“In questa estate segnata dal precipitare della crisi e dal susseguirsi delle manovre, ho letto l’ultimo bel libro di Gioconda Belli, “Nel paese delle donne”, che racconta di un immaginario paese del Centroamerica in cui le donne riescono ad arrivare al potere con un loro partito, il partito della sinistra erotica, e con un programma riformatore ‘mettono a lucido il loro Paese’. Riescono a rivoluzionare l’economia, a cambiare il volto della città, a stravolgere i tempi di vita e le regole. Nel volume ci sono asili nido sul posto di lavoro, tutte le donne hanno un’occupazione e, di conseguenza il prodotto interno lordo cresce. Purtroppo è solo un romanzo. Noi viviamo, al contrario, in un paese del Sud Europa, dove un pezzo pesante della crisi rischia di gravare sulle spalle delle donne e dove i ministri del lavoro, adeguandosi allo stile del capo, per spiegare la parte della manovra che fa macelleria sui diritti, fanno battute sulle suore e sugli stupri. E questo non è un romanzo.
La scorsa settimana sono state tante le donne scese in piazza con la Cgil, erano tantissime quelle che a luglio si sono riunite a Siena, come molte sono scese in piazza il 13 febbraio in tutta Italia. Ma non basterà. Lo slittamento dell’età pensionabile anche nel settore privato, senza prevedere alcuna azione di sostegno alla conciliazione della vita lavorativa con quella familiare, è una scelta molto dannosa. Ma è chiaro, almeno alle donne, che i tagli su Regioni ed enti locali, quelli su reversibilità, categorie deboli, la stretta sul pubblico impiego, graveranno tutti sulle loro spalle, così come è già avvenuto con il vergognoso fenomeno delle dimissioni in bianco. È altrettanto chiaro che la mancanza di misure a sostegno della crescita e l’aumento della disoccupazione, incrementeranno l’assenza di posti di lavoro e produrranno nuove forme di sfruttamento, soprattutto nei confronti delle donne e in particolare delle giovani lavoratrici.
Il Pd non ha mai sottovalutato il fatto che le donne siano un elemento necessario a reggere l’intero sistema sociale, dal momento che da sempre su di esse pesa l’onere, ad oggi ben poco condiviso, di crescere i bambini e accudire anziani e non autosufficienti. Le loro esigenze devono quindi essere tenute in considerazione. Le nostre senatrici hanno presentato numerosi emendamenti tesi a bloccare o almeno attutire la pesantezza della manovra per le donne: abbiamo chiesto di bloccare lo slittamento a 65 anni dell’età pensionabile, o se non altro, che i risparmi derivanti da questo innalzamento siano destinati a interventi dedicati a politiche sociali e familiari, con particolare attenzione alla non autosufficienza e alla conciliazione della vita lavorativa e familiare delle lavoratrici, nonostante lo scippo già avvenuto sul pubblico impiego. Abbiamo riproposto inoltre il divieto della pratica delle dimissioni in bianco e il ripristino delle risorse per i centri antiviolenza. Solo la proposta di lasciare 90 giorni di tempo ai genitori che devono restituire il bonus bebè, senza incorrere in sanzioni amministrative o penali è stata raccolta. Ci proveremo di nuovo alla Camera, ma già sappiamo che la scure della fiducia blinderà questo provvedimento e che la voce delle opposizioni e delle donne, certo non numerose, passerà sotto silenzio.
Non so se tutto questo, come è stato riportato da La Repubblica qualche giorno fa, è avvenuto nel silenzio, ma certo la vita delle donne continua a non rappresentare una priorità per questo paese e forse neanche per i media. Certamente c’è materiale di riflessione per tutti: la politica, i suoi protagonisti, la grande informazione.
Non possiamo fermarci, occorre che la forza che le donne italiane hanno dimostrato di avere in tutto il paese con la mobilitazione vada avanti e che le idee che sono state messe in campo finora circolino e tornino a farsi sentire. Ne ha bisogno la sinistra, ne ha bisogno questo paese immobile, un paese che ha ampiamente bisogno di essere tirato a lucido”.