Chissà se anche la super luna del cervo ha un lato oscuro: lei era fantastica e ho visto occhi incantati e nasi all’insù per osservarla.
Un lato oscuro di questo Paese, invece, ha prodotto uno strappo violento che mercoledì e giovedì ha messo la parola fine all’esperienza del Governo Draghi e, con lui, a tutti i provvedimenti principali attesi soprattutto da chi si è impoverito dopo due anni di Covid, per i fenomeni speculativi che hanno impennato i prezzi di energia e cibo e le conseguenze della guerra.
Non si tratta di colpe ignote, gli autori portano nomi e cognomi: Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi. Non credo ci sia, tra i cittadini e le cittadine italiane o tra le imprese, qualcuno che abbia compreso le ragioni di questo attentato al Governo. Chi ha seguito il dibattito e il voto al Senato ha visto con contezza tutto quanto; ha visto il premier entrare in Aula con un intervento che rappresentava la disponibilità e la volontà di lavorare per riscrivere il patto su partite molto concrete, a partire dall’agenda sociale, la correzione dei pasticci sul 110%, il miglioramento del reddito di cittadinanza, una riforma previdenziale con la flessibilità in uscita; e ha visto, invece, come M5S, Lega e Forza Italia non abbiano nemmeno avuto l’onestà o il coraggio di metterci la faccia, sfiduciandolo.
Si è scelto di praticare veti contrapposti, di scommettere sul vantaggio di qualche punto percentuale veicolato dai sondaggi, incuranti delle difficoltà legate al caro spesa, ai 4 milioni e mezzo di persone in situazione di povertà, a 1,2 milioni di persone con redditi inferiori a 12.000 euro, alla siccità più grave degli ultimi 70 anni che attende un decreto urgentissimo, alla foga distruttiva degli incendi.
Il mondo intero non lo capisce, sbigottito davanti alla caduta di una delle figure più autorevoli sul piano internazionale, uno dei tre leader ritratto in un’immagine che aveva fatto il giro del mondo, su quel treno per Kiev nel tentativo di contribuire al percorso di uscita dalla guerra e di lotta contro la crisi alimentare.
Anche io ho seguito tutto il dibattito. Ma mentre l’arte oratoria – che ha visto pochi leader prendere la parola e che, in alcuni casi, aveva ben poco del profilo istituzionale – si pronunciava sulla relazione e sulla replica del presidente Draghi, una parte della politica italiana decideva comodamente seduta in una villa di lusso il suo secondo Papeete.
E meno male che il presidente Mattarella, dopo il primo strappo sul “decreto aiuti”, ha voluto parlamentarizzare la crisi, respingendo le dimissioni di Draghi.
Il Pd, a partire dal grande impegno del suo Segretario, ha lavorato in ogni modo per salvare il Governo, anche interpretando la mole enorme di messaggi arrivati dal Paese (tra cui gli appelli di duemila sindaci, il terzo settore, le associazioni economiche, i sindacati, il personale della sanità, della ricerca). Sì, ce l’abbiamo messa tutta, anche dimostrando che il Parlamento non è tutto uguale e che, tra noi e questi signori che hanno innescato la crisi, c’è una grande differenza. Sì, siamo dalla parte e con la parte giusta del Paese.
La cesura avvenuta porta, dunque, non solo allo scioglimento delle Camere e alla decadenza di tanti provvedimenti, ma anche alla definitiva rottura con le forze politiche responsabili di questo disastro ai danni del Paese. Ma attenzione, l’arroganza e le furbizie, la troppa pomposa sicurezza di avere già la lista dei ministri del futuro Governo di destra non sempre portano bene. L’elettorato è mobile e sceglie. E non sarebbe la prima volta che gli elettori fanno scelte che sconvolgono le previsioni dei sondaggisti. Starà a noi, allora, rimboccarci le maniche e avviare da subito una immersione vera nell’Italia impaurita e impoverita, arrabbiata, con sincerità, con trasparenza e con coraggio, il coraggio di chi giocherà questa partita per vincerla. Porteremo con noi certo alcuni importanti punti dell’agenda Draghi, ma prima di tutto l’Agenda sociale per i Paese e l’agenda del Pd, quella che ha al suo centro i salari da far crescere, la spinta sui contratti, la parità salariale, il sostegno alle imprese nella transizione ecologica, l’accelerazione sulle rinnovabili, la gestione dell’emergenza siccità con caparbietà, capacità progettuale e uso della ricerca. Dando forza ad una visione del Paese che, riducendo i divari, vuole rendere i giovani e le donne, le comunità locali, l’innovazione, protagonisti della ripresa.
Una visione che per noi rappresenta il lato illuminato della luna, quello abitato dalle persone serie, trasparenti, affidabili, quelle che hanno a cuore la democrazia.
Ci rimettiamo a lavoro.