#FotogrammieScommesse

Sono tante le immagini che chiedono priorità in questi giorni: l’aula della Camera per l’elezione del Capo dello Stato con la lenta ed elegante lettura della Presidente Boldrini, il giuramento e il discorso gentile e fermo di Sergio Mattarella, l’arrivo in Italia di Alexis Tsipras, le terribili immagini di un giovane uomo che sfila davanti a soldati incappucciati e irriconoscibili, e poi viene arso vivo dentro una gabbia.

Il riscatto di un Parlamento, l’orrore di uno scontro tra fondamentalismo fanatico e civiltà umana, il tentativo di non far naufragare il sogno europeo e di rendere vero e coerente quel termine “flessibilità”.

Sono tutti fotogrammi del tempo che stiamo vivendo. Di questo tempo.

Parto dalla vicenda Capo dello Stato. Matteo Renzi è stato abile e molto bravo. E con lui un Pd compatto e consapevole che la sfida dei giorni scorsi significava lavorare per una  figura di alto livello, sicuro garante dello Stato e della Costituzione, autorevole, capace di totale autonomia dagli altri poteri dello Stato, anche da chi lo ha scelto e votato. E cosi è stato.

Quarto scrutinio. Un consenso molto più alto di quello che serviva (così abbiamo anche imparato il termine “franchi sostenitori”), andato ben oltre le forze politiche che si erano dichiarate favorevoli, numeri che hanno sfiorato i due terzi. Un consenso frutto di alcuni giorni di lavoro intenso del segretario Pd, di consultazioni ufficiali e informali, dentro al Pd e con le forze politiche. Un bel metodo, un bel risultato.

Distrutto da questo passaggio esce il centrodestra, con una nuova spaccatura in Forza Italia, una immagine non esattamente lineare e un po’ balzellante è quella del nuovo centrodestra che prima si dimostra ostile e poi rientra.  Non pervenuto un M5S sempre più dissanguato dalle fuoriuscite.

In queste ore sono in molti a chiedersi: “E adesso? Quel metodo, la costruzione di un consenso dentro al Pd per poi cercarlo con gli altri, diventerà  “Il Metodo?”. La domanda ovviamente è lecita, dopo settimane nelle quali la dialettica nel Pd è approdata in Aula anche con passaggi molto duri, come il voto sulla Legge elettorale al Senato e la scelta di ricorrere a voti di Forza Italia per non toccare i capolista bloccati. Molto sinceramente non so cosa avrei fatto al posto dei colleghi senatori, pur riconoscendo il merito della battaglia, e colpita da  uno sfregio come la scelta li compiuta dell’emendamento che portava la firma del sen Esposito. Ascoltarsi, ragionare, trovare punti di mediazione avanzati è sempre cosa molto utile, e non sempre allunga necessariamente i tempi, soprattutto se aiuta ad andare in direzione di orizzonti più avanzati.

Adesso alla Camera riprenderemo l’esame della riforma costituzionale. Un passaggio importante. Superamento del bicameralismo perfetto, incrocio con la nuova Legge elettorale. Poteri. Prima della pausa per l’elezione del Capo dello Stato abbiamo approvato alcuni articoli, tra i quali l’art 2 sulla composizione del nuovo Senato. Ho letto molti commenti sui social e sui giornali sulla discussione interna al Pd. Ma è la Costituzione la materia oggetto di modifica, non una legge qualsiasi. Ragionare seriamente sulle modifiche mi pare cosa saggia e utile.  Vi faccio un solo esempio: la rappresentanza delle Regioni nel nuovo Senato avverrà tramite i consigli regionali. C’erano alcuni emendamenti che prevedevano che comunque i 20 presidenti delle regioni dovessero farne parte, così come i sindaci delle citta metropolitane, dando a questa Camera un ruolo chiaro di Senato delle autonomie e giungendo quindi al superamento della conferenza Stato Regioni. A me è sembrato un tema di buon senso, teso a innovare ed evitare duplicazioni e conflitti futuri.  Perché lo si racconta come una “bizza”?

Ci saranno altri temi nei prossimi giorni, penso al quorum necessario per la dichiarazione di guerra. Sono stati presentati emendamenti per innalzare quel quorum. Visto che ci sarà una sola Camera a legiferare e deliberare in materia occorre che quel quorum non consenta a una sola forza politica che magari in virtù del premio previsto dalla legge elettorale avrà la maggioranza da sola, di poter decidere una cosa così enorme. Insomma, questi sono alcuni dei punti in discussione, non altro.

So benissimo che le riforme vanno condivise, e bene ha fatto il segretario a costruire un ponte con gli avversari politici sulle riforme. Ma non puo avvenire sacrificando la discussione del piu grande partito del Paese quando il confronto è sulla direzione del cambiamento e non sul freno. Oggi è possibile ricominciare da una grande forza compatta del Pd, che non può essere vissuta come mero “ostacolo” a un patto con gli altri.

Abbiamo visto che il Pd quando è compatto è una potenza, lavoriamo per questo.

Sergio Mattarella è il nostro nuovo Presidente della Repubblica. Il suo discorso di insediamento ci ha confermato che abbiamo scelto una persona di livello, e che sarà un vero garante per la Costituzione.  Un voce lieve, gentile, quasi timida, ma ferma, chiara, netta nei suoi messaggi. Il ringraziamento ai suoi predecessori e al Parlamento. L’autonomia degli altri Poteri dello Stato.

La crisi, le persone, le loro difficoltà e il loro futuro. La crisi come possibile detonatore del patto sociale. L’equità, l’uguaglianza, i diritti per il cui raggiungimento occorre rimuovere gli ostacoli. L’integrazione con altre culture e comunità. La crisi della rappresentanza e della partecipazione. Il senso vero del Parlamento, il più giovane e il più femminile. La Costituzione che va fatta vivere ogni giorno, declinando e sviscerando i valori di cui è portatrice. La Resistenza e la Liberazione. I diritti civili, che debbono vivere ovunque.

Le parole contro i corrotti, la mafia, gli evasori. La fermezza davanti a fondamentalismi che non si sconfiggono rifugiandoci dentro ai “fortini nazionali”. La cooperazione internazionale.. Il suo essere arbitro della Costituzione, che chiede ai giocatori di aiutarlo. Tanti i messaggi importanti in poco più di 20 minuti di discorso.

Un messaggio interrotto forse da  troppi applausi qualche volta poco azzeccati.

Un discorso breve e certamente vero. A me ha comunicato innanzitutto una grande umanità, una sobrietà mai timidezza, un garbo mai traducibile in insicurezza, un tono sussurrato ma chiarissimo.

E mi è piaciuto anche quell’attimo in cui il Presidente, nel suo discorso alle Camere, si è fermato un secondo perché ..aveva smarrito una pagina…”scusatemi, ma è una cosa importante”….era il passaggio sulla presenza di giovani e di donne. C’è tanto da fare ma sappiamo di poter contare su un buon arbitro.

In questi giorni, infatti,  oltre alla conferma delle sfide enormi che ci attendono a livello globale ed europeo, abbiamo qualche timido segnale sul fronte export, e su alcuni comparti economici. Non mi azzardo a riferire numeri e percentuali.  Dico solo che dobbiamo mettercela tutta per far ripartire il Paese e che possiamo farlo.

E intanto #BuonlavoroPresidente

Susanna

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