Cenni: “Per far volare Alitalia e abbattere l’Ici, il governo penalizza l’agricoltura”

Ici, Alitalia e agricoltura. Esiste un legame che unisce questi tre temi al centro del dibattito politico italiano? In questo momento si, ed è bene che gli agricoltori da una parte ed i cittadini dall’altra ne siano consapevoli, (perché le scelte di questo governo in materie apparentemente così diverse, la dicono lunga sull’opinione e la considerazione che si ha dell’agricoltura italiana. Le risorse necessarie a finanziare l’abbattimento dell’Ici, la detassazione degli straordinari e la ricapitalizzazione, ammontano a) Quasi 3 miliardi di euro. Queste risorse vengono reperite operando pesanti tagli sulle politiche rivolte al sociale, alle infrastrutture, alla sanità, ed anche all’agricoltura. Il ministro dell’economia, Giulio Tremonti ha più volte ricordato in questi mesi, con una certa soddisfazione, che avrebbe tagliato “le regalie” del precedente governo facendo l’esempio del miele. Nel momento in cui vengono eliminati i finanziamenti all’apicoltura, stiamo assistendo ad un pesante fenomeno di morìa delle api in tutta Italia, scompaiono circa 50 milioni di euro stanziati per affrontare la peronospera che sta mietendo i vigneti in Sicilia, si annientano sia il fondo a tutela delle filiere agricole “ogm free”, che le risorse per la ricerca sulle biotecnologie. Il governo cancella, inoltre, il fondo per la demolizione del naviglio obsoleto in piena crisi per la pesca italiana ed europea, taglia risorse per la riforestazione e per l’ammodernamento della rete idrica. Potrei continuare in questo triste elenco, ma quello che vorrei evidenziare è la distanza tra il dibattito che c’è in Italia, in Europa, in buona parte del mondo sul futuro dell’agricoltura, sul cibo e la sovranità alimentare, sul clima, sull’innalzamento dei prezzi.( Di tutto ciò non c’è traccia nel decreto legge 93, il cosiddetto “decreto Ici” che però, appunto, mette le mani ovunque.)

La scelta è chiara: l’agricolutra per questo governo è un settore marginale. Eppure la scorsa settimana i capi di stato di mezzo mondo hanno partecipato al vertice Fao su agricoltura e clima, il 6 giugno a Bruxelles si discuteva di possibili linee di intervento sull’aumento dei prezzi alimentari. Ed ancora, mentre si riapre, con un po’ di approssimazione, il dibattito sugli Ogm e il ministro Zaia si esprime a tutela del principio di precauzione ed a difesa della biodiversità, Berlusconi e il ministro degli esteri, Franco Frattini dichiarano l’esatto contrario preannunciando aperture. Una gran confusione, mentre i problemi avanzano. Il costo dei carburanti ed il quadro internazionale stanno mettendo a dura prova la vita e l’attività degli allevatori e dei pescatori. Il clima alterna sempre di più fasi assai siccitose ad altre molto piovose, compromettendo le colture. Si avvicinano le decisioni che riguarderanno la nuova OCM vino, le decisioni di metà termine sul futuro della PAC. Dovremmo correre, sostenere mutamenti finalizzati alle minori emissioni in atmosfera, alla vendita diretta, creare piattaforme per la commercializzazione, ragionare seriamente sul piano irriguo nazionale, su una maggiore spinta verso l’agricoltura biologica, proseguire il lavoro di riordino del sistema dei controlli, investire sulla ricerca.

Le ultime due finanziarie del governo di centrosinistra avevano fatto scelte importanti per l’agricoltura,  delinenando un modello da sostenere: aziende agricole multifunzionali, che si misurano con una rinnovata diversificazione dell’attività agricola, dall’energia all’agricoltura sociale, che investono sulla tipicità, sulla riduzione dell’impatto ambientale, su una maggiore capacità di stare sul mercato, sulla filiera corta, ecc.. Oggi cosa dobbiamo aspettarci? I deputati del Pd, anche in commissione agricoltura, stanno conducendo una battaglia su tutto questo, consapevoli, io per prima, che ci battiamo per l’agricoltura Toscana, per quelle decine di migliaia di agricoltori che ci hanno consegnato un paesaggio unico al mondo, che ci consentono di assaporare vini ed olio di grande qualità, di conservare e riprodurre sapori che abili mani di chef locali rendono magici, di gustare salumi, carni, frutto di attenzione, fatica, sudore, pazienza e vita dura. Lo stiamo facendo anche in nome di una Toscana che è sempre stata capace di tenere i piedi ancorati alla realtà locale e lo sguardo rivolto al mondo ed ai suoi mutamenti. Qualche anno fa proprio Tremonti è stato tra i primi Ministri ad esprimere il suo assenso alle intenzioni di Tony Blair, durante la presidenza di turno britannica  dell’UE, di tagliare quelle che venivano considerate risorse esagerate per l’agricoltura nel bilancio Comunitario. Forse è la stessa convinzione che torna ad operare nel bilancio dello stato italiano. Peccato che queste risorse vadano a finanziare un’operazione, che non può certo essere considerata un investimento produttivo, come quella di Alitalia.