La Casa di reclusione di Ranza non può più aspettare: è necessario sottoscrivere quanto prima le convenzioni che possano risolvere gli annosi problemi di approvvigionamento idrico ed energetico e rendere finalmente quella struttura adeguata alle esigenze della sua comunità. Con questo obiettivo ho presentato in Commissione un’interrogazione a risposta scritta alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia.
Attivo dal 1991, infatti, il carcere di Ranza da sempre sconta non solo il perenne sovraffollamento e la cronica carenza di personale penitenziario, ma anche gravi ed evidenti criticità strutturali dovute alla logistica. Pur non essendo sua competenza l’Amministrazione di San Gimignano, con la direzione del carcere, ha fatto predisporre un progetto preliminare per l’estensione della rete gas metano e dell’acquedotto a servizio della struttura carceraria, per risolvere definitivamente queste due croniche carenze. l progetto, redatto dalla società Centria Srl e con il contributo di Acque SpA e il supporto dell’Autorità Idrica Toscana, comprende lo studio di fattibilità tecnico-economica e un accordo tra tutte le parti coinvolte, pubbliche e private, in cui si specifica che il 10% delle spese per realizzare l’opera saranno a carico di Acque SpA e Centria Srl, mentre il rimanente 90% sarà a carico del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
Da oltre quattro mesi, però, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non risponde e non stipula la convenzione. Tali ingiustificati ritardi rischiano di rallentare la realizzazione di un’infrastruttura necessaria per assicurare acqua e riscaldamento adeguati al carcere di San Gimignano e mettono in dubbio la reale volontà del Dipartimento risolvere queste gravi criticità.
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