Nei giorni scorsi la Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito referendario sull’eutanasia che chiedeva di depenalizzare l’omicidio del consenziente e che, presentato dall’Associazione Luca Coscioni, era sostenuto da oltre un milione di cittadini. È ovviamente una decisione insindacabile, ma le firme raccolte su quel quesito dimostrano ancora una volta come il tema sia assai caro a gran parte del Paese. Come ha dichiarato il nostro segretario Enrico Letta, dunque, adesso «i partiti hanno la responsabilità di agire al più presto: c’è una pressione dall’alto, cioè la sentenza della Corte costituzionale del 2019, ma c’è una spinta dal basso, specie dopo la bocciatura, da parte di quella stessa Corte, del quesito sull’eutanasia sostenuto da oltre un milione di cittadini».
Due giorni dopo la bocciatura, è ricominciata alla Camera la votazione del disegno di legge sul fine vita, un testo che ha cercato di raccogliere le sollecitazioni della sentenza del 2019 e cercato una mediazione tra le varie sensibilità. Nonostante questo, il centrodestra ha presentato un pacchetto di emendamenti soppressivi volto a fermare il percorso. Per adesso anche i blitz con voto segreto sono stati respinti: la legge per ora è salva e l’iter continuerà già nei prossimi giorni. Abbiamo il dovere di legiferare su questo tema, poiché troppe sono state e sono le situazioni drammatiche generate dalla mancanza di un quadro normativo cui dobbiamo risposta.