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“Proprio bello il volto sorridente, gli occhi luminosi di gioia di Dilma Rousselff, neo Presidente del Brasile, un Paese destinato, assieme alla Cina, all’India, a crescere nei prossimi anni, a determinare nuovi assetti economici globali profondamenti diversi da quelli conosciuti sino ad oggi. Nel suo primo discorso, Lei, Dilma, ha più volte usato una frase..”le donne possono”, e a suo parere possono sradicare povertà, possono studiare, lavorare..diventare Presidente. Del resto è già avvenuto in Cile, in Africa, in Europa. Le donne possono.
Difficile non pensare al nostro Paese, al dibattito che torna ad essere protagonista sui media, nei talk show…, nelle prime pagine dei nostri giornali le donne in primo piano, quelle che stanno in prima pagina, hanno lo sguardo coperto da una fascetta ed il corpo, o magari quarti di corpo, ben esposto.
Ancora una volta il tema è il sollazzo del premier, stavolta rivendicato pubblicamente anche con una certa arroganza, l’arroganza del capo che da’ così tanto a tutti noi da potersi tranquillamente rilassare come crede, ritenendo giusto, anzi esemplare, intervenire sulle autorità di sicurezza per difendere una delle ragazze protagoniste dei suoi festini/relax, magari chiamando in causa anche la parentela con un altro capo di Stato.
E’ l’Italia. Quella delle battute ossessive, delle pacche sulle spalle da bar sport, o fra compagni di merende, che da qualche tempo ci fa arrossire quando siamo all’estero, ci fa evitare la lettura dei giornali del resto del mondo.
Sono tante le ragioni di questo imbarazzo, forti le motivazioni di un Paese che ha bisogno di altro, che vede la sua situazione economica precipitare, lo stato, le sue istituzioni, le fondamenta istituzionali e valoriali sbriciolarsi giorno dopo giorno, la fiducia dei cittadini verso la politica tutta precipitare in un abisso sempre più complesso da recuperare. Ogni giorno il barometro della stabilità politica oscilla pesantemente, la crisi, il voto, la transizione. Questo Paese non può più stare nelle mani di un uomo imbarazzante, arrogante, di un governo che a differenza del resto d’Europa non vede una inversione di rotta sufficiente, ma vede accrescere diseguaglianze e povertà.
E’ da giorni che il tema mi arrovella la mente: e se fossero le donne Italiane a sfiduciare il Premier? ..le donne possono..ripete nel suo intervento Dilma..
Le donne Italiane non passano le loro giornate necessariamente in cima a tacchi vertiginosi e tantomeno avvolte dentro guepiere, ed improbabili abbigliamenti in pelle sadomaso, non sono rappresentabili con le signore anziane vittime del terremoto grate al Premier per una nuova dentiera, non lo sono nemmeno attraverso ministre o neo sottosegretarie scelte dal capo ed a lui fedeli sempre e comunque.
Le donne Italiane studiano, e più dei loro coetanei, lavorano in ogni campo, sono impegnate nel mondo associativo, ed anche nella politica, fanno ricerca, insegnano, fanno i magistrati, fanno informazione, fanno impresa. Le donne Italiane sono a capo del principale sindacato degli industriali e da ieri del più grande sindacato dei lavoratori. Certo la politica fa eccezione, e di questo la politica, compreso il Pd, dovrebbe preoccuparsi.
Le donne Italiane, quelle vere, hanno visto la loro vita peggiorare in questi due anni. I loro diritti affievolirsi. La precarietà diventare permanente sino a trasformarsi in assenza di lavoro e di futuro. Se un terzo degli under 30 è senza lavoro, questa cifra cresce per le ragazze. In conseguenza dei tagli non cresceranno gli asili nido, ci sarà meno tempo pieno, la qualità e la quantità dei servizi di prevenzione rischieranno di perdere livelli alti raggiunti in buona parte del Paese. Nel lavoro si tornerà ai ricatti, alle dimissioni in bianco. Sarà più difficile accedere al part time. Ed assieme a tutto questo il taglio, l’attentato più forte alla loro dignità, il tentativo quotidiano di cancellare il loro vero volto per raccontarne un altro: quello limitato ad un corpo possibilmente bello da vedere e da fruire nei momenti di relax.
Le opposizioni si vedono, il Pd è in campo, ma a me piacerebbe che fossero le donne Italiane a mandarlo a casa. Si le donne Italiane.
