Covid-19, braccianti: sul rischio focolai la mia interrogazione

I lavoratori indiani nell’agropontino, i ghetti dei lavoratori immigrati nel sud Italia. Difficile pensare a DIP e a distanze di sicurezza, quando vivi in condizioni di sfruttamento, e molti sono stati i segnali di allarme sulla condizione dei braccianti, molti dei quali extracomunitari, che lavorano nelle campagne del nostro Paese. Da una parte ci sono le norme varate dal Governo che impongono a tutti di rispettare distanze, prescrizioni in termine di igiene e un protocollo per la sicurezza nei luoghi di lavoro e dall’altra ci sono tanti uomini e donne che lavorano e vivono nei campi ancora in condizioni igieniche precarie, senza acqua corrente e spesso alle prese con le difficoltà legate alla comprensione della nostra lingua. L’allarme è stato dato dai Sindacati con una lettera flai  e da Marco Omizzolo  ripreso da molte associazioni, e ho ritenuto di contribuire alla richiesta di attenzione su una situazione , in cui i lavoratori rischiano di ammalarsi e di contribuire alla nascita di nuovi focolai. Ho sul tema depositato un’interrogazione, che chiede un intervento immediato e coordinato tra prefetture, regioni ed enti locali in modo da mettere a disposizione alloggi adeguati dal punto di vista igienico sanitario e per dare istruzioni in più lingue sui comportamenti da adottare per evitare il contagio e l’esplosione della malattia.

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