#Donne2: Una discussione sulla relazione tra differenza di genere, democrazia paritaria e il Pd

Nelle scorse settimane è partito un appello, a Roma il 5 maggio ci sarà una iniziativa promossa dal Pd ed il 12 maggio l’appuntamento delle donne che hanno promosso l’appello TowandaDem.
Questa la mia riflessione :

“Nei prossimi giorni ci saranno momenti di incontro tra le donne del Pd. Forse si è aperto un dibattito. E questa è una buona cosa. A patto che sia una cosa vera e che trovi le strade giuste per svilupparsi. E’ la mia opinione, nient’altro che questo. Ma sarebbe curioso commentare, ritwittare, condividere, i #meetoo di oltre oceano e faticare a discutere tra donne, certo con storie, formazione, esperienze e sensibilità differenti, ma che hanno compiuto la scelta di fare politica nella stessa casa, quella del Pd.

Sono tra coloro che hanno sottoscritto quel documento, anche se non sono tra le amiche e compagne che lo hanno pensato, scritto. Forse lo avrei scritto in altro modo, evidenziato, altri punti, altre criticità, ricordando magari anche che non tutte le donne del Pd hanno approvato quelle liste…ma ho comunque pensato che non potessimo più rinviare una discussione vera e franca, e che fosse importante essere in tante a volerla aprire quella discussione. Una discussione sulla relazione tra differenza di genere, democrazia paritaria e il Pd, il suo destino, la sua rifondazione. Ne abbiamo bisogno. Ed è un bisogno ancora più forte se oggi abbiamo presenti un paio di istantanee su chi rappresenta il Pd in tutte le istanze, quelle ufficiali e quelle sui media, e chi invece sale alla guida dell’Spd in Germania… Una discussione ci serve. e può farci compiere importanti passi avanti, ma per me con due condizioni irrinunciabili: La prima è l’Autonomia, e cioè che facciamo sul serio, che scegliamo di darci luoghi di elaborazione politica autonomi, in cui riconoscerci e sostenerci nella battaglia politica dentro e fuori il Pd su temi che per noi sono prioritari. Lo dico perché non è che in questi anni alcune di noi non ci abbiano provato, ma abbiamo perso, di fronte all’idea di molte, della maggioranza direi, che “le correnti” , o il Leader forte, potessero oramai garantire le donne, la loro presenza…..ma l’immagine della Delegazione del Pd, che sale al Quirinale ci dice da sola molto più di tanti ragionamenti. Perché abbiamo lasciato che tutto ciò avvenisse? che venissimo via via accompagnate fuori? A me vengono in mente decine di donne, di colleghe che potrebbero autorevolmente fare la Segretaria di partito, la Presidente, la capogruppo di Camera o Senato. Decine. Ma non abbiamo fatto una battaglia per questo. Non abbiamo fatto una battaglia assieme semplicemente perché non esiste più un “assieme”, abbiamo lasciato morire le sedi dell’autonomia, e là dentro, nella Direzione, nei Gruppi Parlamentari siamo diventate le renziane, le franceschiniane, le orlandiane…e quant’altro, annullando le nostre storie e in qualche caso anche le nostre intelligenze, le nostre competenze, che sono tante e assolutamente trasversali alle collocazioni congressuali. La seconda condizione è la ricostruzione di una relazione nuova con le donne Italiane, con la condizione economica e sociale delle donne. Si perché non bastano gli atti parlamentari e le azioni di Governo.

Serve la politica. In questi anni sono state prodotte cose importanti, misure concrete, ma quando i dati dell’ispettorato del lavoro ti raccontano quante decine di migliaia di donne continuano a lasciare il lavoro dopo la nascita del primo figlio, quando numeri e statistiche ti dimostrano quanto dentro alla povertà nel Paese ci sia una cifra più pesante delle donne, quando femminicidi e violenza continuano a registrare una contabilità così pesante, quando si ricomincia a rimettere in discussione la 194, quando tante donne si allontanano dalla politica e dalla Sinistra, dall’impegno e dalla fiducia in quei luoghi, vuol dire che devi ricostruire daccapo prima di tutto un terreno di relazione, di rappresentanza e di fiducia con ragazze, lavoratrici, intellettuali, imprenditrici, movimenti, associazioni. Se non lo faremo anche la nostra discussione diverrà solo tema da ceto politico, anche se femminile.

La storia delle grandi leggi di libertà è figlia di una sintonia tra la Sinistra ed il Paese, di discesa in campo delle donne con mobilitazioni, movimenti, e questo è particolarmente vero per le leggi che hanno segnato in meglio la vita delle donne. Soprattutto oggi, dopo una sconfitta così pesante del Pd e della sinistra tutta, ricominciare da lì, con umiltà ed ascolto, è interesse delle donne e del nostro Partito. Non c’è un conflitto tra le donne del Pd a mio parere. Ci sono donne che hanno preso una iniziativa, e ci sono donne, tutte quelle che vorranno, che possono riprendere in mano una storia da ricominciare a scrivere assieme per rifondare un partito di uomini e donne, perché in questo momento il Pd non lo è.”

Susanna Cenni