Vorrei che noi Parlamentari con atti importanti, rendendoci più riconoscibili tutte assieme, le giovani donne con la fantasia e la creatività che le caratterizza, i talenti femminili di questo Paese, le intellettuali, le giornaliste, le lavoratrici e le donne che il lavoro lo hanno perso, le studentesse, lo sfiduciassero. Vorrei che assieme dicessimo “Caro Presidente le donne Italiane non ti vogliono a capo del governo”. Vorrei che un tam tam partisse ovunque, dai consigli comunali, ai mercati rionali, dalle scuole ai luoghi di lavoro. Vorrei che nei condomini si spengesse qualche sera la Tv e le donne si trovassero, si chiedessero come reagire e magari sacrificassero qualche lenzuolo da appendere fuori con una scritta…
Qualche settimana fa con una serata importante e la presenza del Presidente Napolitano, a Roma, abbiamo ricordato Nilde Jotti, prima donna presidente della Camera, storica e splendida donna della sinistra Italiana. Una altissima figura istituzionale. Già, Nilde. E le altre..? Le altre siamo tutte noi, ed io credo che non possiamo delegare a nessuno la difesa della nostra dignità se non a noi stesse. Io penso che non possiamo indugiare oltre.
“le donne possono”, ci ricorda la Presidente Brasiliana…e allora care amiche, mandiamolo a casa.”
Susanna Cenni
Gentile On. Susanna Cenni, leggendo il suo articolo sull’Unità di sabato 6, mi sono sentita rassicurata… Le invio questa mia nota, pubblicata sulla mia pagina FB, con la speranza che la legga e che continui a infondere alle donne di questo Paese il coraggio di alzare la voce.
QUELLO CHE AVREI VOLUTO DIRE ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE DEI CIRCOLI
L’Auditorium in via Della Conciliazione, non l’avevo mai visto.
Entrando dall’ingresso principale ci si ritrovava in un immenso teatro, brulicante di persone che alle 10 (si sa, la puntualità è una qualità molto comune alla gente”comune” ) erano già sedute nelle comode poltrone rosse che invitavano con la “voce” di una borsa di tela bianca, piena di …”Pd”.
Lo sguardo prima si perdeva immediatamente in quei grandi schermi luminosi che mettevano in discussione la certezza del “QUI E ORA”, per poi recuperare la realtà del momento attraverso l’incontro con quello della persona accanto, in un gioco di espressioni allusive alla scelta fatta (essere lì o a Firenze) e alla speranza che fosse quella la scelta che regalava maggiori chance nel dipanare le perplessità che questo nostro PD non ha mai smesso di creare…
La mia emozione era forte, già dalla mattina, anzi dai giorni prima, quando mi ero riproposta di trasformarla nel coraggio di “Esserci” e nel coraggio di intervenire per esprimere il mio pensiero.
Ora quell’evento sembra giià lontano, fagocitato da una realtà che sembra essere inarrestabile nel proporre fatti, parole, immagini, eventi… tutto che si srotola ad una velocità incredibile…
Ora voglio provare ad essere più veloce, ma nel fermarmi per riprendere quel pensiero, sospeso in quel teatro, sospeso in quel coraggio e ridargli voce e movimento, come avrei voluto fare quel giorno.
Avrei iniziato con ll’esprimere il DISAGIO DI ESSERE DONNA, il SENSO DI IMPOTENZA nei confronti della degradante riduzione della donna a “cortigiana/concubina di corte”.
Pensando ai lunghi anni di berlusconismo, iniziato molto prima della famosa “discesa in campo”, che hanno prodotto effetti devastanti sulla cultura di questo paese, sul suo immaginario collettivo . avrei sottolineato il principio, l’assunto, secondo cui la condizione della donna è lo specchio della società. e partendo da questo, avrei precisato ironicamente, che quella del tipo “sesso. droga and rock’n’roll”, non è delle migliori.
Avrei precisato che non è così scontato che ” NOI DONNE SIAMO ALTRO”, neanche nella percezione delle donne stesse, e che il nostro silenzio, in questi ultimi anni, rispetto alla degradante, graduale e subdola riduzione a “donna-oggetto”, ha alimentato un pericoloso senso di rassegnazione che, a sua volta, ha innescato una regressione eclatante nel tessuto culturale del nostro paese.
Avrei sottolineato, come referente del gruppo “IL PD PER LE DONNE-LE DONNE PER IL PD”, quanto le donne abbiano fatto e continuino a fare PER il PD e quanto questo loro impegno meriti di essere ricambiato dal PD in modo più incisivo e proficuo.
