Il decreto legge sul femminicidio è stato approvato alla Camera. Ora è una corsa contro il tempo in Senato per l’approvazione perché restano solo pochi giorni per convertirlo. Il decreto che, pur non contenendo pienamente tutte le richieste del mondo della associazioni, rappresenta un punto di partenza, molto importante, per un pieno recepimento della Convenzione di Istanbul nel nostro ordinamento. L’impianto del decreto è basato su tre pilastri: prevenire la violenza di genere, punirla in modo certo e proteggere le vittime.
Sicuramente resta ancora tanto da fare. Da anni in tante siamo impegnate su questo versante: associazioni, donne delle istituzioni, dei sindacati e delle forze politiche. Il femminicidio è un fenomeno reale, grave e non può essere affrontato come un evento straordinario, ma con un approccio a 360 gradi, a partire da un mutamento culturale profondo. Occorre supportare e riconoscere la rete dei centri antiviolenza, introdurre strumenti ordinari di intervento e sostegno, intervenire su un coordinamento di tutti i soggetti istituzionali e sociosanitari, e poi ancora, oltre alla certezza della pena e la protezione delle vittime, è necessaria la promozione di percorsi educativi e iniziative formative nelle scuole e tra i ragazzi, per la costruzione e la difesa dei valori di parità tra uomo e donna e contro ogni forma di discriminazione.