Nel mondo del vino sembrano placarsi le acque. Se non si trattasse di argomenti estremamente delicati, potremo esorcizzare con una battuta le ultime vicende che hanno coinvolto questo prodotto “principe” dell’agricoltura toscana. Negli ultimi mesi, infatti, si è molto parlato di vino toscano, non tanto per le sue qualità, quanto per vicende giudiziarie che lo hanno riguardato. Con Susanna Cenni, deputata del Partito democratico in Commissione agricoltura della Camera dei Deputati, facciamo il punto sulla situazione del settore “enologico” della nostra provincia.
Lei ha seguito fin dall’inizio le vicende che hanno visto al centro il Brunello prima e il Nobile di Montepulciano, poi. Oggi, dopo mesi turbolenti, sembra tornata la calma. Qual è la sua impressione?
Che siano stati fatti dei passi avanti significativi, è stato scongiurato il blocco delle esportazioni del Nobile di Montepulciano verso gli Stati Uniti e, dopo mesi di dibattiti, anche la vicenda del Brunello sembra trovare degli sbocchi positivi con la discussione all’interno dell’assemblea dei soci produttori che ha dato un segnale preciso per la conferma del disciplinare di produzione, e forse ha avviato anche una discussione che guarda oltre.
Dunque si può ripartire e guardare al futuro con fiducia?
Direi che si è già ripartiti. Lo hanno fatto i produttori e lo hanno fatto, vorrei sottolinearlo, tutti i livelli istituzionali, nessuno escluso. Però non possiamo fare finta che non sia successo niente in questi mesi e che tutto sia già risolto. Io ritengo che una discussione seria e critica sia necessaria. Noi, in questa splendida terra, non siamo gli unici depositari della grande qualità. Qui si è scommesso, grazie all’intelligenza di alcuni produttori, su un legame fortissimo fra qualità, peculiarità e territorio. Ne è scaturito un risultato straordinario in termini qualitativi e quantitativi, ma questa straordinaria combinazione, di fronte a errori, può diventare un domino che schiaccia tutto: qualità e territorio. Penso che le crisi possano essere anche salutari ed aiutarci a compiere passi avanti significativi. Le energie per farlo ci sono, le occasioni anche.
Quali dovrebbero essere i temi al centro di questa svolta?
Dobbiamo continuare a scommettere sulla qualità, investire sulla trasparenza verso il consumatore, ma anche provare a mettere in campo qualche nuova sfida senza paura.Durante l’estate ho letto di tutto sui giornali circa i rischi di “espianto” dei vigneti e quant’altro in relazione alla nuova Organizzazione comune del mercato del vino. Abbiamo idea di cosa sia la nostra produzione di vino? in Toscana il 60 per cento del vino è a denominazione, siamo il 12 per cento della produzione nazionale di qualità e, fuori da queste somme, ci sono vini come il Sassicaia. Siena e Firenze hanno un posto di primo piano in questi numeri. La qualità e i risultati ci consegnano prestigio, ma anche responsabilità nel non abbassare la guardia, nel garantire serietà, nel guardare avanti. Mi piacerebbe insomma che fossero i nostri grandi vini e i nostri produttori ad avviare una riflessione sui decenni che ci attendono, magari con i grandi produttori delle Langhe, del Veneto, della Sicilia. I mercati, la qualità, le nuove etichettature, i consumi, la ricerca, i prezzi, potrei fare una lunga lista di argomenti sui quali, produttori, istituzioni, consorzi potrebbero utilmente rimettersi attorno a tavoli ‘opportuni’. Vorrei lanciare una sfida, come stimolo, rivolta a tutti coloro che gravitano intorno al mondo del vino: facciamo della nostra terra un avamposto e un modello della produzione di qualità, cerchiamo delle soluzioni comuni che ci permettano, da un lato, di essere leader del mercato e dall’altro, di continuare a produrre nel solco della tradizione e della storia che contraddistingue la produzione vinicola senese. Insomma, quanto accaduto in questi mesi può e deve dare il via ad un processo di rinnovamento e di rilancio dei nostri vini, che hanno un grande radicamento nel territorio.
Come giudica la scelta dei produttori di Brunello di non modificare il disciplinare?
Non la giudico, la osservo. Le regole vengono scelte, non imposte e, una volta approvate, vanno rispettate. Il consorzio ha scelto con alte percentuali di consenso, quindi c’è una forte unità dei produttori. E’ interessante, però, che non si escludano novità in futuro e che si continui, da un lato a difendere una forte e solida tradizione, dall’altro ad indagare e ricercare novità utili per il mercato. Vorrei, però, ricordare che in questi mesi di difficoltà, con indagini che vanno rispettate, e invece attacchi, spesso fomentati da informazioni false e da scoop giornalistici assai discutibili, le Istituzioni, a partire dal Sindaco di Montalcino, Roberto Buffi, sono state compatte nel sostenere la serietà dei nostri produttori e la qualità dei vini, ma non è possibile pensare di coinvolgerle solo in caso di emergenza. Occorre lavorare insieme sempre per creare quell’integrazione necessaria a vincere la sfida del mercato e garantire la massima tutela dei consumatori. Per quanto mi riguarda in questo percorso, dal luogo in cui mi trovo ad operare, sarò al fianco di produttori ed amministratori.