Avrei chiesto, quindi, al mio segretario, che il “Rimboccarsi le maniche” sia sostenuto esplicitamente anche nel contrastare quella cultura degradante che ha coinvolto la donna, che si è insinuata fino al cuore del significato di “femminile”, provocando e alimentando un pericoloso senso di legittimazione nel ri-considerare la donna sempre più come “corpo” e sempre meno come “persona”.
Avrei chiesto a tutti di “Rimboccarsi le maniche” per riconoscere e combattere gli stereotipi di genere, per favorire il radicamento delle logiche meritocratiche, affinchè le donne siano realmente Ri-conosciute PROTAGONISTE capaci di CO-CREARE una società migliore, fondata sullo stato di diritto.
Avrei espresso il desiderio che la cultura del PD si caratterizzasse con due PAROLE-CHIAVE:
– FLESSIBILITA’ poichè credo che l’essere flessibili sia profondamente legato all’essere democratici, nel rispetto di” ciò che uno è”.
– INSIEME poichè una società sarà migliore ed equilibrata quando noi donne insieme a voi uomini, superando stereotipi e pregiudizi, riusciremo a trascendere le differrenze a favore di una reale valorizzazione della “persona”
Avrei concluso con una citazione del Prof. Maurizio Viroli:
“La POLITICA E’ UN DOVERE perché disegna e condiziona i caratteri fondamentali della vita delle persone. Per questo non ci possiamo permettere il distacco dalla politica: non faremmo altro che girare le spalle alla nostra libertà.”
e con un “Grazie a tutti”
Cara Laura, la tua riflessione è proprio bella, grazie per averla condivisa con me. Il tuo sentire è il sentire di tante ed io credo che dobbiamo provare a rendere più forte questa voce. Il Pd è nato, tutte noi abbiamo condiviso il progetto, ma forse non è ancora quanto ci aspettavamo. Intanto il Paese crolla..il pensiero culturale dominante è spaventoso, il merito, l’uguaglianza, la coesione, la solidarietà..hanno lasciato spaventosamente il posto alla rabbia, alla furbizia, all’individualismo esasperato, alla sfiducia dilagante.
Anche io credo come te che l’impegno (in politica, nel sociale, ..) sia un dovere, ma anche un’occasione per crescere, e comunque per essere PARTE..ed essere da una parte, per esprimere una visione del mondo, della società.
Condivido anche la tua richiesta a questo partito, ai suoi leader.. Le donne non possono e non vogliono più essere un soggetto da citare ad effetto nei discorsi importanti, da inserire come abbellimento nelle liste..le donne sono metà di questo Paese, Studiano, si laureano meglio dei loro coetanei maschi, sono in grado di fare qualsiasi cosa, come gli uomini…e la politica è il luogo a loro più ostile.
Il danno che è stato prodotto dal Berlusconismo è enorme. La mercificazione del corpo femminile, la selezione anche in politica attraverso il corpo…i messaggi pubblicitari, la tv pubblica..il velinismo.. Dove sono finiti i diritti acquisiti, la dignità femminile, il rispetto tra i sessi?
No. Non si puo più solo tacere. Non puo farlo il Pd, ma soprattutto non possiamo farlo noi. Mi spiace che tu non abbia parlato a Roma. vedi io temo fortemente che l’idea di avere assemblee del pd paritarie abbia fatto pensare a qualcuno che oramai non c’è altro da fare… Già le assemblee…e i vertici? e i luoghi delle decisioni? Io penso che la nuova sfida sia promuovere leadership femminili…non vedo un’altra strada.. e credo che abbiamo le intelligenze, la fantasia, la determinazione e le capacità per farlo. Più donne nonpotranno che significare un Pd più aperto, più rappresentativo…e forse sarebbe un grande contributo, come anche tu dici a migliorare questa Italia di cui troppo spesso ci dobbiamo vergognare.
Grazie.
A presto
Cara Susanna, spero ti ricordi di me(per questo uso il “tu”) questo è l’intervento che ho fatto a Roma all’evento “INSIEME PER VNCERE”, e mi piacerebbe molto conoscere la tua opinione.
Grazie
FINALMENTE
E’ la prima parola che voglio pronunciare, QUI, OGGI.
Finalmente noi della rete, ci incontriamo.
Finalmente il pensiero si fa persona, perché in rete, su fb, il pensiero la fa da padrone, attraverso il turbinio incessante delle parole che si inseguono. Il pensiero supera l’egemonia dell’immagine.
Finalmente oggi abbiamo l’opportunità di incontrarci fisicamente, è diverso ed è bello scoprire le tonalità reale delle voci che hai immaginato e che hai attribuito ai pensieri degli amici, usando come orecchio, il contenuto di quei pensieri.
