“Lo ammetto non mi appassiona straordinariamente lo scontro tra “commissari tecnici” sulla legge elettorale. Mi pare che improvvisamente tutti si sentano costituzionalisti e forse una partita così complessa e delicata meriterebbe meno voci alte, e più ascolto reciproco. Anche dentro al Pd.
E’ certo che questi saranno giorni decisivi per trovare una condivisione ampia su un testo sul quale far iniziare a lavorare la commissione competente.
Quello che ricordo dei miei esami di Scienza della Politica, e delle mie cognizioni di diritto è che un sistema elettorale è sempre legato a una idea di funzionamento della democrazia, a una idea di partiti, e di sistema politico. I vari sistemi elettorali di cui si è parlato, anche al bar, in questi giorni non sono quindi la stessa cosa. Qualche dirigente nazionale si è lasciato sfuggire un “potremmo estrarre a sorte, tanto è la stessa cosa”, ma è chiaro che non possono essere equivalenti.
La legge elettorale imposta da Berlusconi nel 2006 questo faceva: il riferimento era un partito del leader, con liste scelte dal leader, che garantiva numeri indiscutibili a chi vinceva e che consegnava, di fatto, al risultato nelle regioni più popolose l’esito nazionale. Su quella legge ho già detto, in più occasioni, cosa penso avendo anche sottoscritto il quesito referendario e sottoponendomi alle primarie per sentire un minimo di legittimazione.
Oggi la Consulta ha di fatto non solo consegnato alla storia il Porcellum, ma sostanzialmente scritto una nuova legge indicando la strada: proporzionalità, preferenze e collegi piccoli.
E’ evidente che il Parlamento è pienamente legittimato a fare la sua legge, ma le indicazioni andranno in qualche modo raccolte dal legislatore. Altrettanto evidente è che occorrerà misurare le condizioni di un’ampia condivisione. Era doveroso cercare e sentire Forza Italia. Non mi è piaciuta molto la centralità che abbiamo riconsegnato alla persona Berlusconi , dopo la sua chiara condanna e la sua decadenza, ma non ritengo che dobbiamo aprire una discussione su questo.
Oggi la direzione nazionale se ne occuperà. Io continuo a preferire un’ ipotesi di piccoli collegi, uninominali, con doppio turno, perché lo considero il miglior modo per costruire una rinnovata e forte relazione tra eletto e territorio. Non mi pare da sottovalutare nemmeno l’ipotesi di un proporzionale adeguatamente corretto con il ritorno delle preferenze. La cosa che invece non mi convince è la sostituzione di piccole liste bloccate alle grandi liste bloccate. Ma vedremo l’evoluzione di queste ore. Il tema da svolgere sarà come tenere insieme la rappresentanza e la governabilità in un Paese così diviso e così toccato dal non voto. Ma credo anche che, pur avendo oggi un leader del Pd pienamente legittimato, forte e autorevole, noi abbiamo bisogno di una legge elettorale che ci consenta di radicare la nostra presenza diffusamente nei territori, perché non basta il leader per essere una comunità forte.
Mentre il lavoro è in corso è fondamentale che il Governo acceleri il suo impegno e aggiusti bene un binario che rischia di diventare un binario morto. Le difficoltà sono innegabili, così come alcuni errori pesanti (tassazione sulla casa in mutazione perpetua, stipendi scuola), e certo vicende come quelle che stanno riguardando il Ministro De Girolamo non aiutano: ma l’agricoltura di questo Paese non pare affatto fortunata da 5 anni a questa parte.
Anche io penso che o si mette in campo in tempi velocissimi un Letta bis che cambi marcia oppure bisognerà andare al voto immediatamente.
I dati di questi giorni sulla rinuncia alla ricerca di un lavoro sono drammatici. Un Paese così sfiduciato, sfibrato, con un malessere grande e diffuso e con imprese che hanno bisogno di linfa per ripartire, può diventare una polveriera. Attorno a questa polveriera ci sono sciacalli con cerini accesi da tempo, che agitano il fuoco, come sta accadendo alle elezioni europee dove rischiano di ottenere risultati consistenti le forze xenofobe e populiste. Solo il Pd può spengere questi fuochi e può farlo facendo presto una legge elettorale e provvedimenti efficaci che guardano ai bisogni del Paese reale più che ai sondaggi del momento.
Ricostruire un canale di fiducia e di relazione con il Paese è la grande sfida che abbiamo davanti. E lo si fa solo con i fatti. Compete al Governo, al segretario, ma spetta in quota parte ad ognuno di noi. Di questo vi propongo di parlare anche nell’Agorà del 25 gennaio a Siena.
Voglio cogliere anche questa occasione per condividere con voi un augurio e un abbraccio affettuoso a Pierluigi Bersani, un uomo caratterizzato da una grande umanità, una gran brava persona. Da qualche giorno le notizie sulla sua salute sono più tranquillizzanti, ma lo spavento e la commozione sono stati enormi per tanti di noi. Auguri Pierluigi e a presto”.
Susanna