Facciamo sentire una voce diversa

Raccogliamo con entusiasmo la sfida lanciata da Susanna Cenni qualche giorno fa dalle colonne de L’Unità e de Il Corriere di Siena. Proseguendo la conversazione già in atto da qualche tempo ad opera di importanti voci del giornalismo e della cultura italiana, Susanna ci esortava infatti, come donne, a “darci una mossa” per far sentire la nostra voce.

Eccoci, le rispondiamo, siamo pronte. O meglio, lo siamo da sempre, tanto che non abbiamo mai smesso di interrogarci sul mondo che ci circonda e che, purtroppo, non sempre ci piace, di avanzare proposte, di stimolare il confronto e il dibattito sui temi che ci stanno a cuore. L’ondata che ci ha travolto negli ultimi mesi è però stata talmente imponente da lasciarci, lo ammettiamo, senza fiato. I racconti sulle donne – e molto spesso delle donne, dalle veline alle escort, ma anche dalle loro mamme alle loro insegnanti – ci hanno lasciato afasiche per come hanno descritto un mondo che ci era allo stesso tempo intorno e lontano anni luce. Ci siamo quindi prima interrogate individualmente, poi in gruppi sempre più ampi: “Siamo noi quelle “strane”? Staremo mica diventando moraliste, o peggio “bacchettone”?”.

No, noi non siamo più strane delle ragazze che vogliono fare le veline, che fanno scelte personali che possiamo non condividere, ma non ci permettiamo di criticare. Come loro vogliamo la libertà: la libertà di scegliere di non essere soggette ad un unico modello culturale di riuscita o di comportamento, di essere riconosciute al di là di un corpo del quale non disconosciamo l’importanza ma che non sarà mai l’unico oggetto del nostro interesse, di essere valorizzate per i talenti molteplici e diversi che cerchiamo di esprimere ogni giorno. Vogliamo che tutti i racconti su di noi, quelli dei media in primis, ci rappresentino nella nostra complessità  – e perché no, talvolta anche con le nostre contraddizioni-  ma rispettando la ricchezza che portiamo in tutti i contesti nei quali siamo attive, dalla famiglia al lavoro, all’impegno sociale e politico.

Vogliamo inoltre che la politica che facciamo quotidianamente dentro e fuori dai partiti e dal nostro, il Partito democratico, sia sempre di più una politica in grado di rispettare la dignità delle donne, di valorizzarne le potenzialità e di esprimersi in modo chiaro e deciso rispetto al tema della responsabilità collettiva – delle donne e degli uomini tutti, quindi – di costruire uno spazio pubblico in grado di rappresentare adeguatamente l’enorme ricchezza di tutte le differenze che abbiamo intorno a noi. Vogliamo far sentire forte la nostra voce ora, senza aspettare tempi migliori, ma contribuendo attivamente a costruirli.

Raccogliamo quindi con grande entusiasmo la proposta di incontrarci tutte il 7 settembre prossimo a Siena, al Santa Maria della Scala. Sarà un importante momento di confronto e di scambio, di dialogo e, speriamo, di costruzione di percorsi nuovi per il futuro. Siamo infatti convinte di quello che ha scritto Nadia Urbinati in un suo recente articolo, ovvero che “le donne sono sempre lo specchio della società, il segno più eloquente della condizione nella quale versa il loro paese […] nelle loro storie è riflessa la storia tragica o patetica delle loro case e delle loro città”, ma anche che dobbiamo continuare ad agire per scardinare “l’abitudine inveterata a leggere come naturalità ciò che invece era ed è sempre stato frutto di cultura e società”.

E poiché della società facciamo parte tutti, vogliamo allargare l’invito a questo nostro appuntamento anche agli uomini, a tutti coloro che insieme a noi costruiscono il mondo nel quale viviamo e la sua cultura. Pensiamo infatti che una riflessione matura su temi così importanti non possa prescindere da un confronto creativo con l’identità dell’altro, con ciò che è “diverso da noi”. Speriamo che vogliano accettarlo.

Fiorenza Anatrini, Loriana Bettini, Elena Elia, Claudia Foti, Simonetta Pellegrini, Marisa Perugini, Barbara Riccarelli, Annalisa Tedeschi

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