#finevita: ascoltiamo l’appello di Michele Gesualdi approviamo la legge

 

Ho letto con molta attenzione la lettera-appello con cui Michele Gesualdi, rivolgendosi al Presidente della Camera e al Presidente del Senato, chiede di accelerare l’approvazione della legge sul testamento biologico, con la dichiarazione anticipata di volontà del malato. Ho conosciuto Michele anni fa, quando era presidente della Provincia di Firenze. Come tanti ne conosco e apprezzo la vivacità, la generosità politica e sociale che ne hanno caratterizzato la sua vita, ma anche l’impegno e le sue convinzioni. La sua lettera ha il peso di un macigno e ha un significato enorme anche perché scritta da un uomo credente, un allievo di Don Milani. Io ricordo i giorni in cui abbiamo approvato alla Camera le norme sul fine vita, ricordo il gran lavoro che i colleghi hanno fatto per giungere a un testo che tenesse conto innanzitutto delle volontà del malato, della sua scelta e del suo dolore, così come lo sforzo nel riconoscere un ruolo alla cornice affettiva, familiare e poi ai medici, alla loro competenza, al rapporto di fiducia tra paziente e medico. Si tratta di una legge in cui le relazioni del e attorno al malato contano molto. Oggi quel testo, arrivato al Senato, rischia di morire se non ci sarà un salto di qualità e di volontà per approvarlo entro la legislatura. L’approvazione è l’unica risposta civile che possiamo e dobbiamo dare a Michele e ai tanti malati che come lui, consapevoli e lucidi, ci chiedono di fare tutto il possibile per evitare l’accanimento terapeutico. Intanto Laura Boldrini e Pietro Grasso sono intervenuti auspicando un rapido intervento da parte del Parlamento, in modo da dare un segnale atteso e colmare il ritardo di anni sul testamento biologico, scrive Laura Boldrini. Auspicio fatto suo anche da Pietro Grasso che ha scritto su twitter: “Commovente lettera di #Gesualdi. Spero prossima capigruppo calendarizzi #testamentobiologico e che l’Aula possa esprimersi presto sul tema”. Per Molti e per Michele anche io faccio mio il suo appello con la speranza che il Senato approvi celermente il testo già licenziato dalla Camera.

 

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