Una “mobilitazione straordinaria dal basso”, partendo dai circoli per ripartire “dal nostro popolo con serietà e umiltà”. Così il vicesegretario Maurizio Martina ha aperto la direzione del Pd. ‘La sconfitta del Pd alle elezioni del 4 marzo – ha detto sempre Martina nella sua introduzione – è stata netta e inequivocabile e riguarda tutti, ciascuno per la propria responsabilità. Non cerchiamo scorciatoie o capri espiatori. È necessario andare in profondità nell’analisi e nel confronto tra noi’. È stata una delle direzioni più lunghe e partecipate alla quale io abbia assistito.
Una discussione caratterizzata da molti interventi e dalla voglia di trovare, insieme, lo slancio per ripartire. Per quanto mi riguarda sono convinta che c’è veramente bisogno di confrontarsi e di analizzare in profondità questi anni. Dalla nascita del Pd, agli errori compiuti, ma non solo. Dobbiamo capire come e quando abbiamo perso la strada di quel progetto e interrogarci su come ricostruire un sentimento con il Paese. Quel sentimento che abbiamo cominciato a perdere anni fa e che non abbiamo ricostruito. Matteo Renzi si è dimesso ed è un atto di responsabilità importante, ma nessuno, e sottolineo nessuno, nel corso della direzione ha sostenuto che in questa sconfitta ci sia una responsabilità personale. Le responsabilità vengono da lontano e gli errori ci sono stati recentemente, ma non solo. Quando si sta in un partito si perde o si vince tutti. Insieme.
Adesso è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche per ricostruire dal basso questo Partito. Nel corso della direzione ho sentito interventi belli e appassionati. Certo non ho condiviso, alcune cose mi hanno convinto, altre meno. Abbiamo approvato il documento conclusivo e dato mandato al vice segretario Maurizio Martina, reggente del Pd, di dare vita a un esecutivo unitario. Ad aprile avanti con l’assemblea nazionale. In seguito valuteremo il percorso che ci servirà per darci una nuova guida. Adesso non ci servono gazebo e nuove divisioni, nessun gioco di figurine, ma un grande lavoro. Dobbiamo tornare a immergerci nel cuore del Paese. Ovunque. Insieme. La sfida è di quelle da far tremare i polsi. Mettiamo da parte le tifoserie e riprendiamoci il cuore e l’anima del nostro partito.
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