La vicenda che è emersa nelle scorse settimane al liceo artistico di Siena, con l’accusa di molestie verbali e “catcalling” mosse da una ex allieva nei confronti di un docente, ci deve servire soprattutto per chiederci e comprendere se e come il mondo della scuola sia fino in fondo, davvero, in grado di rappresentare un luogo sereno e sicuro per gli studenti e le studentesse e se ci siano a sufficienza strumenti cui essi possono rivolgersi.
Perché al di là della singola vicenda – sulla quale c’è un’indagine in corso e che quindi andrà valutata e giudicata in un altro momento e rispetto alla quale ogni donna si sente coinvolta – l’urgenza che dobbiamo sentire, e condividere, è quella di dare ai ragazzi e alle ragazze dei luoghi, dei canali adeguati, delle figure di riferimento con cui poter condividere e a cui poter confidare il proprio disagio, la propria difficoltà, nella certezza di trovarvi ascolto, supporto, fiducia, strumenti idonei per uscire dalla sensazione che ciò che ti accade sia un “problema personale”. Una molestia non è un problema personale; sarebbe, nel caso, un problema dell’istituzione stessa che non può non intervenire e porsi domande.
Con questo intento ho depositato un’interrogazione al Ministro dell’Istruzione e alla Ministra delle Pari Opportunità, firmata anche da molte colleghe deputate del Pd (Cantini, D’Elia, Bruno Bossio, Rotta, Morani, Cantone, Pezzopane, Gribaudo, Pollastrini, Nardi, Bonomo, Ciagà, Mura, Lorenzin, Madia), perché si apra una riflessione più ampia.