Commemorazione del 71esimo anniversario della Strage di Montemaggio 29 marzo 2015

L’intervento di Susanna Cenni

Care cittadine, cari cittadini, autorità,
un grazie prima di tutto ai Comuni,  e a tutti coloro che anche in questo fine marzo hanno organizzato le celebrazioni.
non è la prima volta che sono a svolgere l’orazione ufficiale per la commemorazione di Montemaggio, ma è sempre grande l’emozione, ed anche il timore di pronunciare parole che possano risultare solite o non adeguate. Eppure tutti noi, uomini e donne di questa terra, ogni anno torniamo a salire Montemaggio, ad incontrarci, a dare nuovo senso alla memoria ed al futuro di un progetto democratico, perché questo è il senso del nostro ritrovarci.

Per anni, tra coloro che hanno organizzato, e che puntualmente sono saliti fino alla  Porcareccia e a casa Giubileo, c’era anche un uomo, un amico, un compagno, che quest’anno non sara qui con noi. Lo abbiamo salutato lunedi scorso, al camposanto di Poggibonsi, eravamo in tanti, lo abbiamo salutato come lui avrebbe voluto, cantando Bella ciao, è Armando Targi, diventato partigiano a 17 anni, impegnato fino all’esaurimento delle sue energie per l’Anpi, e affinche la memoria non si perdesse, si rinnovasse.  Ci ha lasciato una settimana fa, a 86 anni.
Addio caro Armando, quest’anno Montemaggio è anche per te.

Come Armando in tanti in terra di siena e di Toscana continuano ad impegnarsi perche non si perda il passaggio del testimone.

Lo hanno fatto per decenni l ‘Anpi, le istituzioni, normali cittadini, le forze democratiche. Lo hanno fatto meravigliosamente negli anni recenti tanti giovani , coloro che hanno dato vita al laboratorio Montemaggio, i giovani dirigenti delle Anpi, i tanti che nel giugno 2014, hanno portato qui e a casa Giubileo storici, artisti, intellettuali, musicisti, cuochi, per celebrare Il Festival Resistente nel 70 anno della strage di Montemaggio. Discussioni, momenti allegri, culturali, una bellissima discussione con Vittorio di domenica pomeriggio.
Altro che retorica inconcludente!

Un modo per dire in modo collettivo ancora una volta “Noi non dimentichiamo” e siamo qui per generare nuova linfa contro tutti i fascismi e contro tutte le intolleranze, gli oscurantismi.

Non dimentichiamo che il 28 marzo del 1944 a pochi passi da qui persero la vita per mano delle truppe fasciste diciannove giovani partigiani valdesani che ancora una volta  voglio ricordare insieme a tutti voi: Angiolino Bartalini, Piero Bartalini, Emilio Berrettini, Enzo Busini, Giovanni Cappelletti, Virgilio Ciuffi, Franco Corsinovi, Dino Furiesi, Giovanni Galli, Aladino Giannini, Ezio Grassini, Elio Lapini, Livio Levanti, Livio Livini, Folco Martinucci, Ennio Nencini, Orvino Orlandini, Luigi Vannetti e Onelio Volpini.

“Qui vivono per sempre gli occhi che furono chiusi alla luce
perchè tutti li avessero aperti per sempre alla luce”

scriveva Ungaretti dedicando queste parole ai morti della resistenza.

E noi quegli occhi abbiamo il dovere di tenerli aperti. Il piu a lungo possibile.
Ho letto che il Sindaco Bassi ha dichiarato che non sara una stanca manifestazione. Hai ragione Giacomo,. Montemaggio non è niente di tutto questo per nessuno di noi.

La memoria è una splendida cosa. La memoria va esercitata, è una cosa preziosa, ci aiuta non solo a non dimenticare, ma a leggere con consapevolezza, a capire quanto ci accade attorno oggi, le trasformazioni in atto, anche quelle piu difficili. Ad attrezzarci culturalmente.
Non c’è niente di forte come la  testimonianza puntuale e vissuta in prima persona. Ho avuto modo di sperimentarlo alcuni anni fa nella mia visita ad Aushwitz con Pietro Terracina, Sami Modiano, le sorelleAndra e Tatiana Bucci, Nedo Fiano. Sono grata alla loro generosità nel rinnovare il loro dolore per trasmettere a noi il loro vissuto.  Tutti noi abbiamo la fortuna di poterlo sperimentare qui, ogni anno, con la forza di  Vittorio Meoni, anche oggi  con noi, per rendere omaggio e onorare il ricordo dei suoi compagni che, quel giorno, erano con lui e che non riuscirono a sottrarsi alla violenza e alla barbarie omicida dei fascisti.