Credo sia un lusso di questi tempi.
Finalmente, quindi, abbiamo un’occasione per “ESSERCI”, per essere dentro al PD, o meglio, come dice Bersani, ci siamo noi e tutto intorno il PD…
E come ci sta questo PD, tutto intorno… un po’ stretto? O talmente largo che non lo percepiamo? Finalmente, allora, siamo QUI, INSIEME per CONFRONTARCI su quanto PD abbiamo intorno, su quanto PD sentiamo intorno e soprattutto …
QUANTO CI PIACE QUESTO PD?
Siamo qui per raccontare il pd che vorremmo, anzi che vogliamo.
La mia prima richiesta al PD è dimostrare più determinazione e soprattutto più coraggio.
Comincio subito con il rivolgermi al nostro segretario: caro Pierluigi, (scusa se uso il tu, ma da cuore a cuore…non serve il “lei”) quando al programma di Fazio, sei entrato in scena, come fosse la prima volta, con passo un po’ insicuro e con la voce che a tratti ti tremava per l’emozione, nell’ elencare, punto per punto, la tua Sinistra, sapevi di buono, forse perché la tua sinistra è anche la mia, anzi, la nostra, ma…. ti dirò… mancava determinazione, non mi arrivava il coraggio che da tempo auspico.
Pierluigi, io voglio essere travolta dal coraggio… il coraggio di chi non ha paura di rovesciare gli schemi, pur di costruire una società più giusta ed equilibrata. Il coraggio di dire no a chi, pur essendo dentro il Pd, vuole continuare a sostenere linee vecchie che odorano solo di potere, il coraggio di pretendere capacità di flessibilità e disponibilità alla trasformazione, il coraggio di essere dove la gente chiama, il coraggio di andare contro corrente, pur di salvaguardare la democrazia.
Buckminster Fuller diceva:
“Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta”
ll Pd purtroppo ha perso tempo a combattere la realtà esistente in certi frangenti, perdendo la connessione con il modello nuovo di società che ha, perchè noi tutti, credo, siamo qui per quel modello presentato nel 2007, quel sogno che è ancora vivo, anche se a volte, ha perso consistenza e chiarezza.
Quel sogno deve essere rianimato e questo il Pd può farlo solo se dimostra di essere coerente con i suoi valori di fondo e con le linee programmatiche che si è dato.
I nodi da sciogliere sono tanti e qui ognuno di noi, focalizzerà l’attenzione sul nodo che più lo coinvolge, come in rete.
Il mio è:
-Contrastare la radicalizzazione dell’antipolitica, attraverso la messa in opera di reali politiche di pari opportunità fra uomini e donne, che favoriscano la partecipazione politica, economica e sociale adottando efficaci strumenti capaci di contrastare le differenze e gli stereotipi di genere.
Per fare questo è sicuramente indispensabile partire da un’analisi accurata e partecipata del nuovo assetto culturale e di costume che si è consolidato durante questo ventennio di berlusconismo e che ha mutato la percezione della figura della donna e il suo ruolo nella società.
Se è vero, e lo è, come ha sostenuto anche lo stesso Bersani che la condizione della donna è la misura della civiltà di un paese: calpestarne la dignità è l’umiliazione di un paese, allora è dalla donna che dobbiamo partire.
Non solo gli insegnanti sono eroi, (io sono un’insegnante e un po,’ di questi tempi, lo siamo eroi)! ma credo che i veri eroi siano proprio tutte le donne che ogni giorno vivono intensamente numerosi ruoli, tutti con grande responsabilità e consapevolezza, nel silenzio e sempre più figlie di una libertà minore.
Sarebbe tempo che il PD prendesse per mano le donne di questo paese e se ne prendesse cura.
Durante il berlusconismo il degrado della donna e l’attacco alla sua dignità è stato devastante e tutta la sinistra, compreso il Pd ha assistito attonita, perdendo, a mio avviso, un’importante opportunità di “esserci”, ma a fianco delle donne, di quelle che stanno in mezzo alle “Eva” (nella sua accezione più distorta) e alle “Madonne”, pare siano solo queste due, le categorie in cui possiamo rientrare e vi assicuro, io ci sto molto stretta, ci stiamo tutte molto strette,spero, perchè noi donne siamo altro, possiamo essere altro e lo dico soprattutto alle giovani donne,, ma anche alle donne mature.
