“E’ un’aula disattenta, distratta, con qualche sorrisino di circostanza, quella che licenzia a Montecitorio la legge sulle quote rosa nei cda. Un testo bipartisan di pochi articoli che prevede la presenza obbligatoria di donne dentro agli organi di amministrazione e di controllo delle società e che nei mesi scorsi ha spaventato e costretto a fare qualche conto a un bel pezzo del mondo economico e politico di questo Paese. Nel nord Europa, con molte polemiche in meno, tali norme sono legge da tempo. Poche settimane fa, il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha detto che ‘la scarsa partecipazione femminile al mercato del lavoro è un fattore cruciale di debolezza del sistema e che aiuterebbero maggiori servizi e un’organizzazione del lavoro volti a consentire una migliore conciliazione tra vita e lavoro’. La scarsa partecipazione femminile, al mercato del lavoro è un fattore di debolezza del sistema e autorevoli economisti come Goldman Sachs hanno stimato che la parità di genere tra gli occupati potrebbe produrre incrementi del pil del 13% nell’Eurozona e del 22% in Italia.
Siamo di fronte a un vero e proprio spreco di talenti che determina serie conseguenze economiche, perché la questione femminile è soprattutto una questione economica. Le donne italiane detengono il triste primato di una partecipazione al lavoro che è quasi quindici punti sotto la media europea, attorno al 46%. Con questo Governo, inoltre, per le donne è peggiorata la qualità dell’occupazione, la possibilità di entrare nel mercato del lavoro – l’Istat parla di circa 800 mila donne vittime del fenomeno delle dimissioni in bianco- con i tagli della maggioranza sarà sempre più difficile aver servizi adeguati per l’infanzia, per gli anziani e per la conciliazione. Eppure le donne italiane ostinatamente vogliono lavorare, le ragazze sono più istruite dei loro coetanei, e incredibilmente nonostante la crisi tengono le imprese a conduzione femminile (in modo particolare in Toscana- dati Unioncamere primo trimestre 2011 su primo trimestre 2010).
La legge sulle quote nei Cda non risolve tutto questo, ma affronta un problema: la rappresentanza di competenze che esistono e che troppo spesso sono invisibili. Del resto la legge regionale 19/2009 della Toscana ha istituito una banca dei saperi, nella quale hanno già depositato il loro curriculum centinaia di donne Toscane a disposizione per incarichi, nomine, designazioni che richiedano competenze, sarà interessante vedere quanto si farà ricorso a quell’albo. La legge nazionale sulle quote rosa non produrrà immediatamente i suoi effetti, andrà a regime dal 2015 garantendo almeno un 30% di presenza femminile. Si tratta comunque di un importante passo, che tenta di mettere il nostro Paese in sintonia con il resto d’Europa, in particolare con la Spagna e la Svezia e con quello che si sta muovendo nel nostro Paese grazie alle mobilitazioni di piazza, come il grande movimento delle donne del 13 febbraio. Un movimento che sta cambiano molte cose nel Paese e che non si fermerà. Il 9 e 10 luglio, infatti, si è dato appuntamento a Siena con i suoi 120 comitati perché le donne italiane non sono più disposte a pagare il prezzo più alto della crisi, ma nemmeno ad attendere che la politica maturi e lasci loro scampoli di spazio, o conceda qualche strapuntino, ma se lo stanno prendendo il loro spazio con idee, proposte, autorevolezza portando uno straordinario vento di cambiamento. Una brezza nuova che nel video trova rappresentazione nel simbolico abbandono delle borse della spesa per occuparsi dell’Italia, della democrazia, dell’economia, del cambiamento, perché adesso, “senza le donne non si governa”.