposte nate nelle settimane delle primarie: il bilancio sociale della legislatura, e l’Agora’ delle Terre di Siena, e per entrambe le cose ogni vostro contributo sarà prezioso.

Avanti con coraggio per cambiare davvero, ora non esistono occasioni di appello.

Susanna Cenni, parlamentare del Pd alla Camera

3 thoughts on ““Cambiare davvero, senza ipocrisia”

  1. Il riconoscimento di responsabilità dell’ errore, per non suonare falso, chiede che lo stesso vada non solo genericamente riconosciuto, ma guardato con attenzione e sincerità, come tu fai in queste riflessioni.Penso che questo tuo coraggio di indagare con lealtà ( senza logori, terribilmente logori….. tatticismi ) sia un ‘ indispensabile premessa per la credibilità delle proposte e sicuramente giova tanto all’immediatezza della comunicazione politica e perciò a risvegliare la forza e il grande impegno necessario nelle occasioni estreme,

    Grazie

  2. L’amalisi che ha scritto, dimostra una umiltà e senso critico, che pensavo lei non avesse, credevo

    dai precedenti comportamenti nei miei riguardi, non ultimo la cancellazione del mio commento, nella sua

    news letter in cui preannunciavo, la disfatta del PD e mi auguravo la sua non rielezione, ma per un motivo

    ben preciso ed è quello, che non si è i mai calata nella sofferenza economica reale e che solo in quel

    caso, si capisce la sofferenza ed inpossibilità a vivere, avevo travisato la sua personalità in arrogante

    ed egoistica, allora quello che si aspetta il popolo è che finalmente variate il provvedimento sul soste

    gno al reddito per disoccupati, fino a quando l’economia non riprenderà il suo cammino, in questo modo, si darà ossig

    eno alle persone in difficoltà, la gente vuole la solidarietà vera dalla classe politica e non solo quella di

    facciata, le auguro buona domenica e senza rancore

  3. Gentile Susanna
    La conoscevo indirettamente da tempo ma solo recentemente ho potuto ascoltarla direttamente ad una riunione. E ne sono rimasta soddisfatta. mi piace il modo con cui argomenta situazioni e programmi, come affronta i tanti, troppi problemi che abbiamo. Soprattutto sembra essere dotata di buon senso e autocritica, chiarezza e coraggio ; doti che mancano a tanti e sono queste mancanze che la gente percepisce. Io penso che molti sono disposti a perdonare gli errori passati ma questa incertezza presente pesa tantissimo sulla scelta di continuare a votare ancora pd.
    C’e’ delusione e rabbia tra tanti che votavano pd e c’e’ solo un esile speranza in quelli che lo hanno votato ora. Adesso nessuno deve sbagliare piu’. E nessuno deve far finta di non vedere o capire.non ci sono piu’ scuse. E’ finito il vecchio modo di pensare la politica. Adesso e’ il momento di andare incontro alla gente, di chiedersi cosa e come puo’ interpretare un’azione un gesto una parola.
    Lei che ci rappresenta si faccia sentire. Le sue newsletters ci fanno ancora sperare ma da sole non bastano e soprattutto trovi piu’ modi di far arrivare la comunicazione. Solo coinvolgendo la gente si ha partecipazione. Buon lavoro

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