– Intervista di Carla Fronteddu pubblicata su Repubblica.firenze.it –
“Credo che oggi non si potesse essere altrove se non in piazza. Non lo dico soltanto in veste di parlamentare, ma in veste di dipendente del pubblico impiego, che è uno dei comparti più massacrati. Quella di oggi è la prima grande manifestazione popolare di reazione ad una manovra che non sta in piedi; è il mondo del lavoro che reagisce”. Così Susanna Cenni, parlamentare toscana del Pd.
Cosa direbbe ai suoi colleghi di partito che nei giorni scorsi hanno bocciato lo sciopero indetto dalla Cgil?
“Rispetto la posizione di tutti, ma credo che abbiano sbagliato tempo e contesto per esprimere una sensibilità diversa”.
Il comitato Se non ora quando di Siena, di cui lei stessa fa parte, e molti comitati SNOQ in Italia hanno aderito allo sciopero. Cosa pensa di questa rinnovata vitalità femminile?
“E’ il segno non solo del protagonismo femminile, che mi auguro non si fermi, ma soprattutto di una fetta di speranza nel rinnovamento di questo Paese e della classe dirigente”.
Quali conseguenze sulla vita delle donne intravede tra le righe della manovra?
“In questa manovra, che ci tengo a ricordare è la terza in un anno, si profilano conseguenze molto pesanti per le donne. Il governo continua sulla strada intrapresa a partire dall’atto assurdo dell’innalzamento dell’età pensionabile delle donne del pubblico impiego e che, a questo punto, riguarda anche il settore privato. Io non contesto che si debbano rivedere alcune regole previdenziali che riguardano le donne, ma questo può avvenire solo se si mettono in campo politiche di conciliazione e di alleggerimento del peso della famiglia. In altri Paesi europei è questo che è avvenuto, mentre da noi siamo partiti dalla conclusione di un circuito che non si è mai attivato. Ma non è tutto. I tagli che colpiscono il sistema degli enti locali si tradurranno in ulteriore peso sulle spalle delle donne. Mi permetto anche di aggiungere un altro elemento: nel nostro Paese lo studio ha rappresentato un’occasione di riscatto che le donne hanno vinto, continuare a colpire scuola e Università con gravi tagli, significa ancora una volta colpire le donne”.
Quest’anno le donne hanno denunciato il furto del tesoretto derivante dall’innalzamento dell’età pensionabile delle dipendenti statali. Adesso lei e alcune colleghe denunciate, attraverso un’interrogazione parlamentare, un altro scippo: quello ai fondi destinati ai centri antiviolenza.
“Sì. Questa è una storia che ha origine con l’inizio della legislatura. Nel primo provvedimento che il governo ha assunto, fra vari i tagli, figurava tutta la partita dei centri antiviolenza. Su questo tema abbiamo più volte presentato interrogazioni e mozioni, la stessa Ministra Carfagna si è impegnata ripetutamente a recuperare queste risorse, ma ad oggi non c’è nulla di certo. Al contrario, sappiamo dai centri antiviolenza di numerosi territori che la situazione è di grave sofferenza e che queste esperienze straordinarie rischiano di chiudere i battenti”.
A che punto si trova l’iter dell’interrogazione?
“Al momento non abbiamo ancora notizie di calendarizzazione, credo che sapremo qualcosa a partire dalla settimana prossima.
Il 3 agosto il Dipartimento delle Pari Opportunità ha pubblicato un bando di 3 milioni per il finanziamento della rete antiviolenza. Come giudica questa iniziativa?
“Spero che sia un inizio, ma sono poche le risorse per intervenire in questo campo ed è necessario che a questo atto ne seguano altri. Una cosa è certa: noi monitoreremo e vigileremo, perché è in gioco una realtà che non possiamo abbandonare, soprattutto in una fase di tagli così pesanti. Chi aiuterà le donne che hanno subito violenza se non chi aiuterà gli enti locali a mettere in campo politiche di aiuto? Per quanto riguarda la nostra Regione, ad esempio, gli enti si sono attivati moltissimo sul tema della violenza contro le donne, ma è evidente che se verranno messi in atto ulteriori tagli sarà difficile poter dare risposte qualificate”.
(06 settembre 2011)
Intervista disponibile qui