Gestire l’emergenza ungulati

Tutelare gli agricoltori dai danni causati dai cinghiali; realizzare piani di prelievo a scopo contenitivo per difendere gli equilibri naturali e la biodiversità; fornire strumenti specifici sul piano della prevenzione, per ripristinare un equilibrio sostenibile della presenza numerica dei cinghiali, sempre nell’ottica complessiva di tutela e salvaguardia del patrimonio faunistico ed ambientale nazionale. Sono questi, in estrema sintesi i contenuti della proposta di legge dal titolo “Misure urgenti a favore dell’impresa agricola per i danni causati dal cinghiale”, che ho presentato nei giorni scorsi.

La proposta di legge prevede, integrando la normativa nazionale in vigore, di contrastare l’emergenza causata dal numero di ungulati presenti sul territorio nazionale, sanzionando comportamenti che violano le norme e promuovendo il ruolo attivo delle Regioni, che hanno competenza legislativa in materia. I numeri sull’allarme ungulati, parlano chiaro: il cinghiale rappresenta oggi l’unica specie “critica” per l’impatto negativo sugli ecosistemi agrari. A questo, su scala nazionale, vanno attribuiti circa il 90 per cento dei danni verso gli ecosistemi agrari, soprattutto in determinate realtà locali.

Le perdite economiche causate dalla fauna selvatica alle colture sono indicate, da alcune associazioni di categoria, in oltre 70 miliardi di euro annui, la maggior parte delle quali ad opera dei cinghiali, in molti casi non rimborsati o rimborsati parzialmente. Altri dati dimostrano la gravità della situazione: in alcune zone d’Italia più dell’80 per cento dei fondi previsti per il risarcimento di danni causati da fauna selvatica, viene destinato ai cinghiali. Ad esempio nel 2007 in Toscana, uno dei territori maggiormente colpiti da tale problematica, i risarcimenti pagati dagli Ambiti territoriali di caccia, che rappresentano comunque soltanto una parte dei danni reali all’agricoltura, sono stati circa 2 milioni e mezzo di euro (nel 63 per cento dei casi il responsabile è stato il cinghiale).

La proposta di legge che ho presentato si compone di sette articoli. Il primo articolo indica le finalità del provvedimento promuovendo e sostenendo l’azione normativa delle Regioni, attraverso la dotazione di un sistema efficace e attendibile di monitoraggio del fenomeno nonché di valutazione quantitativa e qualitativa dei danni arrecati dal cinghiale alle colture e alle produzioni agricole. Nell’articolo due si stabilisce che le Regioni debbano individuare e certificare le zone dove è stata superata la soglia di compatibilità fra presenza di cinghiale ed attività dell’impresa agricola, evidenziando i relativi danni e le misure atte per contrastare il fenomeno.

Il terzo articolo prevede ulteriori misure specifiche, da parte delle Regioni, per mitigare i danni prodotti dai cinghiali e per emanare un regolamento atto ad assicurare agli agricoltori interessati dai danni subiti, un congruo e rapido risarcimento. Il quarto articolo promuove la partecipazione diretta delle associazioni dei cacciatori riconosciute per l’assunzione di compiti atti al mantenimento di livelli di densità del cinghiale compatibili con la sostenibilità territoriale. Nel sesto articolo si introduce il controllo della “filiera del contenimento del danno”, attraverso la catalogazione dei capi abbattuti durante l’attività venatoria o nell’ambito di programmi finalizzati al loro controllo numerico e si vieta categoricamente l’immissione di cinghiali in natura su tutto il territorio nazionale. Il settimo articolo dispone la copertura finanziaria mentre l’ottavo articolo determina le disposizioni finali.

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One thought on “Gestire l’emergenza ungulati

  1. a proposito dei cinghiali, certo bisogna riflettere sul fatto che gli “umani ” hanno occupato molto territorio che apparteneva a loro, però bisogna anche dire che è stato ” vitale ” per poter migljorare il tenore di vita e la vivibilità delle aree agricole. certo a questo punto le cose si conciliano male. Occorrerebbe una sana e giusta valutazione dei doveri e dei diritti. Monitorare sreriamente la situazione e stabilire la massima concentrazione sopportabile, iniziare una soluzione che possa far convivere le due realtà, tenendo conto che purtroppo deve prevalere la tutela delle persone, dei lavoratori e delle famiglie che magari campano su quello che producono.Certo se non si mette in freno, le cose degenerano.
    Mi fa piacece ricevere le tue news.

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