In Libia c’è un’emergenza umanitaria. Le condizioni nei centri di detenzione sono disumane come testimoniato da UNHCR. L’aggravarsi dello scontro militare tra il governo riconosciuto internazionalmente e le truppe di Haftar rende ancora più insicure e preoccupanti le condizioni di civili e migranti. Si contano 650 morti, 2.400 feriti e 90.000 sfollati solo negli ultimi 3 mesi. In questa drammatica escalation la responsabilità del governo italiano è enorme.
Per affrontare le enormi criticità presenti in Libia serve una cornice di riferimento complessiva che promuova il dialogo politico fra i diversi attori, fornisca piena copertura politica alle organizzazioni internazionali più impegnate sul fronte della tutela dei diritti umani, coinvolga i Sindaci libici per dare una prospettiva di futuro alle loro comunità con progetti di cooperazione allo sviluppo. Ma soprattutto serve una spinta straordinaria riapra la prospettiva oggi gravemente compressa di una stabilizzazione della Libia.
Il Governo Lega Cinque Stelle, infatti, ha abbandonato l’approccio integrato e ogni iniziativa politico-diplomatica avviati dagli accordi dei governi a guida Pd, limitando il proprio intervento in Libia a pochi spot anti-barconi. A questo si è aggiunta la scellerata propaganda riguardo alla chiusura dei porti. L’Italia oggi si trova in uno stato di isolamento preoccupante, di cui è stato emblematico il vertice di Palermo, incapace di intraprendere una qualsiasi iniziativa diplomatica per favorire la stabilizzazione e il consolidamento nazionale.
In questo quadro ci dichiariamo contrari al boicottaggio dell’operazione navale europea Sophia che sorvegliava i confini italiani con risorse europee. Denunciamo le decisioni dell’attuale governo, che ha di fatto arretrato il raggio d’azione del sistema di ricerca e salvataggio in mare funzionante fino alla prima metà del 2018 coordinato dalla Guardia costiera italiana e che prevedeva il pieno coinvolgimento di attori non governativi (ONG), di attori statuali europei, dei mezzi italiani e della Guardia costiera libica. Riteniamo inaccettabile la criminalizzazione dell’operato delle ONG: salvare vite non può in nessun caso essere considerato un reato. La persecuzione contro le ONG ha reso la traversata della rotta del Mediterraneo centrale molto più pericolosa, nonostante siano diminuite le partenze e aumentate le morti in mare. Denunciamo l’assenza di ulteriori iniziative del governo italiano per quanto riguarda il miglioramento della situazione dei diritti umani nei campi dove sono tenuti i migranti.
Per questo i gruppi del Partito Democratico alla Camera e al Senato impegneranno il governo:
a chiedere alle autorità libiche di mettere in campo un’azione straordinaria, in collaborazione con l’UE, OIM e UNHCR, al fine di svuotare i centri di detenzione e permanenza attraverso il potenziamento dei corridoi umanitari già avviati dai governi a guida PD e sanciti dall’art. 2 dell’accordo Gentiloni Serraj e attraverso il ricorso massiccio ai rimpatri volontari assistiti che negli ultimi mesi hanno subito dei rallentamenti; parallelamente è urgente rifinanziare il Fondo Africa e le risorse per la cooperazione italiana al fine di intervenire sulle condizioni dei centri di partenza, aumentare l’assistenza sanitaria la fornitura di medicinali e attrezzature mediche, nonché promuovere la formazione, anche in ambito di diritti umani, del personale all’interno dei centri. Per svuotarli definitivamente, soprattutto alla luce degli ultimi eventi tragici che hanno coinvolto il centro di Tajoura, chiediamo che il governo si attivi al più presto per promuovere corridoi umanitari a livello europeo.
Ad attivarsi nelle sedi europee affinché Eunavformed Sophia torni ad essere una missione navale per ristabilire un essenziale presidio strategico in aree cruciali per la sicurezza del nostro Paese;
ad adoperarsi al fine di consentire che l’operazione Mare sicuro possa esercitare le precedenti funzioni di coordinamento e controllo nel mediterraneo centrale, riacquisendo, inoltre, i mezzi navali trasferiti alla Missione MIBIL;
A chiedere immediatamente la convocazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione libica.
Date queste considerazioni, i gruppi del Partito Democratico alla Camera e al Senato non ritengono ci siano le condizioni per rinnovare il sostegno alla missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica.