La consulta ha pronunciato le parole che il Parlamento non era ancora stato capace di approvare: “non è punibile si sensi dell’articolo 580 del codice penale a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.
Sono parole storiche, che aprono una pagina nuova nel nostro Paese sul fine vita. È anche una sentenza che certifica purtroppo l’inazione del Parlamento su questa materia vittima di veti contrapposti e dell’incapacità di produrre discussioni libere da ideologismi. Un Parlamento, nel tempo della maggioranza giallo verde, che non è stato sin qui capace di interpretare quel principio, quello sì “sacro”, della Laicità dello Stato. C’è un confine attorno alla nascita della scelta di dare vita, ai confini del proprio corpo, alla fine della vita, quando è difficile poterla definire ancora tale per patologie irreversibile e le condizioni rendono inaccettabile poter proseguire, che non può essere varcato dallo Stato perché appartiene alla sfera esclusivamente personale. Adesso occorre che la Politica faccia il suo mestiere, interpreti al meglio la sentenza e completi con le norme che servono questo passaggio di civiltà e umana misericordia. La maggioranza è cambiata, adesso dobbiamo provarci.
Renzi se n’è andato. Ho fatto fatica a scrivere nei giorni scorsi di questa scelta. Ho fatto fatica perché la ritengo una scelta profondamente sbagliata politicamente, priva di ragioni politiche comprensibili, pesante per la stabilità del Governo che lui più di me ha voluto, irrazionale.
Un errore grande. Come noto, sono tra coloro che per lungo tempo ha avuto posizioni di minoranza, a volte con momenti difficili, ma ho, come altri, continuato a dire la mia opinione, restando nel Pd che è rimasto il mio partito sia quando ho vinto i congressi che quando li ho persi. Non si dica che questa scissione è stata una “separazione consensuale”. Ritengo sia stata un’operazione premeditata, svolta nel momento più sbagliato perché all’indomani di un grande lavoro di ricucitura e ricompattamento del Pd in una fase delicatissima. Un’operazione di ceto politico parlamentare. E penso che non si allarga un fronte politico e culturale dividendo una comunità, semmai si generano scoramento e disorientamento. Ritengo invece che le ragioni che portarono alla nascita del Pd siano ancora valide e che quell’obiettivo vada invece oggi allargato e arricchito di culture fondamentali come quella ecologista, femminista e di nuove generazioni portatrici di aria nuova. Italia Viva non sarà il nostro avversario, ma un soggetto della coalizione. Spero però che tutti coloro che si candideranno prossimamente con il simbolo e i voti del Pd si impegnino a restarci in questo ns partito o scelgano di candidarsi altrove.
Credo che occorra molto investire sul senso di Comunità del Pd, aprendo molte porte a linguaggi ed esperienze civiche. Intanto diamo il benvenuto a Beatrice Lorenzin, Laura Boldrini e molti nuovi iscritti che stanno arrivando in queste settimane.
Lo ha detto con chiarezza il Segretario anche nei giorni scorsi, oggi la sfida è dimostrare l’utilità del Pd nella quotidianità, nell’identità e nella prospettiva politica. I sondaggi sono certo importanti, ma è innegabile che oggi torniamo a essere centrali dentro a una coalizione che sta attorno al 40%, una coalizione che ha accolto tutte le nostre principali proposte economiche, sociali, di svolta Green. Davanti a noi ci sarà una complicata legge di bilancio, la sfida di abbassare pressione fiscale e recuperare evasione fiscale, l’investimento su asili nido e accesso alla formazione per tutti, parità salariale e investimenti verdi.
Intanto appuntamento nei prossimi giorni nelle piazze, nei circoli, nei gazebo.
Vi aspettiamo e magari parliamo di cosa sta accadendo, di questo nuovo Governo, etc…
La scorsa settimana alle nazioni Unite si è parlato di clima. Greta Thunberg ha fatto il suo intervento amato da molti, criticato da altri, e venerdì 27 ci sarà nuovamente un grande globale sciopero per il clima. Intanto l’involuzione di cui siamo protagonisti attivi ci certifica nuovi disastri, e questa volta non si tratta di orsi bianchi o di violenti uragani nel sud America, ma del ghiacciaio del Monte Bianco. Casa nostra sul serio. La consapevolezza si allarga, le giovani generazioni sono mobilitate, nelle borse delle signore le bottigliette di plastica sono state sostituite da borracce colorate, ma la svolta deve avvenire nelle politiche, globali e locali.
Non depone bene che il decreto di Costa sia fermo. Certo non possiamo semplicemente far pagare i costi di una svolta Green ad agricoltori, ai cittadini, ma è certo che non si potrà più semplicemente rinviare ad altro momento scelte non più rinviabili. Riguarda tutti, la politica e le istituzioni, i nostri comportamenti, i nostri consumi.
Io vedo qui, in questo necessario mutamento uno dei compiti di una sinistra che voglia davvero interpretare questo tempo: le politiche istituzionali e il cambiamento culturale. Ecco, è in questa duplice dimensione che dovremo agire una delle principali dimostrazioni della nostra utilità. Dipende da noi.
Susanna
Io credo che la decisione di Renzi sia dovuta al suo ego e al suo interesse personale. Lui deve stare sempre al centro della scena e decidere personalmente su tutto. Non si tratta di stare in minoranza perché lui è stato sconfitto dagli elettori prima che nel partito. Ora la sua posizione gli permette di decidere della vita o della morte del governo. Questo per lui dev’essere irresistibile. Ora come si dice buona fortuna, o quello che sarà.