Siamo costantemente condizionate, in modo subdolo da quella che si può definire ormai, LA DITTATURA DELLA BELLEZZA, che rappresenta la donna esclusivamente come immagine costruita sull’aspetto fisico e sul suo valore di mercato, essendo considerata “oggetto” e se una società, concede ai mass- media, alla pubblicità, e quel che è peggio, alla politica, di rappresentarla in questo modo, vuol dire che il costume e la cultura di quella società condividono quell’idea e quel modello. E naturalmente ne consegue un radicamento delle discriminazioni tra i sessi e un abbassamento dei livelli di guardia dell’autostima favorendo il sopruso e la violenza che, paradossalmente, non vengono, a volte, riconosciuti.
Dal momento in cui il fenomeno del “velinismo ha iniziato la sua azione di impoverimento della qualità democratica del nostro paese”, il pd avrebbe dovuto farsi promotore della lotta contro le discriminazioni di genere in modo forte e incisivo e, contemporaneamente incoraggiare gli gli uomini a segnare la differenza dall’idea fallimentare di maschio, rappresentato dal premier, perché niente è scontato.
In questo modo avrebbe fatto da contrasto rispetto alla cultura della donna-immagine, evitando anche di riproporre nell’immaginario collettivo la figura della donna bella e un po’ oca.
Il Partito Democratico provveda ora, aiuti le donne ad uscire pubblicamente dal silenzio di questi anni.
Aung San Suu Kyi, ha detto
“C’E’ UN TEMPO PER IL SILENZIO E UN TEMPO PER PARLARE”, e credetemi, le donne stanno entrando nel tempo del parlare. Basta farsi un giro in rete, digitando la parola “donne” per prendere consapevolezza di quanto sia alta l’energia delle donne.
Il PD deve valutare la forza di questa energia, prendersene cura, cominciando da sé, cominciando ad esempio dal rendere obbligatorio ed effettivo la presenza delle donne nei suoi apparati, nella reale quota del 50%, secondo logiche meritocratiche, evitando così spiacevoli episodi generati da radicati stereotipi di genere.
Dovrebbe cercare di favorire le condizioni affinchè la donna sia riconosciuta potenziale co-creatore, in tutti i settori della società, seguendo, ripeto, le logiche meritocratiche, che devono rappresentare l’unica modalità dello schema sociale e politico.
Dovrebbe farsi promotore insistente 1)della necessità di una legislazione seria che vada oltre le pari opportunità, a favore di una verifica continua, istituzionale, della sostenibilità di genere, 2)della necessità di organismi di controllo che tutelino la dignità della donna e dell’uomo, in particolare nell’uso del corpo umano nella pubblicità.
Dovrebbe dare priorità dell’Universo Persona, con particolare attenzione alla
“P-ersona D-onna”, ma operando nella consapevolezza che per costruire una società equilibrata è assolutamente necessario coinvolgere gli uomini e INSIEME, lavorare per ridefinire le modalità di relazione delle donne e degli uomini all’interno delle famiglie, attraverso strategie che favoriscano la condivisione-conciliazione tra vita e lavoro, sia a livello individuale e familiare, sia nel campo dei luoghi di lavoro. A tal fine promuovere la necessità di incrementare i supporti esterni alla famiglia e modificare l’organizzazione del lavoro.
Chiudo semplicemente dicendo che le donne di questo paese sono circa 30 milioni e che, siccome le donne quando lottano lo fanno per salvare il mondo, forse al partito democratico conviene coinvolgerle il più possibile….
o no?
Cara Maria Laura,
il tuo intervento è bello e assolutamente condivisibile. Sono contenta che tu lo abbia fatto all’assemblea dei circoli. Sarei curiosa di sapere cosa ha detto Pierluigi nelle sue conclusioni. Ti dirò anche che nonostante ritengo importante che noi facciamo la Conferenza delle Donne, temo che questo appuntamento vengo concepito come tutti gli altri passaggi congressuali che abbiamo avuto: enorme attenzione a regolamenti, bilancino tra le componenti..e poca, pochissima attenzione all’approfondimento sulla nostra identità di democratici..
Non mi sorprende il risultato delle varie primarie, e nemmeno che basti usare la parola rottamazione per riempire sale di persone che hanno voglia di parlarsi.
Anche io come te penso che le donne oggi abbiano voglia di parlare, di parlarsi di rompere schemi e rendere flessibili rigidi modi di stare assieme in politica.
Se le donne di questo partito, quelle che guardano al centrosinistra pechè vogliono cambiare il Paese ma anche la loro vita, le giovani donne che vogliono un futuro avranno voglio di scommetere assieme forse possiamo farcela…ed io sono per provarci.. In qualche modo lo stiamo già facendo,
Un caro saluto
Susanna