Siena, per la ‘cittadella del gusto’ in Fortezza serve un’idea imprenditoriale creativa ed originale

L’idea di una cittadella dei sapori – o magari del gusto – all’interno della fortezza medicea, lanciata nei giorni scorsi dal Corriere di Siena, mi sembra una buona idea, purché davvero la si realizzi in un’ottica imprenditoriale, con tratti di originalità e senza replicare iniziative già esistenti.
Non c’è dubbio che i locali della fortezza, dal punto di vista logistico, siano una buona location per ospitare un’iniziativa di questo tipo, e del resto alcune sperimentazioni sono già avvenute in passato, coniugando ad esempio eventi legati al vino con l’artigianato di qualità per la cucina. Credo sia però fondamentale avere le idee chiare ed investire su ipotesi non banali, non riproducibili ovunque, non declinabili con una generica ‘tipicità’ oramai riscontrabile ovunque (almeno nei titoli, forse meno nella sostanza) e soprattutto non contare solo sul sostegno pubblico.
Non sta a me disegnare progetti, ma ho visto nascere e morire idee ed eventi perché non avevano gambe proprie sulle quali camminare. Siena ha potenzialità legate a flussi turistici, non solo tradizionali e non solo mordi e fuggi, all’agroalimentare di qualità, un paesaggio rurale straordinario, cibo, vino e ristoratori di eccellenza, artigianato di qualità, ricettività ed accoglienza. E’ pensabile dar vita ad una vetrina che investa sull’integrazione tra queste dimensioni con chiavi innovative, suggestioni nuove? Magari provando ad integrare le dimensioni della tradizione con le nuove tendenze e con le nuove professioni. Da quanto ho letto mi pare che ci sia voglia di lavorarci da parte di più soggetti e categorie, e ciò può rappresentare anche una interessante occasione di sperimentazione e di confronto intersettoriale dentro ad un vasto mondo economico del nostro territorio.
Io credo che tale ricerca vada incoraggiata, ma anche che occorra la consapevolezza piena della fase di crisi che stiamo vivendo. Una fase nella quale non ci  sono più strade scontate, non ci appartiene né l’esclusiva del bello, né quella del buono. Una fase nella quale la competitività tra territori, tra progetti turistici, produzioni agricole, attrattività, si gioca sulla peculiarità e sulla differenziazione. Una scommessa che vale la pena di approfondire. Una cosa è però certa: non è più tempo di eventi generici, gli imprenditori oggi scelgono con attenzione dove e come investire le loro risorse tra tante vetrine e tantissimi eventi, ed il criterio di scelta è il rilievo, la possibilità di intercettare consumatori e acquirenti. La stessa attenzione è nelle istituzioni, stremate da tagli che porteranno ad una selezione fortissima delle manifestazioni da sostenere. Quindi ok a condizione che si investa in qualità, serietà, competenza, creatività.

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