La commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi – l’ex manager di MPS morto nel marzo 2013, dopo essere caduto dalla finestra del suo ufficio – ha fatto tappa a Siena, come da programma: sono stati due giorni faticosi e intensi, sia per il susseguirsi degli impegni, delle audizioni e degli appuntamenti, sia per il carico emotivo che questa vicenda ancora porta con sé. Soprattutto a Siena.
Abbiamo approfittato dell’occasione per visitare i luoghi e vederli con i nostri occhi, fuori dalle carte e dalle ricostruzioni: abbiamo visitato l’ufficio di Rossi, percorso i corridoi della banca, siamo scesi nel vicolo. E abbiamo ascoltato molte persone, le loro ricostruzioni e testimonianze, ma anche i loro dubbi, il dolore legittimo.
Personalmente, sto cercando di capire tentando di non farmi condizionare troppo dai libri, dalle trasmissioni tv, dalle troppe parole dette, scritte, pubblicizzate e da una buona cifra di speculazione e strumentalizzazione che, purtroppo, in questi anni non è mancata. Indagando le carte, i verbali, gli atti, le deposizioni che mettono nero su bianco fatti chiari e alcuni punti più sfumati sui quali, probabilmente, si è agito con superficialità.
Sento molto la responsabilità di ciò che sto facendo e, anche per questo, cerco di avere rispetto per tutti e di non dimenticare nemmeno per un attimo che non siamo magistrati, ma deputati e che la verità non è nelle nostre mani o nei nostri discorsi.
A noi compete ascoltare, approfondire. Fare del nostro meglio nell’interesse di una comunità: le commissioni di inchiesta, d’altronde, possono essere uno strumento importante e, in molti casi, lo sono state. Ma bisogna farne un buon uso, non esibirle.
Confido nel l’impegno di tutti noi nel proseguire, facendo buon uso delle parole nel rispetto di tutti, di David, della sua famiglia, della verità e delle istituzioni.