Qualche settimana fa sono stata invitata a Roma alla presentazione di “Pari o dispare”, associazione contro le discriminazioni di genere presieduta dall’economista Fiorella Kostoris e dalla vicepresidente del senato Emma Bonino. In quell’occasione sono stata premiata con un simbolico euro di cioccolata per il mio impegno come assessore alle Pari Opportunità della Regione Toscana (carica che ho ricoperto dal 2005 al 2008), e in particolare per aver promosso l’approvazione della legge regionale sulla cittadinanza di genere, che è stata scelta dal comitato “Pari e dispare” come ‘buona pratica’ nella difesa e nella promozione della meritocrazia e delle pari opportunità. L’iniziativa è stata seguita da decine di testate giornalistiche. In basso i link ad alcuni momenti della mattinata, ripresi da Radio Radicale.
La legge sulla cittadinanza di genere non è una legge per le donne, ma una legge per la Toscana. L’obiettivo che si pone è quello di rimuovere gli ostacoli verso la parità fra i generi nella vita civile, sociale ed economica regionale, attraverso un’analisi di genere nell’ambito della programmazione, la costituzione di una banca dati dei saperi delle donne e la realizzazione del bilancio di genere. È ad oggi l’unica esperienza simile in Italia: auspico perciò che possa replicarsi in altre regioni e soprattutto che possa compiersi un percorso analogo anche a livello nazionale.
Di strada da fare ce n’è ancora parecchia. La questione del lavoro femminile tiene l’Italia sempre più lontana dal resto dell’Occidente: da noi lavorano poco più di 43 donne su 100. È il tasso di occupazione femminile più basso fra i 27 Paesi dell’Unione Europea (con la sola eccezione di Malta) e siamo ben lontani dall’obiettivo del 60 percento che l’Agenda di Lisbona si era posta per il 2010. Percentuali ancora più penalizzanti se si passa a considerare la presenza femminile nei ruoli direttivi e di gestione. Secondo un recente studio condotto dalla Scuola di direzione aziendale dell’Università Bocconi di Milano sui Cda delle società quotate, la percentuale di donne non arriva al 6%, mentre quasi il 60% dei Cda è composto da soli uomini. Eppure i dati parlano chiaro: le aziende con un alto numero di manager donne fanno quasi il doppio dei profitti di un’azienda media; e solo nel 2009, nonostante la recessione, sono nate oltre 20mila imprese (+1,5%) guidate da imprenditrici o con una forte presenza femminile.
Anche in politica la presenza femminile nei ruoli di vertice fatica a trovare spazio e ancora una volta la Toscana ha l’occasione per mostrare al Paese una ‘buona pratica’ nel terreno della parità fra i generi. Il candidato presidente del centrosinistra, Enrico Rossi, ha annunciato infatti che in caso di vittoria la sua giunta sarà composta da dieci assessori, cinque uomini e cinque donne, nel pieno rispetto della proporzione fra cittadine (51%) e cittadini (49%) toscani. Un motivo in più per sostenere Enrico Rossi alle elezioni del 28 marzo.
• “Pari e dispare”, i filmati della mattinata sul sito di Radio Radicale
• La legge regionale sulla cittadinanza di genere
• Altro materiale utile nella sezione “Per le donne”