Cosa prendere e cosa lasciare di questo 2010

Mentre il treno corre verso Roma scorrono campagne ancora imbiancate immerse in una insolita nebbia. Se allontano le immagini caotiche che ho vissuto e visto solo qualche giorno fa sulle nostre strade, il tutto comunicherebbe pacatezza, calma, consiglierebbe tempo per la lettura, la riflessione. Ritorno a Roma per l’ultima seduta prima della pausa natalizia.
La neve abbondante è stata solo la conclusione di una settimana difficile, una settimana nella quale a perdere è stata l’Italia. La discussione sulla mozione di sfiducia al Presidente del Consiglio, presentata dalle opposizioni, e il voto del 14 dicembre ci hanno mostrato un volto che non avremmo voluto vedere della politica Italiana. 311 a 314, questa la conclusione grazie al determinante ‘salto del fosso’ di due deputati dell’Idv, che hanno deciso alla seconda chiama di schierarsi con la maggioranza e quindi di salvare il premier. Si, io la vedo così: senza citare i vari mutamenti delle signore “cepu” (Polidori) e di altri pentiti (?) tra i finiani.
Compravendita di parlamentari, urla e canti da stadio. Non mi vergogno di dire che ho avuto voglia di piangere, che ho trattenuto a stento le lacrime di fronte a uno spettacolo lontanissimo dalla mia idea di impegno politico, di rispetto delle istituzioni, di confronto di idee.  Ho preso il mio cappotto e sono uscita fuori, sentivo il bisogno di allontanarmi da quel Palazzo, e fuori ho incontrato l’altra faccia di quel 14 dicembre. Cordoni di poliziotti non consentivano di uscire né da piazza Montecitorio né da piazza Colonna. Mostro il tesserino, passo e vedo in via del Corso, direzione piazza San Giovanni, il fumo che si alza, sento l’odore acre dei fumogeni. Gli scontri sono ancora in atto e Roma sarà blindata fino a tarda sera.
Il Palazzo, la piazza, la terribile sensazione di non sentirsi parte di nessuno di quegli scenari e, contemporaneamente, la voglia fortissima di reagire. Reagire all’arroganza mercificatoria di chi pensa che si possa comprare tutto: le donne, i giornali, le tv e anche la democrazia, il consenso. Reagire per dire ai ragazzi che da settimane e settimane sono in piazza, sui tetti, che i violenti vanno isolati, ma che la loro rabbia e la loro protesta contro chi sta rubando loro speranze e futuro non è inascoltata, che ci batteremo con ogni mezzo democratico ogni giorno ed ogni ora, per cambiare l’orizzonte di questo Paese.
Reagire perché non voglio che sia questa l’ultima immagine che la politica trasmette al Paese. Voglio invece ricordare la splendida mobilitazione dell’11 dicembre, i tanti volti dei nostri militanti, degli elettori, degli uomini e delle donne che continuano a vedere nel Pd l’unica speranza vera di cambiamento. Voglio ricordare la bella serata delle donne di Poggibonsi del 9 dicembre, serata di laboratorio, con nuovi linguaggi e nuovi strumenti di dialogo e costruzione politica. Voglio ricordare a voi ed a me stessa le tre deputate ‘incintissime’ che sono venute a votare la sfiducia. Ed ancora la bella e fitta partecipazione al debutto di Franco Ceccuzzi come candidato sindaco per il Comune di Siena.
Noi non siamo annientati e questo Governo, che certo avremmo preferito dimissionario, oggi è più debole. E’ partito con oltre 70 deputati in più delle opposizioni, adesso ne conta solo 3. Ed infatti proprio nell’ultimo giorno di lavoro della Camera ecco una prima prova, con le votazioni sull’art. 5 del provvedimento sull’impresa che esentava dal Sistri le piccole imprese che trasportano rifiuti (la Camorra ringrazia), quando la Ministra Prestigiacomo, che prima ha votato con noi il rinvio, è stata messa in minoranza con dileggio ed ironici applausi dalla sua maggioranza ed ha lasciato il Pdl. Questo è quanto ci aspetta nei prossimi mesi.

E allora quelle maniche rimbocchiamocele sul serio. Non mi appassiona la discussione sulle formule e sul leader, credo che si ricominci prima di tutto sconfiggendo questa maggioranza e il suo leader, le sue regole, il suo atteggiamento sprezzante verso la Costituzione, l’etica, il Parlamento.  A me sembra importante il percorso indicato da Bersani, e trovo miope la fretta un po’ isterica di chi vuole nuovamente chiudere scenari con formule striminzite. Non è questa l’epoca di frettolose alleanze senza testare il collante, e spero proprio che il mio partito, questo Pd attraversato da tanti problemi, quotidianamente passato ai raggi x da sondaggi, osservatori ecc., non torni a lacerarsi quando la sua compattezza, la volontà di guardare avanti faranno la differenza.  Senza popolo e con le sole formule si va poco lontano. L’opposizione adesso va costruita nel Paese, guardando negli occhi quell’Italia sfiduciata, arrabbiata, disperata, che non crede più a niente. Lo so che è scomodo e difficile, ma chi – se non noi che ci siamo candidati a cambiare questo Paese – deve farlo?
E’ con questo auspicio che attendo il 2011. Reagire, farlo in tanti e tanti, farlo assieme.
Mi impegno, visto che oramai è diventato un metodo diffuso, a fare la mia lista delle cosa da lasciare nell’anno che se ne va, e di quelle da portare nel 2011. Mi piacerebbe ricevere anche le vostre, mettere assieme i nostri propositi e i nostri pensieri.
A tutti voi, che avete la pazienza di ricevere i miei pensieri ogni mese, i miei auguri di serene festività e di buon anno.

Susanna


“Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li condividono, li moltiplicano”.

Luis Sepulveda

Ed infatti proprio nell’ultimo giorno di lavoro della camera ne avremo una prima prova con la votazioni sull’art 5 del  provvedimento sull’impresa che esentava dal Sistri le piccole imprese che trasportano rifiuti,(la Camorra ringrazia) quando la Ministra Prestigiacomo, prima ha votato con noi il rinvio, è stata messa in minoranza con dileggio ed ironici applausi dalla sua maggioranza, ed ha lasciato il Pdl. Questo è quanto ci aspetta nei prossimi mesi.

2 thoughts on “Cosa prendere e cosa lasciare di questo 2010

  1. Cara Susanna grazie per l’invo del tuo vissuto di un giorno da ricordare e dimenticare, nella mia storia di donna di sinistra e con radici nel PCI.

    Cosa vorrei dimenticare e lasciare al 2010? la violenza che serve solo a chi, dalla confusione, trae il vantaggio di giustificare la repressione del dirritto di ribellarsi.

    Cosa vorrei portare nel 2011? la soddisfazione di aver sentito, da i tanti che hanno manifestato pacificamente, che hanno accettato la disponoibilità di Napolitano ad ascoltarli e la loro consapevolezza di avere diritto di dimostrare e chiedere spiegazioni ad un governo che fino ad oggi non li ha ascoltati.

    Bune feste anche a te Catia

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