Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto-legge “aiuti bis”, un provvedimento da 17 miliardi che si aggiungono ai circa 35 miliardi compresi nelle norme già approvate nel corso dell’anno. Come ha sottolineato in conferenza stampa il premier, Mario Draghi, si tratta di «una grossa percentuale di Pil, più di 2 punti percentuali», ottenuta per altro senza ricorrere allo scostamento di bilancio.
Il decreto – condiviso con le parti sociali e i partiti di maggioranza e opposizione – prevede interventi di contrasto all’emergenza energetica, come la proroga degli sconti sulle bollette di luce a gas nel quarto trimestre e del taglio delle accise sui carburanti fino al 20 settembre, la rivalutazione delle pensioni e un ulteriore taglio del cuneo fiscale per restituire a lavoratori e pensionati parte del potere di acquisto eroso dall’inflazione, oltre a misure a sostegno delle aziende agricole contro la siccità con un fondo ad hoc da 200 milioni e misure per gli enti territoriali.
Si tratta, come ha ribadito Draghi, di «un altro provvedimento di sostegno per le famiglie, di protezione per quelle più vulnerabili, di aiuti alle imprese, di proporzioni straordinarie» che tuttavia non può essere risolutivo. Purtroppo, a causa della scellerata scelta di far cadere il Governo, non sarà possibile assumere altre decisioni che, invece, sarebbero state necessarie. Nel testo ci sono interventi importanti per le imprese agricole, tesi ad attutire le difficoltà legate ai costi dei carburanti, e sappiamo bene che le misure su salari e pensioni sono insufficienti, ma occorre ricordare che è un provvedimento adottato da un Governo caduto per responsabilità precise ed a Camere sciolte.
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