“Italia Bene Comune”

Il bisogno di democrazia, di partecipazione e di scegliere sta invadendo finalmente tutto il nostro Paese. La notizia della settimana è, infatti, il passo indietro di Berlusconi che, almeno per adesso, ha annunciato le elezioni primarie anche nel campo del centrodestra per la scelta del leader. È una buona notizia che anche chi per due decenni ha vissuto nell’ombra, nell’alone di un solo uomo al comando, si cimenti adesso con la partecipazione. Il Paese ne ha un bisogno straordinario.Il nostro appuntamento più importante è il 25 novembre, quando saremo chiamati a votare per scegliere la persona che si candiderà a premier per il centrosinistra per le elezioni politiche della prossima primavera. Da settimane i candidati e i rispettivi comitati si stanno mobilitando in tutto il Paese e, al di là di qualche tono fuori luogo, che ogni tanto scappa, stiamo dimostrando di essere l’unica vera forza politica che si confronta con l’Italia, con i problemi veri, con le rabbie e la delusione di tanti cittadini.

Il terreno è impervio e un po’ ovunque si trovano le macerie lasciate da un periodo di scandali, corruzione, e di degenerazione di un sistema che ha un profondo bisogno di rigenerarsi, ma è un percorso da intraprendere con coraggio e verità. Stiamo andando nei teatri, nelle fabbriche e nei mercati, stiamo ascoltando e raccontando, stiamo scommettendo su un Paese che ha tante energie per ripartire e che deve tornare a credere in se stesso per aprire una pagina nuova. Per questo si voterà il 25 novembre, dimostrando di essere un paese che reagisce, che rispetterà il rigore, ma con equità, giustizia e, soprattutto, con scelte forti per investire su uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale.

Un percorso necessario per ritrovare lo spirito vero della politica, quella meticolosa, trasparente e seria che ci hanno insegnato molte figure politiche, alcune delle quali oggi non ci sono più. Uno tra tutti, che abbiamo ricordato qualche giorno fa alla Camera, era Massimo Vannucci, scomparso a soli 55 anni. È stato Bersani a parlare per il nostro gruppo ma si sono susseguiti molti altri interventi. Massimo era una splendida persona, attiva, generosa, seria, attenta, allegra. Il suo ricordo è stato per me non solo un momento di grande emozione e commozione, ma anche di riflessione seria sulla distanza tra la sua esperienza e la ricorrente semplificazione dilagante con cui si ricorre ai termine “casta”, “nuovo”, “rottamazione”. Massimo viene dalla storia del Pci, nelle sue Marche ha fatto il sindaco, il segretario di partito e poi il parlamentare. Alla Camera si  occupava di bilancio, ma seguiva anche costantemente le attività produttive del suo territorio. Io ho avuto modo di lavorare assieme a lui sulle terme. Durante la fase conclusiva della sua grave malattia mi hanno raccontato della meticolosità con la quale ha lasciato le consegne sulle questioni piccole o grandi che stava seguendo per cittadini, imprese e amministratori. Ha poi lasciato una lettera, rivolta a tutti noi. Massimo Vannucci è sicuramente un uomo che ha dato e ricevuto tanto dalla politica, la sua vita è lontana mille miglia dalle storie dei Fiorito o dei compratori di preferenze, dai Lusi o dai Belsito che si sono arricchiti con il denaro pubblico. Un uomo che prima di giungere in Parlamento si è misurato con l’amministrazione locale, con la sua gente, con una comunità politica, la sua, quella della sinistra e dell’approdo al Pd.

La riflessione su Massimo, sulla sua attività e sulla sua visione della politica rende ancora più consistente la mia scelta di appoggiare Pierluigi Bersani in queste primarie, perché credo che la politica sia questo: darsi e dare; studiare e cercare soluzioni ai problemi; non dimenticare mai da dove si viene e chi è la tua gente; non dimenticare mai che si svolge un incarico e lo si fa per una fase della vita, che si siede in un’istituzione perché c’è una comunità sociale o politica che ci ha eletto o delegato. È quindi importante non interrompere mai quella relazione con le persone, impegnandosi piuttosto a costruirne altre e a mettersi sempre a disposizione. Relazioni sane, trasparenti, ma non sempre facili. È questo fondamentalmente il contesto, l’humus in cui si sono formati buona parte di quegli amministratori locali e quei parlamentari che provengono dalla storia dei partiti popolari: la comunità locale, il lavoro, i valori, il governo della cosa pubblica, un patrimonio che si porta nei contesti più importanti e che si cerca di far valere.

C’è un’altra sfida importante che ci attende a livello internazionale: le prossime elezioni per la presidenza degli Stati Uniti. L’ultimo confronto televisivo tra Obama e Romney sembra essere andato bene, e tutti noi speriamo con tutto il cuore che Obama venga nuovamente eletto Presidente degli Usa. Lo speriamo perché con un presidente democratico alla guida della massima potenza mondiale potrebbero essere portati avanti alcuni importanti percorsi per uscire da un periodo difficilissimo che stiamo vivendo ormai da diversi mesi. La crisi, infatti, è ancora tra noi, morde giovani, donne, imprese. La crisi spaventa, alimenta incertezze, ansia e sfiducia nei soggetti pubblici e politici. Gli incoraggiamenti rappresentati dal Premier, che parla di luce oltre il tunnel,  l’Istat che parla di primi segnali di ripresa, vanno certo presi sul serio, ma adesso la fase continua ad essere dura e lo sarà ancora per alcuni mesi. Non voglio riportare qui i dati sulla perduta produzione industriale, disoccupazione, casa integrazione. Non credo sia necessario, li conosciamo.

Indubbiamente Monti ha salvato il Paese dal baratro, ha avviato dure riforme che erano necessarie ma che avrebbero potuto essere migliori, ha fatto recuperare la credibilità, la faccia e l’autorevolezza al nostro Paese nello scenario europeo e mondiale.

Il cambiamento è iniziato, ma adesso va governato, e occorre dargli una direzione, perché non è affatto indifferente. Io credo che la persona giusta per gestire questa importante fase di rinnovamento debba essere in grado di costruire un asse ampio con le altre forze progressiste europee, cambiando quel contesto che oggi vede il rigore troppo distante dai diritti sociali e dall’equità. Una persona che sappia allinearsi con il contesto europeo per lanciare nuovi paradigmi di sviluppo che ci consentano di superare il fallimento di quei modelli che ci hanno portato quasi alla deriva. Un leader che parta dai più deboli per far crescere una società complessivamente. Io credo che quella persona sia Pierluigi Bersani.

Lascia un commento