Grazie Vittorio per il tuo incessante lavoro, quello orale e quello delle testimonianze, che hai voluto scrivere.

Sono anche per questo molto dispiaciuta dell’articolo di qualche giorno fa su un quotidiano locale, che con impressionante leggerezza, pone sullo stesso piano la ricostruzione storica, e originali diverse interpretazioni dei fatti. Dispiaciuta perché avviene alla vigilia di questi giorni di impegno, perché lo fa senza coraggio e trasparenza, con un articolo non firmato. Una scelta che si qualifica per pressapochismo e mancanza di rispetto per la memoria di questa terra.  Ancor più pesante in una fase nella quale invece a noi tutti è richiesta grande attenzione. Io credo che l’equilibrio, la distanza, fra una giusta ricostruzione storica di quelli anni terribili, coraggiosa, faticosa ed anche scomoda,  e il revisionismo storico stia diventando troppo labile.

Non mi riferisco solo ai gravi episodi che hanno visto offese, croci celtiche, minacce  per la strada o sul web, ma anche imperdonabili errori all’interno delle istituzioni. Come è accaduto il 10 febbraio scorso, quando alla Camera dei Deputati,  durante la celebrazione del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo Giuliano Dalmata, fra i riconoscimenti consegnati ai congiunti degli infoibati, ne è stato consegnato uno anche ai figli di Paride Mori, aderente alla Repubblica Sociale, facente parte del 1° battaglione bersaglieri volontari “Benito Mussolini”, deceduto in uno scontro a fuoco con i Partigiani, e non nelle foibe.

Non sono accettabili errori di questo tenore. E siamo infatti in attesa in Parlamento, della risposta ad un’interrogazione, che anche io ho sottoscritto, al presidente del Consiglio, affinchè non si verifichi più una tale leggerezza, che sembra quasi puntare ad equiparare e ad appiattire la memoria storica. Il sottosegreatario Del Rio ha già assicurato che “se c’è un errore il riconoscimento dovrà essere revocato”. Bene. Lo si faccia. La storia non è modificabile, e non può essere scalfita ne revisionismo spicciolo, ne da imperdonabili leggerezze.

Noi non abbiamo bisogno di dimenticare, ma di rinnovare i valori della Resistenza e della Costituzione Repubblicana tanto più di fronte a nuovi e sconosciuti nemici della democrazia, della libertà, della multiculturalità. E non c’è niente di retorico in tutto ciò.
E’ stato importante, di grande valore la scelta che il neo Presidente della Repubblica Mattarella ha compiuto pochi minuti dopo la sua elezione: parole per gli Italiani che soffrono di più la crisi, ed un gesto simbolico importantissimo, la visita alle Fosse Ardeatine.
Un giuramento ai cittadini più deboli ed uno alle radici della Costituzione ed alla Resistenza. Un giuramento forse addirittura più forte di quello compiuto pochi giorni dopo alla Camera dei Deputati. Una visita rinnovata qualche giorno fa, quando accanto al ricordo delle vittime della violenza fascista il Presidente ha dovuto esprimere il suo cordoglio a 4 nostri concittadini uccisi a Tunisi:  “un’aggressione contro la civiltà è la democrazia che richiede una risposta immediata e collettiva. Un patto di civiltà contro le campagne di odio e di indottrinamento”.

