Preferisco indubbiamente concentrarmi sui volti delle tre leader francesi che hanno fatto quasi cappotto con le refioni francesi, o su Nancy Pelosi. Preferisco pensare al volto pulito della giovane donna che Enrico Rossi ha scelto come vice, o alle facce affidabili di Emma Bonino, Mercedes Bresso, Katiuscia Marini, purtroppo il contesto in cui continuiamo ad essere immersi in questo Paese è ben diverso, e le stesse intercettazioni di queste settimane ci riconsegnano un Paese in cui le donne e soprattutto il loro corpo sono prevalentemente collocate in ben altra funzione.
Nei mesi scorsi il tema della dignità della donna è esploso con prepotenza nel nostro Paese. A fare da cassa di risonanza è stato ancora una volta l’agone della politica, prima con il caso escort, poi con gli insulti sessisti rivolti da Berlusconi a Rosi Bindi durante una popolare trasmissione televisiva, e poi come ricordavo sopra l’uso di escort, così come di danaro, bmw e rolex, come mera merce di scambio e corruzione in cambio d favori, appalti ecc. Il tema, però, non riguarda solo la politica ma più in generale l’immagine della donna proposta dai mezzi di comunicazione di massa: ha iniziato un documentario dal titolo “Il corpo delle donne“, realizzato da Lorella Zanardo, Marco Malfi Chindemi e Cesare Cantù, che mostra come le donne vere stiano scomparendo dalla tv per lasciare il posto a una rappresentazione grottesca, volgare e umiliante, e l’analisi della pubblicità, dello spazio che alle donne viene riservato anche nei contenitori informativi non aiuta a letture diverse. Di questi temi abbiamo discusso l’8 marzo a Poggibonsi nel corso di un incontro intitolato “Comunicazione e dignità delle donne”, assieme ad una ricercatrice dell’Università di Siena e ad alcune giornaliste.
In Italia stiamo vivendo una fase complessa nella quale la costante sembra una sempre maggiore divaricazione fra l’immagine delle donne offerta dalla televisione e le loro reali capacità e ruoli sociali. Prevale, in tv, un modello di “donna-velina”, un sessismo alimentato attraverso battute, cliché e fatti di cronaca dai quali le donne escono spesso degradate. I media mostrano solo donne belle, giovani, economicamente benestanti e vestite alla moda; mentre scompaiono dalla realtà televisiva le donne con più di 35 anni o quelle che appartengono alle classi sociali meno agiate.
Mentre da noi fatica dunque ad affermarsi una rappresentazione “plurale” della donna, non offensiva della dignità, non volgare, che non la riduca sempre e solo ad oggetto sessuale, a livello internazionale il ruolo dei media e della rappresentazione della donna nei media nel processo democratico di affermazione dei pari diritti è ampiamente identificato e riconosciuto dalle grandi agenzie quali Onu, Ue, Consiglio d’Europa. La Comunità europea da anni promuove interventi normativi e di indirizzo in favore delle dignità della donna nei mass media e dell’uguaglianza di genere, mentre codici di autoregolamentazione sono in vigore in Inghilterra, Svezia, Paesi Bassi, Francia, Spagna, Slovenia.
L’Italia resta, tanto per cambiare, insieme alla Grecia, il fanalino di coda. Ovviamente mi chiedo quali interventi possiamo mettere in atto per una più moderna cultura della comunicazione intorno alle donne? Nel dicembre 2009 il Senato ha approvato una mozione del Partito Democratico, presentata da Vittoria Franco, sul ruolo della donna nelle trasmissioni televisive. La mozione impegnava il Governo ad attivarsi affinché il sistema radiotelevisivo pubblico svolgesse un’opera di sensibilizzazione al rispetto delle diversità di genere e della dignità delle donne ed alla rimozione di espressioni di discriminazione e degli stereotipi, promuovendo anche campagne di informazione nelle scuole. Ma anche altri interventi sono possibili: da un rafforzamento dell’autoregolamentazione, alla creazione di un osservatorio sull’utilizzo della donna nei media e nella pubblicità, fino alla costituzione di un organismo in grado di sanzionare i comportamenti scorretti e lesivi della dignità femminile. Ma è chiaro che occorre prima di tutto un’operazione culturale per sensibilizzare ed affinare l’opinione pubblica su questi temi.
C’è da lavorare molto sulla istruzione e formazione educativa e culturale delle nuove generazioni, c’è da rimuovere stereotipi e deformazioni. Compiti per la scuola e per noi tutti. Io intanto assieme a Paola Concia, Loredana Lipperini, Eliana Frosali, sto lavorando ad una ipotesi di proposta di legge…ogni contributo sarà ben gradito.
Non è cambiato niente in questi anni, nonostante le battaglie…