I numeri sono incoraggianti, ma già il clima positivo e le parole di Helmuth Köcher dicevano molto di Wine&Siena. Ho ascoltato e accolto con sollievo quelle parole: la scelta di Siena per il suo paesaggio, per l’eccellenza dei vini, dei produttori, per un terroir unico che nasce da un sapiente mix di paesaggio, ambiente e qualità.
E’ stata la forza di quel “qui e non altrove” che a mio parere ha dato il suo contributo a una necessaria inversione di tendenza verso altro rispetto al livore e alla polemica, per fare spazio alla prospettiva e al coraggio, contro la tentazione del rimpianto. Leggo adesso molti commenti, proposte legate alla prossima edizione.
Un futuro da costruire con il confronto con i consorzi del vino, con sinergie e relazioni con altri eventi del settore, per riuscire a intercettare buyer e stakeholder. Tutte considerazioni giuste, e forse aggiungo io, anche utili a incoraggiare e sostenere un rilancio e un ruolo nuovo della stessa Enoteca Italiana di Siena, che lo ricordo, è stata sede del primo Vinitaly.
Mi piace aggiungere che mentre a Siena entrava nel vivo l’evento dedicato al vino, Monteriggioni ospitava il terzo “Forum Comuni in cammino”, un confronto tra regioni, comuni, associazioni e Paesi europei interessati dall’itinerario. Un’occasione importante per fare il punto sulla valorizzazione di questa strada e sull’economia nata, da investimenti importanti ma non eccezionali, e da flussi di pellegrini o semplici turisti che scelgono quel “qui e non altrove”, che scelgono ritmi e modi altri per fruire di territorio, beni culturali e strutture di accoglienza. Anche a Monteriggioni si è respirato un bel clima e anche durante quel confronto la Toscana e Siena sono state rappresentate come best practices, con ancora importanti margini di crescita e di miglioramento.
Cito questi due esempi perchè testimoniano che investire e credere nel nostro territorio, con responsabilità e modernità, può ancora consentirci una crescita di qualità, difficilmente delocalizzabile. Ovviamente non sto dicendo che tutto questo sarà sufficiente a uscire da una crisi pesante, e non sto dicendo che dobbiamo rassegnarci a perdere la centralità della Banca e della governance. Tutt’altro.
Credo che occorra ancora fare di tutto affinché così non sia, e che proprio dalle sinergie tra la nostra terra, la Banca, la Fondazione, le imprese, le istituzioni e il territorio possiamo tornare a essere riconosciuti come terra di eccellenza che non si ferma. Dico che l’agroalimentare, il vino di qualità, la tutela del nostro paesaggio e le politiche di sostenibilità quando puntano all’eccellenza, sono una vocazione vera su cui continuare a studiare, investire, innovare e sperimentare. Abbiamo i numeri che testimoniano la concretezza e non dobbiamo fermarci. Avanti, quindi, con apertura e con coraggio.
Susanna Cenni,
parlamentare del Pd alla Camera
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