Tunisi, Parigi, la Siria, la Libia, le minacce al nostro Paese. Un nemico subdolo, sconosciuto, che non attacca i nostri confini nazionali, che non può essere incasellato nella categoria delle guerre di religione. E’ un avversario pericoloso, che si abbevera anche alle fonti del disagio, ma che utilizza abilmente la modernità la comunicazione e la simbologia, che semina odio razziale, paura, sospetto,  che va snidato e sconfitto prima di tutto con la compattezza dei popoli democratici, a partire dall’Europa, con la solidarietà interreligiosa e multiculturale, con la reazione alla cultura della paura e del terrore.  Anche questa è resistenza.
Mesi fa a Parigi tutti i capi di Stato aprivano una manifestazione straordinaria. Nei cartelli portati da tanti cittadini non c’era solo scritto Io sono Charlie, ma anche “Io non ho paura.” Una immagine di una forza straordinaria.
Oggi autorità e capi di stato sono in Tunisia. Nell’unica democrazia ricostruita in quella regione del mondo dopo le primavere arabe.
Non aver paura. Capire. Resistenza.

Non consentire la semina di odio razzista e xenofobo che qualcuno per elemosinare qualche posizionamento politico ed elettorale, sta nuovamente avviando anche nel nostro Paese, è la prima importante risposta che siamo chiamati a dare.

Ecco, Noi oggi, siamo qui anche per questo. Per la resistenza di 70 anni fa, per cio che ci ha insegnato, per le resistenze di oggi. Quelle delle giovani donne curde di Kobane che hanno difeso la città Siriana dall’avanzata dei fanatici dell’Isis. Quella delle donne Afgane che hanno strappato dalle mani degli uomini la bara di Farkunda, donna 27 enne, lapidata per i propri studi. Per la prima volta in quel
Paese le donne hanno fatto una cosa per loro vietata: hanno portato la bara della loro compagna. Quella dei giovani Tunisini, dei musulmani residenti a torino che immediatamente sono scesi in piazza per piangere i loro “concittadini” di oggi, uccisi nella loro terra di origine.

Ci sono nuovi grandi rischi nel mondo, ma c’è anche uno straordinario coraggio. E c’era coraggio, partecipazione, sabato scorso a Bologna, alla giornata della memoria e dell’impegno organizzata da Libera. La memoria delle stragi, dei genocidi, delle verità ancora negate. Tantissimi giovani, associazioni. E’ la faccia dell’Italia che ci dice che non possiamo fermarci.
Che la memoria e il coraggio non devono mai mancare, che la libertà è il nostro carburante.
Stanca ritualità tutto questo? Non credo. E’ Resistenza.

In molti hanno detto che abbiamo la Costituzione più bella del mondo. Quei valori sono di una modernità straordinaria.
C’è un dibattito nel Paese e in Parlamento. E’ avviato un cammino di riforme. Non semplice. Che tocca anche parti della Costituzione.
Un cammino che deve procedere, ma che io spero proceda con consapevolezza, grande attenzione, e maggior partecipazione di quanto non sia avvenuto sino ad oggi.  l’Italia ha indubbiamente bisogno di sviluppo e di una accelerazione di un quadro politico e istituzionale bloccato da decenni, di nuova linfa soprattutto per le giovani generazioni, ma allo stesso tempo mi sento di dire che preferisco l’approfondimento al solo ritmo, e la ricerca di condivisione all’accelerazione, perché il cambiamento ha bisogno di una rotta chiara.
Mi permetto di fare riferimento a quanto scritto dall’Anpi a gennaio scorso, perché con grande lungimiranza ci ha richiamati alle nostre responsabilità, ognuno per le sue attività.

“Ai parlamentari – ha scritto l’Anpi –  spetta il coraggio delle decisioni anche scomode; ed è superfluo ricordare che essi rappresentano la Nazione ed esercitano le loro funzione senza vincolo di mandato. Come recita l’articolo 67 della Costituzione) e dunque in piena libertà di coscienza. Ai partiti, se davvero vogliono riavvicinare i cittadini alle istituzioni ed alla politica, compete di adottare misure e proporre iniziative legislative di taglio riformatore idonee a rafforzare la democrazia, la rappresentanza e la partecipazione anziché ridurne gli spazi. Ai cittadini ed alle cittadine compete di uscire dal rassegnato silenzio, dal conformismo, dalla indifferenza e far sentire la propria voce per sostenere e difendere i connotati essenziali della democrazia, a partire dalla partecipazione e per rendere il posto che loro spetta ai valori fondamentali, nati dall’esperienza resistenziale e recepiti dalla Costituzione”.
Sono parole importanti. Ce n’è per tutti noi. Da fare e da riflettere. Nessuna retorica.

