Del Palio, della parità, di Enrico Rossi, delle sentenze…..

 

Le donne dell’Oca.

 Intervengo con un po di ritardo a causa di un virus e di qualche problema familiare, ma oggi lo faccio.

Gli amici senesi che mi vogliono bene mi hanno detto “non ti conviene dire qualcosa, lascia perdere”. Quelli che mi conoscono, ma che sul palio non tollerano ingerenze mi hanno, già un anno fa ,fatto notare, che “una della valdelsa che di palio non sa niente è meglio che stia zitta”…

Solo che l’altro ieri, arrivando a Firenze per impegni di lavoro, ho visto il manifesto di Enrico Rossi. Diceva nella sua megadimensione “Toscana: 49% uomini, 51% donne. Anche la mia giunta sarà così“.

Ed io ci credo. Credo che Enrico Rossi farà questa scommessa, credo che investire sulle donne converrà alla Toscana, credo che l’eguaglianza, la cittadinanza di genere sia un fondamento del nostro vivere e della nostra civiltà, in ogni dimensione della nostra vita.

Ci credo così tanto che da assessore regionale ho promosso una legge che cerca di applicare in ogni campo il principio di parità, le LR 16/09, per la quale ho anche ricevuto…ben un euro di cioccolata.

Avere gli stessi diritti, ma soprattutto   ribadirlo pare quasi ridondante tanto dovrebbe essere acquisito, ma non è così. Ancora oggi nel lavoro purtroppo c’è una pesante differenza salariale, sulle donne continua a pesare la cura dei figli ecc…non mi dilungo perché il tema non è questo.

Il tema è all’ordine del giorno perché un gruppo di donne dell’Oca, nel 21 Secolo chiede il diritto di voto nell’unica contrada che non lo consente. Un gruppo di donne.. non tutte le donne.

Il gruppo di donne si attiva, discute, da battaglia, fa ricorso alla giustizia ordinaria e la sentenza , la numero 24/2010 da loro torto..perchè ” non agiscono a nome di tutte le donne di quella medesima contrada”.

E’ per me difficile entrare nel merito del funzionamente e delle regole che il Palio e le contrade si danno e si sono date da secoli a questa parte, sulla giustizia Paliesca e sulla decisione che è stata assunta di ricorrere al giudice ordinario..ed infatti non lo faccio. Ho imparato a osservare il Palio da fuori, anche se fin da bambina l’ho visto attraverso nonni e zii di Valdimontone, un amato cugino Istriciaiolo, amici, tanti cari amici senesi. Ho imparato a raccontare ai turisti, agli ospiti istituzionali l’originalità, la storia, la capacità di far vivere quella storia nel tempo, di rappresentare per una città elemento di coesione, solidarietà e passione . Questi, ben più della corsa, dei cavalli, dei fantini, sono stati gli elementi che mi hanno portato ad averne un grande rispetto, a restare affascinata dal Palio. Mai mi sono permessa di commentare comportamenti, cavalli, scelte, performance…ma qui stiamo parlando di altro.

Stiamo parlando di diritti costituzionali,  ed io,  mi sento di dire con  convinzione che chiedere il diritto di voto dentro all’unica contrada che non lo consente è una richiesta del tutto giusta, e che il tema,  di fronte a sentenze e ad un dibattito pubblico ufficialmente aperto è un tema non più “per addetti ai lavori”, ma pubblico.  Credo che “la tradizione” e “l’anzianità” non siano motivazioni sufficienti per non aprire una riflessione seria di fronte a donne che lo chiedono e di fronte a principi sacrosanti come la parità dei diritti.

Si dice, “la contrada è una associazione privata”, “molte donne non vogliono che si cambino le regole”. Vera la prima cosa, non so dire della seconda, ma una contrada ha anche un ruolo pubblico, sociale, e, particolare piuttosto rilevante, percepisce sostegno pubblico dalle istituzioni. Esercita poi un ruolo importantissimo:  parla ai bambini ed alle bambine, insegna loro valori, principi….e tra questi dovrebbe esserci anche la parità tra uomini e donne, parità sempre e comunque, in ogni momento della vita. Se questo è come si concilia con quello spazio, con quella “eccezione” del non voto alle donne nel 2010?

Un gruppo di donne dell’oca, spero in totale autonomia, spero senza influenza esterna alcuna, ha intrapreso una battaglia per il riconoscimento di un diritto. Questo è il tema, non lo si puo rimuovere, e francamente dal mio punto di vista, poco rileva quante siano a farlo.  Sarebbe bastata una sola donna che pone il tema ad aprire una discussione legittima e sacrosanta. Un solo intervento sulla stampa a renderlo pubblica questione.

Lo storia intera è fatta di minoranze di donne che sono divenute avanguardia, ma che sono state fondamentali per la conquista di diritti che oggi ci sembrano assolutamente scontati. In genere la vita di quelle donne non è stata semplice…ma hanno vinto portanto un vantaggio a tutte le altre.

La storia e la tradizione sono importanti, ma la forza della tradizione sta nella capacità di vivere nel tempo anche rinnovandosi, ed acquisendo dai mutamenti rinnovata forza. Io credo che il Palio in più occasioni sia stato capace di farlo, e voglio sperare, non solo per le donne dell’Oca, ma il Palio e per Siena che saprà trovare la strada anche questa volta.

Io non posso che considerare giusta quella battaglia, altrimenti la mia coscienza mi imporrebbe di restituire quel simbolico “euro di cioccolata” che mi hanno attribuito qualche settimana fa, e la coscienza è per me un’amica da ascoltare sempre.

Susanna

 

 

 

One thought on “Del Palio, della parità, di Enrico Rossi, delle sentenze…..

  1. Sono un contradaiolo (ex Capitano della Pantera) e concordo in pieno su ciò che dici: non è questione nè di tradizione nè di femminismo, si tratta del naturale riconoscimento di un diritto (certo per quelle donne tante o poche che lo vorranno esercitare) che nel 2010 non può essere negato, anche se un giudice ha trovato una via per . . . non decidere!

Lascia un commento