C’è qualcosa di profondo, e non spiegabile con le parole, che una donna prova di fronte ai fatti di violenza. E’ un sentire profondo fatto di testa, di corpo e di anima. E’ l’insieme di tutto ciò che si ribella, che ritiene la violenza un reato intollerabile per un Paese civile, qualcosa che mina in profondo la convivenza, l’essere uomini e donne.
Di violenza, di stupro, si parla ad ondate, si fa demagogia magari parlandone solo in relazione all’immigrazione, si sventola e strumentalizza a seconda dell’uso. La realtà è che nella nostra civilissima Italia solo dal 1996 la violenza sessuale è un reato contro la persona, sino a quel momento era ancora un reato contro la pubblica morale. Tutte le norme per appesantire le pene, per dar vita, forza e risorse ai centri antiviolenza, a quel tessuto di aiuto e accoglienza, di volontariato, che in Italia le donne hanno costruito, per rendere più sicure le città, per formare al meglio le forze dell’ordine sono ferme, al palo, bloccate dalla caduta del Governo Prodi e dalla contrarietà del centro destra.
I nuovi drammatici fatti di questi giorni, l’incapacità della nostra società di arginare i reati contro le donne, le incredibili e offensive esternazioni di Berlusconi sull’inevitabilità di tali reati e “l’impossibilità di garantire un militare per ogni bella donna”, chedono a tutti noi di non fermarci in superficie, a banali commenti, e di affrontare la questione della violenza sulle donne.
Questa settimana la Camera dei Deputati discuterà, grazie alla sollecitazione del PD e delle sue proposte sin dall’inizio di questa legislatura, discuterà del tema con una mozione di cui sono cofirmataria e affronterà le norme già esaminate in Commissione Giustizia sulla stalkig.
Un incubo chiamato “stalking”
Stalking è una parola inglese traducibile con il termine molestie. In realtà definisce più precisamente una serie di atteggiamenti ossessivi e persecutori che in genere sfociano nell’uccisione di chi le subisce. Così, questo atteggiamento criminale va ad alimentare quella violenza a sfondo sessuale che è la prima causa di morte tra le donne nel mondo. 14 milioni le vittime con un inasprimento della violenza che, dal 2004 al 2005, ha conosciuto un’impennata del 22 per cento. Sono quasi sempre fidanzati, ex, conviventi i molestatori, che agiscono in un ambiente familiare e apparentemente rassicurante per la vittima.
Oggi la situazione potrebbe cambiare, grazie ad una proposta di legge che renderà lo stalking reato punibile con una pena da sei mesi a quattro anni. Il testo è già stato votato in Commissione giustizia della Camera dei Deputati e ora deve essere discusso in aula. La collaborazione fra maggioranza e opposizione dimostra l’urgenza del provvedimento per coprire un vuoto legislativo nel nostro Paese. Finora, infatti, questo reato era previsto solo come solo contravvenzione, mentre con la nuova legge dovrebbe esserci la possibilità, tramite misure più severe, anticipare la degenerazione delle molestie.
L’ampiezza del fenomeno ha portato a parlare di “femminicidio”, espressione che denota la forte connotazione a livello di genere del reato. Alcuni dati ci spiegano meglio di molte parole la gravità della situazione: secondo gli ultimi dati Istat, riferiti al 2006, sono 6 milioni e 743 mila le donne dai sedici ai settant’anni che sono state vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della vita, mentre circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri (4,8%). Il 14,3% delle donne con un rapporto di coppia attuale o precedente ha subito almeno una violenza fisica o sessuale dal partner”.
“Il 24,7% delle donne – continua il testo – ha subito violenze da un altro uomo, 2 milioni 77 mila donne hanno subito comportamenti persecutori dai partner al momento della separazione o dopo che si erano lasciate. Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate. Il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 96% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle da partner. Anche nel caso degli stupri la quasi totalità non è denunciata (91,6%)”.
Un governo che mette le donne in secondo piano
A fronte di questi numeri, il governo di centrodestra non sembra avere tra le sue priorità le questioni legate alla sicurezza delle donne. In questi giorni è in discussione al Senato il ddl sulla sicurezza, al quale il Pd ha tentato di introdurre, tramite emendamenti, norme organiche contro la violenza sulle donne e contro lo stalking. Il governo ha risposto che non sono questioni attinenti al provvedimento. Tutto questo mentre, , il fondo per il piano di contrasto, da cui dipendono le risorse per i centri antiviolenza, finanziato dal governo Prodi con 20 milioni di euro, è stato cancellato.
Per quanto riguarda, nello specifico, l’iter riguardante l’approvazione di alcune normative riguardanti lo stalking, il dialogo tra governo e opposizione passa dal Ministro delle pari opportunità, Mara Carfagna, la quale ha dimostrato la volontà di portare avanti il provvedimento, con l’obiettivo di approvare una legge specifica su questo reato prima dell’estate. Ce lo auguriamo e di sicuro continueremo a fare la nostra parte in Parlamento.
Le proposte del Partito democratico
I passi indietro del governo su temi quali lo stalking e la violenza sulle donne ci impone di insistere con le proposte che da mesi, ormai, stiamo presentando. Sono interventi concreti, come quelli contenuti nella mozione presentata da Barbara Pollastrini lo scorso novembre. Fra i punti centrali di quella mozione troviamo: l’impegno per il governo di governo alla presentazione del Piano per i diritti umani delle donne, contro la violenza di genere e per ragioni legate all’orientamento sessuale e alle diverse abilità; il ripristino del Fondo specifico per il programma contro molestie, violenza e per la sicurezza; il sostegno dell’Osservatorio pubblico nazionale per un monitoraggio statistico su molestie e violenze alle donne, istituito dalla legge finanziaria 2007; l’implementazione dei numeri telefonici di pubblica utilità uniti a campagne informative tradotte nelle lingue più diffuse; l’istituzione presso i Pronto Soccorso medici di sportelli per l’accoglienza delle donne maltrattate; la costruzione di campagne di educazione del rispetto della donna e della persona, a partire dalla scuola; l’estensione della sfera di applicazione del permesso di soggiorno, ex art. 18 del Testo unico dell’immigrazione, anche alle donne vittime di maltrattamenti o abusi sessuali e l’attuazione del programma contro la tratta e lo sfruttamento degli esseri umani e per la tutela delle vittime.
È urgente e necessario riprendere con una corsia preferenziale il ddl sulle persecuzioni moleste di iniziativa del ministero delle Pari Opportunità dell’Esecutivo di centrosinistra, già approvato dalla Commissione giustizia della Camera, in cui viene riconosciuto lo stalking come una nuova fattispecie di reato, vengono inasprite le pene, viene prevista una maggiore tutela della vittima nel processo penale. La ministra Carfagna dovrebbe proseguire l’iter del provvedimento, non solo tenendo conto della discussione già svolta, ma facendosi carico di rafforzare ulteriormente il tessuto connettivo che ha portato a condividere il testo licenziato, soprattutto dal momento che in quell’occasione non tutta l’allora opposizione manifestò piena adesione al testo. Occorre, inoltre, garantire l’effettività della pena e investire risorse nella rete dei centri antiviolenza che costituiscono il primo supporto alle vittime che decidono di sottrarsi alla violenza e di denunciarla.
Anche in questo caso la Toscana è “avanti”, avendo approvato oltre un anno fa una legge regionale contro la violenza di genere.
Per approfondire:
La legge della Regione Toscana contro la violenza sulle donne
La mozione di Barbara Pollastrini
Vai sul sito e clicca sul video
Appello di Vittoria Franco contro la violenza
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