Vi garantisco che piu volte mi sono chiesta in questi anni di lavoro parlamentare quanta sintonia ci fosse tra quelle aule, le loro scelte, ed il Paese. Quando in una Regione come l’Emilia Romagna non vota nemmeno il 50% dei cittadini. Quando gli scandali e la corruzione tornano ad invadere le arterie del Paese, devi chiedertelo, e devi provare a trovare le risposte, altrimenti viene meno il tuo impegno di rappresentanza dei cittadini.

Devi farlo, non con visione nostalgica, sarebbe un errore volgere lo sguardo indietro, ma con la capacita di coniugare i valori costituzionali con i necessari cambiamenti e con i necessari bilanciamenti nelle riforme, quelli tra i poteri dello Stato, quelli delle nuove relazioni internazionali. Non è un passaggio facile quello che stiamo attraversando, ma se siamo qui a parlarne e ad ascoltarci, io credo che sia per la profondità delle radici che la Resistenza ha affondato. Radici forti che ispireranno ancora il lavoro di tutti noi e delle generazioni che verranno. Grazie al sacrificio di giovani ragazzi che spesero la loro vita per consentirci tutto questo.
Diritti. Liberta. Democrazia.

Molti di noi li hanno semplicemente trovati. Qualcuno ha scritto che la libertà è come l’aria. Non la puoi descrivere, disegnare, fotografare, ma comprendi quanto sia preziosa quando ti manca.

Mai dare per scontato niente. I rigurgiti sono spaventosi. Possono presentarsi attraverso l’immagine quasi cinematografica di  un uomo in gabbia in tuta arancio ed il fuoco che arriva, o attraverso il racconto di una nuova caccia al ragazzo nero negli Stati Uniti, e sei nel 2015, o con qualche rito semitribale di casa nostra, tutto  capace di  alimentare l’odio fra i popoli, rischiando di farci sprofondare in un pericoloso nuovo Medioevo.  Ma l’Italia non è questo insieme di immagine, non è questa grazie alla resistenza..
Ed allora scusate se torno a ribadire un concetto, ma le cose di questi giorni ci fanno alzare la guardia: rifiuto con nettezza le parole di chi mette sullo stesso piano chi ha scelto la macchia, la resistenza, la difesa della democrazia, chi ha dato la vita perché si scrivesse la Costituzione, e chi ha condiviso la ferocia fascista e repubblichina. E’ vero che ci furono anche ventenni senesi che scelsero la repubblica sociale, ma non si puo rappresentare tutto questo come fosse stato..uno scambio dialettico! Fu guerra civile! Fu sparso sangue! Da una parte ci fu la lotta per la liberta di pensare, di dire di studiare, lavorare, votare! Dall’altra la dittatura. Tutto questo è retorica? Ed allora sono fiero di essere annoverata nel club e mi sento qui oggi in ottima compagnia!
Desidero concludere con le parole di Vittorio, con un suo passaggio:
– “La libertà è come l’aria”, pensavo mentre tornavo, in quel 25 aprile del ’43, da Colle Val d’Elsa a Firenze. Dopo anni di persecuzioni, un alito di libertà mi rafforzava quei valori antifascisti che sarebbero stati il cardine della mia esistenza. Eppure altri giorni bui avrei dovuto vivere: la galera e l’eccidio di tanti cari compagni partigiani nei tremendi giorni sul Montemaggio. E altri giorni bui avrebbe dovuto vivere l’Italia, prima di assaporare appieno la libertà e la democrazia. Oggi, ogni qualvolta un giovane mi chiede di quei giorni e di quelle mie scelte, non posso che rifarmi a quel sentimento. –

E quel sentimento è oggi con tutti noi che abbiamo imparato a riconoscerlo, a rispettarlo, a farne parte di noi.
Grazie anche a te Vittorio, ad Armando, ai tanti che oggi abbiamo commemorato. Torneremo ancora a salire a Montemaggio, perchè la liberta, come l’aria non debba mancare a nessuno.
Susanna Cenni

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